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Economia

Enrico “Nettuno” Pezzoli: “Bollette, politica, Comodepur (e le mie origini). Tutto su Como Acqua”

Una nascita travagliata, un semestre appena di vita, 12 società preesistenti fuse in una, 131 Comuni della provincia di Como interessati con circa il 50% della popolazione servito, 2.365 km di rete, 21 impianti di depurazione, 717 km di rete fognaria. Se ne parla poco, forse per ora ha meno appeal di altre aziende, ma Como Acqua, nata ufficialmente nel dicembre 2018 è davvero un colosso del settore idrico. E per la prima volta, il presidente, Enrico Pezzoli, ne parla a 360 gradi.

Presidente, a che punto è la strutturazione definitiva di Como Acqua?
Questi primi sei mesi ci hanno permesso di migliorare significativamente la struttura, accorpando le 12 società che dal primo di gennaio sono confluite in Como Acqua. E’ stato, ed è tuttora, un lungo lavoro di riforma delle strutture e delle dinamiche di lavoro, che già vede i primi risultati in termini di servizio al pubblico e migliore gestione delle risorse. Il percorso sarà completato entro il 31 dicembre 2020 con il subentro nelle cosiddette gestioni in economia e delle Società operative territoriali (Sot) private. A regime, serviremo l’intero Ambito provinciale, con oltre 260mila utenze, tra domestiche, terziarie, pubbliche e industriali.

In termini di occupazione, quanti posti di lavoro ha creato o conservato Como Acqua?
Sono rimaste invariate le 165 posizioni presenti prima della fusione ed entro fine anno abbiamo in previsione un incremento di 47 unità che si affiancheranno alle attuali presenti, per un totale di 212 lavoratori. Il piano di sviluppo prevede inoltre un ulteriore programma di assunzioni che si svilupperà entro il 2020, entro cui raggiungeremo i 280 lavoratori. Le risorse umane sono il vero valore aggiunto di ogni azienda, la vera sfida è riuscire ad integrare modalità operative e organizzative diverse tra loro in un nuovo modello condiviso e basato su un assetto industriale e non più locale.

Quali sono i traguardi che vi siete posti termini di consolidamento, crescita e servizi alla popolazione?
Le fasi che ci aspettano per il prossimo futuro sono essenzialmente di due tipi. La prima fase ci vedrà impegnati sul consolidamento economico e finanziario della società, nonché sul subentro completo nelle cosiddette gestioni in economia e delle SOT private, entro il 31 dicembre 2020. La fusione permetterà una nuova razionalizzazione degli investimenti sul territorio in chiave strategica, per cui abbiamo in programma oltre 80 milioni di euro di investimenti sulle reti, dal 2019 al 2022, per far fronte ad interventi complessi ed onerosi che non possono essere affrontati dai singoli Comuni.

E rispetto ai cittadini-clienti?
Stiamo predisponendo gli strumenti idonei alla comunicazione e assistenza ai cittadini. Stiamo attivando una serie di servizi di informazione multicanale (web, call center e sportelli) per migliorare l’accessibilità al servizio, le informazioni all’utenza e i rapporti contrattuali. Inoltre, il lavoro di raccordo tra le aree di intervento, ci permetterà di ottimizzare le risorse per garantire una migliore qualità dell’acqua e maggior controllo ambientale.

Sul fronte strategico, quali passi?
Tra i progetti strategici, vorrei segnalare: mappatura delle reti: esecuzione dello stato di consistenza delle reti e degli impianti e inserimento dei risultati su Cartografia informatizzata GIS (Sistema informativo territoriale); sviluppo del sistema di telecontrollo degli impianti; miglioramento energetico degli impianti; progressiva sostituzione di contatori standard con contatori con rilevamento Wi-Fi in remoto; riqualificazione degli impianti di depurazione non a norma; dotazione di sistemi di potabilizzazione sulle attuali fonti di approvvigionamento delle gestioni in economia non a norma; potenziamento dei front-office come interfaccia commerciale verso l’utenza.

Altri obiettivi primari?

Sull’acquedotto, risolvere situazioni di carenza idrica, aumentare la qualità dell’acqua, garantire la copertura del servizio in tutto il territorio, attuare politiche di efficientamento energetico e riduzione delle perdite di rete, attuare politiche relative al risparmio idrico; per fognatura e depurazione, garantire la copertura nelle aree urbane ancora sprovviste, riqualificare gli impianti per migliorare gli scarichi.

Sul fronte costi del servizio e bollette, avete dovuto gestire criticità? Peserà sulle tasche degli utenti la rivoluzione dei mesi scorsi?
Abbiamo in previsione a breve una campagna per informare adeguatamente gli utenti. Ci auguriamo che i nostri sforzi per creare un nuovo modello più razionale e semplice siano compresi dalla popolazione. Va ricordato che le tariffe non vengono definite da Como Acqua, ma dall’Ente di Governo d’Ambito. Il nostro compito è gestire al meglio le reti e gli impianti del Servizio Idrico Integrato e fare investimenti per migliorare la qualità ambientale, ridurre gli sprechi e garantire un servizio efficiente.

All’inizio qualcuno ha mugugnato sul fatto che il presidente di questo nuovo colosso industriale non fosse, per così dire, un “comasco doc” (Pezzoli è bergamasco, Ndr) Ha avuto anche lei questa sensazione?
In realtà sinora non ho percepito alcuna diffidenza, al contrario, credo di aver sempre lavorato duramente e ho la percezione di essere apprezzato dai sindaci e dai professionisti con cui collaboro quotidianamente. Nella complessità di un progetto di fusione tanto ampio e ambizioso, non credo vi sia posto per campanilismi.

La società, per sua natura, è anche espressione della politica locale e forse non soltanto. Teme che questo aspetto possa condizionare il lavoro suo o dell’azienda?
La politica locale è manifestazione del sentimento e delle esigenze del territorio, pertanto credo sia doveroso tenerne in debita considerazione. Le dinamiche politiche spesso interferiscono con il lavoro dei tecnici, ma dal momento in cui ognuno fa la sua parte, senza clientelismo e pregiudizi politici, credo che i ruoli non siano in antitesi, ma possano collaborare. Nella logica societaria di interesse collettivo, chi è alla guida di un processo così delicato non può che essere super partes, mi ritengo il Presidente di tutti, senza soci di serie A e serie B. Non credo che oggi le dinamiche della politica locale possano interferire in maniera negativa nel progetto di sviluppo.

Impossibile ignorare una vicenda spinosa: il contenzioso legale che vede coinvolti anche ComoDepur e Comune di Como rispetto al passaggio degli impianti di depurazione: secondo l’amministrazione l’incombenza e le relative spese milionarie toccherebbero a voi. Qual è la vostra posizione? Temete ripercussioni sulla vostra società?
Due sono gli aspetti da considerare: il primo, che a mio avviso è un punto fermo, riguarda il subentro nella gestione. Como Acqua è l’unica società affidataria della concessione del Servizi idrico integrato nella Provincia di Como (oltre ad ACSM-AGAM in regime di salvaguardia fino al 2024). In qualità di concessionaria è quindi l’unico soggetto titolato alla gestione del SII nell’Ambito territoriale e pertanto, la gestione del servizio da parte di Comodepur non può che cessare e passare in capo al nuovo gestore, secondo le modalità previste dall’ARERA (Autorità di regolazione dell’energia reti e ambiente). In sintesi, il contenzioso di oggi, non può in alcun modo giustificare il ritardo nella consegna delle reti e dei beni strumentali in capo al nuovo gestore e ne deriva che il subentro non può essere in alcun modo condizionato alla definizione di eventuali rapporti economici fra le parti (Comodepur e il Comune di Como).

C’è anche il secondo aspetto: il rapporto instaurato tramite convenzione negli anni 70 tra Comodepur e il Comune di Como.
Non entro in merito ora, sui dettagli di tale rapporto visto che la vicenda legale è tuttora aperta ma, quello che è certo, è che Como Acqua, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 152/2006 ha titolo ad ottenere dal Comune di Como la concessione in uso gratuito della rete e delle infrastrutture idriche per la gestione del servizio; in concreto, quindi nessun canone o corrispettivo di alcun genere è dovuto dalla concessionaria per l’utilizzo dei beni stessi. Non temo ripercussioni sulla società in termini economici ma bensì, temo un ritardo sull’attuazione del Piano d’Ambito.

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