Sono stati presentati i risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica e Meccatronica, giunta alla sua 168ª edizione. Una presentazione che, ogni tre mesi, vede protagonisti anche i territori in un evento “corale” per far conoscere il peso, l’andamento del settore e le iniziative delle sezioni metalmeccaniche – meccatroniche, consolidando così la consapevolezza del valore prodotto dalla nostra Industria e dei valori diffusi dalle Imprese.
Il commento di Serena Costantini , Presidente del Gruppo Metalmeccanici di Confindustria Como
“L’indagine congiunturale elaborata dal nostro ufficio studi rileva luci e ombre per le nostre imprese metalmeccaniche anche, se in considerazione delle tensioni internazionali, la stabilità o il miglioramento di quasi il 50% del campione vanno considerati positivamente, così come l’andamento occupazionale. Anzi, continuano a mancare numerosi profili alle nostre imprese, un campanello di allarme sempre più forte. In questo senso vediamo con grande favore la forte spinta all’ITS che il Governo, nella persona del Ministro Valditara, ha dato, riconoscendo l’importanza della formazione tecnica post diploma che offre percorsi interessanti e carriera assicurata a tanti giovani che siano appassionati alla tecnologia. I feedback che abbiamo dall’ITS Meccatronica che abbiamo lanciato a Como sono, infatti, molto positivi e siamo convinti che sia fondamentale proseguire su questa strada. Un altro aspetto che mi piace sottolineare – conclude Serena Costantini – è la forte propensione delle nostre imprese al tema della sostenibilità, merito anche di un forte impegno da parte di Confindustria Como che, oltre a fare cultura in questo senso, propone anche servizi mirati alla crescita e alla certificazione delle imprese sui pilastri ESG. Si tratta di una strada assolutamente imprescindibile per le imprese che vogliono competere ora e nel futuro e, per questo, è molto interessante la proposta lanciata da Federmeccanica nell’ultima Assemblea Generale sulla realizzazione di un CCNL ESG. Un percorso dinamico che potrebbe iniziare con il prossimo rinnovo del contratto che funga da leva per introdurre elementi ESG da sviluppare nel tempo per realizzare standard sempre più qualificati”.
I dati locali elaborati dal Centro Studi di Confindustria Como
L’Osservatorio congiunturale di Confindustria Como descrive, per le aziende metalmeccaniche, un quadro in cui gli indicatori, ad eccezione di quelli riguardanti l’andamento occupazionale, risultano principalmente improntati al rallentamento rispetto ai trimestri precedenti. La domanda si rivela in riduzione per circa una realtà su due, sia a livello domestico che oltre confine. Gli ordini in Italia sono valutati in diminuzione per il 53,8% delle imprese, stabili per il 23,1%, mentre in crescita per il restante 23,1%.
La domanda estera è considerata in mantenimento per quasi quattro realtà su dieci (38,5%), in espansione per il 15,4% ma in contrazione per il 46,2%. La produzione segue sostanzialmente le dinamiche riscontrate per l’indicatore associato agli ordini; per oltre due realtà su cinque (41,7%) i ritmi di attività si conservano su quelli del trimestre precedente, per una cifra analoga si riducono mentre per il rimanente 16,7% aumentano. La capacità produttiva mediamente impiegata dalle realtà di Como nel terzo trimestre del 2023 risulta mediamente pari al 76,3%, dato di ben 4 punti percentuale al di sopra di quanto esaminato nella precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale trimestrale (72,6% nel secondo trimestre 2023). Anche sul versante delle vendite si riscontra una prevalenza di pareri di diminuzione rispetto a quelli di crescita, sia per quanto riguarda il fatturato a livello nazionale, sia per l’export.
A livello domestico oltre la metà delle imprese metalmeccaniche (53,8%) comunica un calo, il 23,1% indica stabilità rispetto ai livelli del secondo trimestre ed infine il 23,1% segnala un aumento. Le esportazioni risultano in rallentamento per il 53,8% del campione, in mantenimento per una cospicua quota di aziende (38,5%) mentre in espansione solo per il restante 7,7%. Il dato positivo è rappresentato dalle aspettative per le prossime settimane, dove quasi un terzo delle imprese prevede una crescita, mentre la stabilità è attesa dal 38,5%
Le aziende metalmeccaniche comasche aderenti all’Osservatorio sono attive sui temi della sostenibilità e, confermando i fenomeni già rilevati nel corso delle ultime edizioni dell’Indagine congiunturale, guardano con profondo interesse all’implementazione di sistemi dedicati. Quasi due realtà su cinque (38,5%) tra quelle aderenti alle rilevazioni del terzo trimestre 2023 segnalano di aver ottenuto o di stare valutando certificazioni in ambito ESG. Le imprese che hanno già implementato schemi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance godono di alcuni benefici come, in particolare, premialità nella valutazione per la partecipazione a gare per il 60% degli intervistati, nonché vantaggi reputazionali in caso di sottoscrizione di contratti di fornitura in filiere internazionali nel 25% dei casi.
Sul versante delle materie prime permangono alcune criticità ampiamente segnalate nel corso delle precedenti edizioni degli Osservatori congiunturali.
Analizzando nello specifico, il terzo trimestre 2023 tutte le aziende metalmeccaniche intervistate ha segnalato un aumento dei costi legati alle commodities necessarie per le produzioni. Le dinamiche legate alle materie prime e alle fonti energetiche hanno continuato a determinare effetti sulla gestione dell’attività delle aziende: una contrazione della marginalità per il 38,5% dei casi, mentre solo il 7,7% segnala un ridimensionamento o, in casi più gravi, un posticipo degli investimenti pianificati.
Per quanto concerne la valutazione del rapporto tra le imprese di Como e gli Istituti di credito, si riscontra in settembre un quadro stabile per il 77% mentre per il restante 23% i giudizi risultano in peggioramento; non vi sono, a questo proposito, segnalazioni di miglioramento nel terzo trimestre 2023. Riferendosi invece al giudizio espresso dalle aziende riguardo la propria liquidità, il quadro si mantiene nella norma per il 69,2%, risulta soddisfacente per il 15,4% mentre è considerato come migliorabile dal rimanente 15,4%.
I pareri qualitativi formulati riguardo l’andamento occupazionale tracciano un quadro che si discosta dallo scenario generale di contrazione rilevato in questo trimestre. Secondo i giudizi, infatti, i livelli occupazionali si mantengono sui livelli precedenti rivelando stabilità per oltre nove realtà su dieci (92,3%), senza casi di diminuzione e aumentando per il rimanente 7,7%. Su questo aspetto, le aziende metalmeccaniche comasche fanno meglio della media degli altri settori.
Le previsioni occupazionali per le ultime settimane del 2023 si mantengono ulteriormente improntate alla conservazione: l’ipotesi prevalente resta infatti la stabilità (84,6%) mentre, in caso di variazione, le aspettative di aumento (7,7%) risultano pari a quelle di riduzione (7,7%).
Il comunicato nazionale di Federmeccanica
Nel terzo trimestre dell’anno in corso, nel nostro Paese l’attività produttiva metalmeccanica, sostanzialmente ferma nella dinamica congiunturale, si conferma in sofferenza rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente trovando riscontro con quanto osservato negli altri principali Paesi europei, dove il rallentamento dell’industria è stato superiore alle attese. Sulla dinamica produttiva, ancorché sulle previsioni, continua a pesare una situazione di elevata incertezza generata, in particolar modo, dalle crescenti tensioni internazionali ma anche dall’inasprimento delle politiche monetarie. Nel periodo luglio-settembre del 2023, nel settore metalmeccanico i livelli di produzione sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto ai tre mesi precedenti (+0,1% dopo le flessioni registrate nel primo e secondo trimestre) e sono ancora inferiori del 2,0% nel confronto con lo stesso trimestre del 2022. Complessivamente nel periodo gennaio-settembre 2023, la produzione metalmeccanica è mediamente diminuita dello 0,5% rispetto ai primi nove mesi del 2022.
Nell’ambito del settore, che include una vasta gamma di attività produttive molto differenziate tra loro, i risultati tendenziali sono stati contrastanti nei diversi comparti.
Nei primi nove mesi di quest’anno, sono diminuite in particolar modo le attività della Metallurgia (-6,9% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente), le produzioni di Macchine e apparecchi elettrici (-4,3%) e di Prodotti in metallo (-3,4%); in leggera flessione il comparto delle Macchine e apparecchi meccanici (-0,4%). Sono, invece, aumentate le fabbricazioni di Altri mezzi di trasporto (+10,8%) e di Autoveicoli e rimorchi (+8,2%), mentre quella di Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione, pur in crescita, ha messo a segno un modesto +0,4%. Con riferimento ai 27 paesi dell’Unione europea, nel terzo trimestre, la produzione metalmeccanica
ha registrato un calo congiunturale dell’1,9% e la dinamica trimestrale discendente ha caratterizzato l’attività produttiva in Francia, Germania e Spagna.
Il rallentamento della domanda mondiale si ripercuote sulle esportazioni del settore metalmeccanico che indirizza all’estero circa la metà delle proprie produzioni.
Nel periodo gennaio-settembre del 2023, le esportazioni metalmeccaniche sono, infatti, cresciute in media del 4,0% e le importazioni dell’1,5% ma, per entrambi i flussi, la dinamica trimestrale continua ad evidenziare un significativo rallentamento rispetto a quanto osservato nel passato. Occorre, inoltre, osservare che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati da una crescita dei valori medi unitari.
I risultati di questa indagine trimestrale confermano la difficile fase congiunturale che sta interessando il settore da alcuni trimestri e non si intravedono, nelle previsioni a breve, inversioni del trend negativo in atto:
• Si confermano pari al 25% le imprese soddisfatte del proprio portafoglio ordini, ma aumentano
significativamente quelle insoddisfatte (36% dal precedente 26%)
• Scende al 21% (dal 24% scorso) chi prevede incrementi di produzione per i prossimi mesi
mentre sale al 30% (dal 24% di fine giugno) chi prospetta contrazioni
• Rimane invariata la quota del 12% di imprese che ritengono di dover ridurre gli attuali livelli
occupazionali, ma si riduce quella di coloro che prevedono incrementi (15% in discesa dal
precedente 20%).
• Aumenta la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale
(8% rispetto al precedente 7%).
Il Vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis, ha commentato: «Sta per finire un altro anno difficile e quello che a breve inizierà è caratterizzato da grandi incertezze. Gli imprenditori, che oggi sono qui a rappresentare, cercano sempre di essere ottimisti. All’ottimismo però non necessariamente corrisponde la fiducia, che è il motore dell’economia. La fiducia deve essere alimentata da azioni concrete e da misure efficaci messe in campo dalle Istituzioni. L’ottimismo di noi imprenditori da solo non basta. Le imprese che nonostante tutto continuano ad investire sono ancora il 66% del campione intervistato, resistono nonostante tutto e rilanciano, ma il rischio di un lancio nel vuoto preoccupa. Non abbiamo visto un adeguato sostegno alla crescita, agli investimenti e interventi volti ad aumentare la produttività che da troppo tempo in Italia è distante dagli standard di altri Paesi nostri competitor. Lo abbiamo detto nella nostra Assemblea Generale, serve un Patto per la Produttività. Non è necessario che venga siglato alcun documento, ma occorre che tutti coloro che possono dare un contributo concreto lo facciano, dal Governo alle Parti Sociali, fino alle imprese. Si tratta tra le altre cose di favorire l’innovazione e la ricerca – vero seme del futuro di un Paese -, la crescita delle imprese, la generazione e il trasferimento di competenze, la riduzione del cuneo fiscale, il potenziamento delle politiche redistributive legate alla creazione di ricchezza e la diffusione di una nuova cultura di impresa e del lavoro. Alcuni segnali li abbiamo visti – penso agli interventi sul cuneo fiscale – ora si deve lasciare il segno, il che vuol dire rendere strutturale e ampliare la riforma, agendo anche sul costo del lavoro, e poi continuare con lo stesso metodo sugli altri capitoli. Solo così potremo scrivere una nuova storia all’insegna dello sviluppo e del progresso».
Il Direttore Generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, ha aggiunto: «Diminuisce la produzione e si riducono i profitti. La nostra industria è dentro una morsa che rischia di soffocare la parte più esposta del sistema produttivo. Non possiamo permetterci passi falsi. La pressione sui costi continua ad essere notevole, asfissiante e tante imprese non hanno potuto trasferirli sui prezzi dei propri prodotti. Fa impressione continuare a vedere i prezzi alla produzione più elevati di circa il 20% rispetto a qualche anno fa; percentuale che rappresenta una voce di costo costante e non più sostenibile. Si fa fatica forse a spiegarlo ma è quello che le nostre imprese stanno vivendo. Non possiamo permetterci di lasciare indietro nessuno, dobbiamo preoccuparci e occuparci delle imprese maggiormente in difficoltà. Non dimentichiamoci mai che più del 90% della nostra Industria è composta da imprese con meno di 50 dipendenti. Il nostro obiettivo è aiutarle a crescere, con un sostegno di ampio respiro il che significa prima di tutto impedire che vengano soffocate in questa spirale perversa di aumento dei costi, riduzione della produzione e contrazione del margine operativo. Anche guardando alle prospettive aumentano i giudizi negativi e si riducono quelli positivi su tutti i principali fronti, dal portafoglio ordini ai livelli di produzione, dall’occupazione alla liquidità. C’è tanto da fare indubbiamente, bisogna però fare le cose bene, con la massima attenzione. In una situazione come questa anche i dettagli fanno la differenza, le riforme che servono vanno quindi sempre accompagnate da una seria e approfondita valutazione di ogni componente di costo, nessuna esclusa. Ne va della nostra competitività, ne va del nostro futuro.»
La difficile fase economica che stiamo vivendo oramai da più di tre anni, ma soprattutto l’incertezza
sulla sua evoluzione futura, sta condizionando significativamente tutti gli aspetti economici, finanziari e produttivi delle nostre imprese metalmeccaniche:
• La quota di imprese rispondenti che prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi è stata pari al 66%, invariata rispetto alla precedente indagine.
• Il 29% degli investimenti saranno destinati ad accrescere il capitale fisso (capannoni, macchinari ecc.), il 25% a tecnologia e digitalizzazione (es. Industria 4.0). A seguire troviamo investimenti per la ricerca e sviluppo (21%), per la formazione (18%), perl’internazionalizzazione (accesso ai mercati esteri e sviluppo e-commerce) (4%) e, infine, altreallocazioni (3%).
• Nel terzo trimestre del 2023, è ancora elevata e pari al 63% la quota di imprese che dichiara un impatto significativo dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia sui costi di produzione.
• Di queste imprese, il 43% ha effettuato una riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva, il 34% ha ridotto l’attività di investimento e il 18% ha indicato altre conseguenze (per es. riduzione della marginalità, aumento costi di produzione, revisione del listino prezzi, ecc.). Si conferma pari al 5% la percentuale di imprese che ha indicato come possibile conseguenza l’interruzione dell’attività aziendale.
• L’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche influenza i prezzi alla produzione dei prodotti industriali e ancor di più nel settore metalmeccanico, che risulta il maggior utilizzatore di metalli. Infatti, il livello dei prezzi alla produzione dei prodotti metalmeccanici continua ad essere più alto del 19,7% rispetto al periodo pre-pandemico.
• Anche l’incremento di altri oneri ha contribuito a mantenere alti i costi di produzione.
• Tali dinamiche continuano ad avere delle ripercussioni sull’attività produttiva di molte delle imprese metalmeccaniche che hanno partecipato all’indagine.
• È pari al 61% la quota di imprese che, nel terzo trimestre, ha registrato un ridimensionando dei margini di profitto e il 42% sta ancora risentendo degli effetti del conflitto russo-ucraino.