Il settore tessile, cuore storico dell’economia comasca, sta attraversando una fase di crisi senza precedenti. A differenza del passato, le difficoltà colpiscono sia la fascia alta del lusso che i comparti più accessibili e queste problematiche non sono più legate ad un settore specifico si estendono in modo trasversale anche su altri campi.
Le imprese del territorio, infatti, si trovano a dover affrontare un’altra emergenza: quella abitativa. In un mercato immobiliare sempre più influenzato dal turismo e dagli affitti brevi, il reperimento di alloggi a prezzi sostenibili è diventato una sfida quotidiana, anche per i settori pubblici come la sanità. Confindustria Como, insieme ad altri attori istituzionali, sta lavorando su più fronti per rispondere a questa doppia crisi, tra progetti di rilancio e piani di edilizia sociale. A spiegare la situazione è il presidente degli industriali Gianluca Brenna.
Presidente, il settore tessile comasco è da sempre pilastro dell’economia locale. Qual è oggi la reale portata della crisi che lo sta colpendo?
La crisi del tessile non ha risparmiato nessuno. Si tratta di una crisi trasversale, che ha colpito tutti i settori e le fasce di mercato. Se pensiamo al settore tessile riguarda la fascia alta del lusso, dove da sempre operano molte aziende comasche. Oggi il problema non è più solo limitato a un segmento: tutte le aziende soffrono un calo della domanda e la mancanza di volumi di ordini.
Quali sono, secondo lei, le principali cause di questa crisi?
A differenza di quanto vissuto in passato, oggi la crisi è più ampia e colpisce più anelli della filiera. È l’effetto di un modello di globalizzazione che avrebbe dovuto aprire nuovi mercati e favorire nuove aziende, ma che oggi si confronta con logiche diverse, tra politiche protezionistiche degli Stati Uniti e la Cina che torna a puntare sul proprio tessile interno, improntato alla sobrietà. Di fronte a questa emergenza, Confindustria Como è al lavoro con Confindustria Moda per la definizione di un piano strategico articolato su due livelli: misure urgenti per tamponare l’emergenza e soluzioni di medio-lungo periodo per rilanciare il settore.
Confindustria ha dei progetti che potrebbero avere un impatto positivo su questa crisi diffusa, uno dei quali è il “Piano Casa per i lavoratori”, annunciato sei mesi fa. Può farci il punto sullo stato di avanzamento del piano?
Accanto alla crisi industriale, un altro tema che preoccupa è quello dell’emergenza abitativa, sempre più avvertita anche in settori pubblici, come ad esempio gli ospedali. La necessità di trovare alloggi accessibili per i lavoratori è diventata cruciale in un contesto urbano dove i canoni d’affitto sono ormai insostenibili per molte famiglie. Per questa ragione il problema è all’attenzione di Confindustria nazionale che a gennaio di quest’anno, in stretto dialogo con il Governo, ha promosso il “Piano per l’abitare sostenibile dei lavoratori” finalizzato a individuare soluzioni abitative così da soddisfare il bisogno strutturale di alloggi in affitto a un costo calmierati e conseguentemente favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Nel nostro territorio, grazie all’iniziativa della Prefettura e al supporto della Camera di Commercio e della Fondazione Scalabrini, stiamo lavorando per raggiungere questo importante obiettivo. Siamo in fase operativa, si tratta ora di capire come far incontrare la domanda delle aziende con l’offerta sul territorio, magari anche attraverso piattaforme digitali. Nell’area comasca e olgiatese ci sono immobili con le giuste caratteristiche, che non richiedono ristrutturazioni profonde. Grazie al supporto della Camera di Commercio, stiamo lavorando a un fondo di rotazione per avviare gli interventi necessari. L’obiettivo è quello di contrastare il calo dei lavoratori sul territorio e rendere Como più attrattiva per giovani, famiglie e nuovi professionisti, anche attraverso soluzioni abitative a prezzi sostenibili.
In che modo la crisi attuale, tra difficoltà nei vari settori, compreso quello abitativo, influenzando l’attrattiva del territorio verso i giovani? E quali strumenti concreti state mettendo in campo per sostenere le imprese e favorire la transizione del lavoro?
Dobbiamo fare in modo che Como sia un luogo dove i giovani vogliano venire a vivere, lavorare e restare. Questo è un problema trasversale, che riguarda tutte le imprese. In questo senso, Confindustria sta sperimentando progetti che mirano a rendere il territorio più vivibile e dinamico. Certo, serve anche un supporto immediato per superare il momento critico. Le richieste che abbiamo avanzato riguardano forme straordinarie di cassa integrazione, ma anche strumenti per favorire processi di aggregazione tra aziende, ristrutturazioni aziendali e percorsi di transizione per i lavoratori. Il tessile sta cambiando e, con lui, le competenze richieste. Servirà traghettare il personale verso nuove professionalità, incluse quelle digitali. È una sfida complessa, ma fondamentale per il futuro del nostro sistema produttivo.