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Economia

L’economia comasca cede: ordini, fatturato, occupazione. Manoukian: “Siamo nella morsa del virus”

La pur abusata espressione di “settembre nero” ben si attaglia alla situazione dell’economia lariana fotografata allo scorso mese di settembre dal report di Confinudustria Como. Calano pressoché tutti gli indici essenziali e le prospettive, nell’immediata vigilia di un nuovo lockdown lombardo, non sembrano granché incoraggianti.

“Il rimbalzo positivo dell’economia di quest’estate – commenta Aram Manoukian, Presidente di Confindustria Como – abbastanza scontato in seguito alla riapertura dopo il lockdown di primavera con il conseguente incremento dei consumi, aveva illuso rispetto ad una ripartenza che, purtroppo, i nuovi indicatori del mese di settembre e le previsioni future non confermano. La morsa del virus non si è allentata”.

“In tutto il mondo occidentale ha ripreso vigore e le nuove, inevitabili, misure di distanziamento sociale, andranno, ancora una volta, a deprimere un’economia già parecchio fiaccata. È difficile, almeno nel breve periodo, intravedere segnali di ripresa, per cui, ancora una volta, facciamo appello alla coesione di tutti, affinché emerga ciò che unisce e non ciò che divide”, prosegue il numero uno di via Raimondi.

Il quale, poi, lancia anche un appello: “Mi rivolgo anche ai colleghi imprenditori: è sempre più importante riuscire a lavorare in filiera, trasformando la concorrenza tra imprese vicine in un reciproco e solidale supporto per riuscire a rafforzarsi in un’economia globale che ci sta abituando sempre più a grandi incertezze. Infine, pur consapevole che in un momento di emergenza sia indispensabile un’azione immediata per tappare le falle, penso che sia necessario concentrarsi ancora di più sulla visione, ampliando la propria scatola degli attrezzi, confrontandosi con i colleghi, preparando il terreno per il momento in cui si potrà tornare a seminare e a raccogliere”.

I DATI RELATIVI ALLE AZIENDE DELLA PROVINCIA DI COMO

I dati raccolti nell’ambito dell’Osservatorio congiunturale rapido tracciano, per il mese di settembre, un quadro di rallentamento generalizzato per tutti gli indicatori, al pari di quanto esaminato a livello congiunto per i tre territori. In caso di giudizi di variazione, infatti, l’indicazione di diminuzione risulta prevalente su quella di aumento.

Le imprese comasche indicano un calo per ordini, attività produttiva e fatturato rispetto ai livelli dello scorso mese di luglio; la decelerazione riguarda sia le dinamiche registrate a livello nazionale, sia quelle legate all’export. In peggioramento anche le aspettative formulate per le prossime settimane, ritenute in diminuzione per oltre una realtà su tre.

La domanda in Italia è considerata in contrazione per oltre un’azienda su due (54,5%), aumenta per una realtà su quattro (25%) mentre risulta stabile per il restante 20,5% del campione.

Per quanto riguarda gli ordini esteri si riscontra una decelerazione per il 42,7% delle imprese, un aumento per il 28% e livelli in tenuta per il 29,3%.

La produzione mostra evoluzioni in linea con quanto esaminato per la domanda e diminuisce per quattro realtà su dieci (40,7%), aumenta per il 24,4% delle aziende ed è infine stabile per il 34,9%.
La capacità produttiva mediamente impiegata dalle realtà comasche in settembre si attesta a quota 63,3%, leggermente al di sotto del dato analizzato congiuntamente per i tre territori (67,8%).

Le aziende aderenti all’Osservatorio delineano, per quanto riguarda il tasso di utilizzo degli impianti, un quadro diversificato. A livello dimensionale le realtà con oltre 50 occupati (67%) indicano un maggior impiego rispetto a quelle più piccole, per la quali si rileva un dato pari al 61%.

Considerando invece i settori di attività, è riscontrabile una situazione più favorevole per le aziende metalmeccaniche (78,1%) e per quelle degli altri settori (70,7%) mentre per le tessili il dato risulta inferiore (47,8%).

L’indicatore associato al fatturato registra diminuzioni sia in Italia, dove i giudizi delineano un quadro maggiormente penalizzato, sia a livello estero.

Le vendite a livello domestico frenano per una realtà su due (50,6%), si mantengono sui livelli di luglio per il 20,7% del campione mentre risultano in aumento per il restante 28,7%.

L’export è considerato in diminuzione per il 37,7% delle imprese, resta stabile per la medesima quota di aziende (37,7%) mentre è in aumento in un circa un caso su quattro (24,7%).

Globalmente considerati, i primi mesi del 2020 rivelano, rispetto al corrispondente periodo 2019, una contrazione del fatturato per quasi nove aziende su dieci (87,5%) mentre la crescita è indicata solo nel 2,3%. Tali dati mostrano inequivocabilmente quanto gli effetti generati dall’emergenza Covid-19 abbiano pesato sulle imprese del territorio.

Le previsioni espresse per i mesi finali dell’anno non lasciano presagire un’inversione di rotta rispetto a quanto registrato in settembre. Sebbene una realtà su due (49,4%) segnali di attendersi una generale stabilità del business, è pari al 36,8% la quota di imprese che ritiene probabile il verificarsi di un’ulteriore diminuzione mentre la crescita è ipotizzata dal restante 13,8%.

La limitata visibilità del portafoglio ordini, che non raggiunge il mese per quasi sei realtà su dieci (57,5%) nonché le situazioni di insolvenza e i rilevanti ritardi dei pagamenti da parte dei clienti, segnalati da due aziende su cinque (40,2%), continuano a rappresentare elementi di criticità per le imprese di Como.

I giudizi espressi dalle aziende del campione riguardo il loro rapporto con gli Istituti di credito non evidenziano particolari problematiche in settembre. È per contro rilevabile, per oltre una realtà su tre (35,2%), una non piena soddisfazione legata alla liquidita aziendale che viene definita migliorabile.

Al calo congiunturale rilevato per gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e fatturato fanno seguito purtroppo anche giudizi di diminuzione dell’occupazione.

L’85,2% del campione aderente all’Osservatorio segnala infatti una diminuzione dei propri organici in settembre, a fronte di una quota del 13,6% di imprese che comunica livelli stabili e del 1,2% che segnala, invece, un aumento.

Le aspettative occupazionali per le ultime settimane dell’anno delineano un quadro caratterizzato da una prevalenza di giudizi di conservazione dei livelli, comunicati dal quasi sette realtà su dieci (69,6%); in caso di indicazioni di variazione risulta però ancora prevalente la diminuzione, segnalata nel 27% dei casi, rispetto all’aumento (3,4%).

I DATI AGGREGATI DI COMO, LECCO E SONDRIO

L’OSSERVATORIO SU SETTEMBRE 2020
Gli indicatori sono in generale diminuzione, con cali di ordini e fatturato sia sul fronte interno sia per quanto riguarda l’export. Restano anche le criticità legate al limitato orizzonte di visibilità della domanda e alle situazioni di insolvenza dei clienti. Inoltre, le aspettative sono in calo per quasi una realtà produttiva del territorio su tre.

I dati elaborati nell’ambito dell’Osservatorio congiunturale rapido sul mese di settembre, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, tratteggiano uno scenario che si conferma caratterizzato da una prevalenza di giudizi di rallentamento per tutti gli indicatori monitorati.

L’indagine, di tipo qualitativo, mostra in particolare una situazione in generale decelerazione, rispetto ai livelli dello scorso luglio, che interessa generalmente gli ordini, l’attività produttiva e il fatturato.

La domanda e il fatturato decelerano sia sul versante domestico, sia sul fronte dell’export, per oltre due realtà su cinque.

L’attività produttiva segue sostanzialmente quanto registrato per gli ordini e mostra livelli in diminuzione per oltre un terzo del campione.

La capacità produttiva mediamente impiegata in settembre si attesta a quota 67,8%, di poco al di sopra di quanto registrato nell’ambito della precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale rapido (65,5% per il primo trimestre 2020).

All’interno del campione si riscontrano però differenze e la situazione appare fortemente eterogenea, soprattutto in relazione ai settori merceologici di attività.

In peggioramento, per circa tre realtà su dieci, anche le aspettative formulate per le settimane finali dell’anno.

Permangono le criticità inerenti la limitata visibilità sugli ordini, inferiore ad un mese per circa un’azienda su due (48,4%), i casi di insolvenza e i ritardi di pagamento da parte dei clienti, situazioni che oltre un terzo delle imprese (36,4%) è costretto a gestire.

Invita a riflettere il giudizio espresso nel valutare l’andamento del fatturato dei primi nove mesi dell’anno rispetto al corrispondente periodo del 2019, un quesito proposto alle imprese per valutare gli effetti determinati dall’emergenza Covid-19; per quasi quattro realtà su cinque (78,4%), infatti, le performance del 2020 risultano inferiori a quelle dello scorso anno.

In peggioramento anche lo scenario occupazionale che risulta caratterizzato da una contrazione dei livelli per oltre una realtà lecchese, sondriese e comasca su due (52,1%).
Le previsioni espresse riguardo l’occupazione nei mesi finali dell’anno si rivelano improntate ad una generale stabilità, indicata in tre casi su quattro, a fianco della quale però permane una maggior incidenza delle indicazioni di diminuzione rispetto a quelle di aumento.

GLI ORDINI
L’indicatore associato alla domanda delle imprese di Lecco, Sondrio e Como descrive un rallentamento, comunicato da oltre quattro realtà su dieci, che interessa sia il mercato domestico, sia l’export.

Gli ordini in Italia diminuiscono per il 46,3% del campione, sono stabili sui livelli di luglio per il 26,5% mentre sono ritenuti in aumento per il restante 27,2% del campione.

Per quanto riguarda le esportazioni il 40,1% delle aziende indica una contrazione, il 32,9% una stabilità mentre il restante 27% una crescita.

LA PRODUZIONE
L’attività produttiva delle aziende dei tre territori presenta andamenti coerenti con quanto rilevato per la domanda; anche in questo caso, infatti, si registra una maggior incidenza di giudizi di rallentamento rispetto a quelli di crescita.

A fronte del 39% del campione che segnala di aver operato sugli stessi livelli produttivi di luglio, il 34,6% delle imprese indica una diminuzione mentre il 26,4% un aumento.

La capacità produttiva mediamente utilizzata dalle realtà lecchesi, sondriesi e comasche in settembre si attesta al 67,4%, dato superiore rispetto a quanto esaminato per i primi sei mesi dell’anno nell’ambito della precedente edizione dell’Osservatorio (62,4%).

Tra le realtà del campione sono individuabili differenze sia a livello dimensionale, sia considerando le imprese in base al settore di attività.

Le imprese con oltre 50 occupati rivelano un maggior impiego degli impianti (71,8%) rispetto a quanto indicato dalle imprese più piccole (64,7%).

A livello settoriale il tasso decresce passando via via dalle produzioni metalmeccaniche (77,6%), a quelle degli altri settori (68,6%) fino a quelle tessili (52,6%).

IL FATTURATO
Il fatturato delle imprese lecchesi, sondriesi e comasche decelera mostrando dinamiche in linea con quanto esaminato per la domanda e la produzione; anche in questo caso si registra infatti una maggior incidenza di giudizi di diminuzione rispetto a quelli di aumento.

Le vendite sul mercato domestico calano per il 44,4% del campione, aumentano per il 30,9% mentre risultano sui medesimi livelli di luglio per circa un’azienda su quattro (24,7%). Il fatturato estero risulta in riduzione per il 39,5% delle imprese, è stabile per il 36% mentre rivela una crescita per il restante 24,5%.
Oltre una realtà lecchese, sondriese e comasca su tre (36,4%) segnala di dover far fronte a casi di insolvenza o di rilevanti ritardi dei pagamenti da parte dei propri clienti.

LE PREVISIONI
Le aspettative formulate dalle imprese dei tre territori riguardo l’andamento del business nelle prossime settimane risultano principalmente improntate alla conservazione dei livelli registrati in settembre, così come segnalato da oltre una realtà su due (55,9%).

In caso di indicazioni di variazione, si rivela ancora una volta preponderante la diminuzione, comunicata da quasi tre aziende su dieci (29,2%), rispetto alla crescita (14,9%).

Continuano a registrarsi criticità legate al limitato orizzonte di visibilità degli ordini che, per quasi una realtà su due (48,4%) non supera il mese. Per il 39,3% del campione gli ordini in portafoglio consentono di pianificare l’attività per qualche mese mentre solo per il restante 12,4% la visibilità eccede il trimestre.

APPROVVIGIONAMENTO DELLE MATERIE PRIME
Sul versante dei costi associati all’approvvigionamento delle materie prime è riscontrabile, per il campione delle imprese lecchesi, sondriesi e comasche, una fase di diffusa stabilità. Per oltre tre quarti delle aziende (78,4%) i listini di settembre non mostrano particolari variazioni rispetto a quanto registrato a luglio.

Il 15,1% delle aziende segnala un aumento delle quotazioni a fronte del 6,5% che rivela, invece, una diminuzione.

RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO E LIQUIDITA’
I giudizi formulati dalle realtà dei tre territori riguardo al loro rapporto con gli Istituti di credito, valutati in particolare rispetto alle condizioni praticate, tracciano uno scenario diffusamente stabile. Per il 91,4% del campione non si registrano variazioni rispetto alla situazione di luglio mentre i casi di peggioramento e miglioramento interessano entrambi una quota del 4,3% di imprese.

Per quanto riguarda la valutazione della propria liquidità aziendale, nel 42,3% dei casi la situazione è ritenuta nella norma, nel 25,2% è considerata migliorabile mentre è soddisfacente nel 32,5%.

L’OCCUPAZIONE
Il generale rallentamento rilevato in settembre per gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e fatturato pare influenzare anche i giudizi espressi riguardo l’andamento occupazionale delle imprese dei tre territori.

Si attesta al 52,1%, infatti, la quota di imprese che segnalano una contrazione dei propri livelli occupazionali in settembre a fronte del 44,2% che indica un quadro stabile e del 3,7% che comunica, invece, un incremento dei livelli.

Le aspettative occupazionali per i restanti mesi dell’anno risultano principalmente improntate alla stabilità, indicata in circa tre casi su quattro (74,4%), nonostante sia ancora rilevabile un’elevata quota di ipotesi di diminuzione (21,3%) rispetto a quelle di espansione della forza lavoro (4,3%).

EFFETTI DEL COVID 19 SULLE AZIENDE NEI PRIMI NOVE MESI DELL’ANNO
Alle imprese aderenti all’Osservatorio, già nel mese di maggio, era stato chiesto di esprimere un giudizio riguarda agli effetti determinati dalla diffusione della pandemia legata al Covid-19. Secondo i pareri raccolti, per circa due realtà su cinque si prospettava, nel corso dell’anno, un’erosione strutturale delle quote di mercato sia a livello domestico, sia sull’export.

Lo stesso quesito, formulato sui primi nove mesi dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo del 2019, rivela una contrazione per quasi quattro realtà lecchesi, sondriesi e comasche su cinque (78,4%) mentre solo nel 7,4% sono segnalati livelli in crescita.

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