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Zona Rossa, la rabbia incontenibile di Filippo (Butti Scarpe): “Mutande sì e scarpe no? Ci stanno ammazzando”

“E’ una presa per i fondelli, ci stanno ammazzando”.

E’ un fiume in piena Filippo Butti, titolare dello storico Butti Scarpe di via Bernardino Luini.

Lo chiamiamo per una verifica, oggi infatti le vetrine del negozio erano completamente vuote. “No, no – rassicura subito – non sto chiudendo. E’ solo per non lasciare esposte le scarpe al sole troppo a lungo”.

Ma l’occasione è buona anche per chiedergli un pensiero sulla Zona Rossa e questo nuovo lockdown che, per quanto venduto come “soft”, è di fatto un tutti a casa.

Filippo è furioso: “Abbiamo sempre lavorato e pagato tutti regolarmente ora siamo in difficoltà con i fornitori, i dipendenti e le tasse. Per salvarci da una pandemia uccidono tutto il resto, mi sento preso in giro”.

Certo non sottovaluta l’aspetto sanitario: “Io capisco la salute e ci mancherebbe però in agosto il Governo sapeva benissimo che questo maledetto virus sarebbe tornato. Invece che pensare ai banchi con le rotelle avrebbero potuto mantenere l’obbligo delle mascherine e multare seriamente. Quando dico multare non mi riferisco a baristi, commercianti e ristoratori ma agli ingnoranti che si sono accalcati per tutta l’estate. Penso anche al presidente Fontana che ha detto che bastano le mascherine chirurgiche o una sciarpa, non è vero, non è vero”.

Insomma: “Qualcosa è sfuggito di mano ai livelli alti non certo tra i commercianti e gli esercenti. Ci siamo impegnati dal primo istante sul fonte della sicurezza sanitaria nel rispetto di tutte le norme. E’ il Governo che è mancato e noi imprenditori pagheremo, non ci daranno niente e non salveremo niente”.

Ma riaprirà il negozio quando sarà possibile? “Certo che riaprirò ma voglio vedere quanti lo faranno. Molti colleghi chiuderanno o licenzieranno appena possibile. Sono sincero, mi piange il cuore a dirlo, ma potrei farlo anche io alla fine devo preservarmi, ho un mutuo da pagare. Io e la mia famiglia saremo costretti a immettere altri liquidi nell’azienda”.

Infine una stoccata al Comune di Como: “Dicevo che riaprirò come sempre con il sorriso, al netto della mascherina, dando tutto per la clientela e per la città però il Comune non ha fatto nulla per noi. Ha tolto la tassa di occupazione a bar e ristoranti, bene davvero giusto, ma noi l’abbiamo pagata per le tende anche per il primo lockdown e loro hanno pure pensato di aumentarla. Oggi noi siamo chiusi ma non i negozi di mutande, qualcuno sa spiegarmi perché le scarpe non sono essenziali ma le e mutande sì?”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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2 Commenti

  1. Ma basta con questa storia del banchi a rotelle !
    Lei sarebbe riuscito ad imporre l’uso mascherina ad Agosto ?
    Ha mai visto i vigili fare controlli severi e continui in città , magari durante il w.e. o le serate in “piazza movida” che è lì vicino ?
    Visto il senso civico generale , l’unica soluzione è imporre limitazioni.

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