No, difficilmente Marco Galli, fresco dimissionario a sorpresa della giunta Landriscina, sparirà dalla politica cittadina.
D’altronde, lo stesso ex titolare delle deleghe a Verde e Sport, interrogato esplicitamente sul futuro, si è limitato a dire che “ora devo tornare a vivere per un po’ la realtà, dove accadono cose normali; il palazzo ti fagocita. Ma per il futuro vedremo”.
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Non proprio la porta chiusa a una discesa in campo bis, insomma, anche se dire oggi dove e con chi riapparirà la chioma elettrica montata su fisico atletico dell’ex assessore è davvero prematuro. Certo, tutti gli indizi portano a un “qualcosa di centro” – a cavallo tra i due schieramenti opposti e classici – quasi a riecheggiare il famoso spot sulla voglia di “qualcosa di buono”. Un soggettone civico, si potrebbe azzardare, dove anche gli ultimi cascami di Forza Italia possano confluire per dare corpo, volti e qualche numero alla “Cosa di mezzo”. Magari piccolo, eppure – sogno proibitissimo – decisivo per spostare gli equilibri del voto da una parte o dall’altra. Supposizioni, per ora, anche se la nascita di un movimento centrista senza loghi di partito si può dare per sicura.
Però, in attesa che qualcosa nasca ed emetta i primi vagiti, una lezione sulle aspirazioni politiche dei soggetti civici, della società civile e di tutto questo armamentario opposto alla teorica (ma forse già rimpianta) kastaaa1!!!, si impone. E lo fa proprio con la parabola della lista con cui lo stesso Marco Galli venne eletto in Comune nel 2017, ovvero “Insieme per Landriscina”.
Di quell’esperienza, che pure conseguì un lodevolissimo 8.9% aggiudicandosi 5 seggi in consiglio, di fatto è rimasto poco o nulla. La cronistoria breve aiuta: a pochi mesi dalla chiusura delle urne, abbandonarono “Insieme” il capogruppo Sergio De Santis (confluito in Fratelli d’Italia) e il consigliere Davide Gervasoni (Forza Italia). Prima e dopo questi scossoni, soprattutto per iniziativa della Zarina Elena Negretti – la “capa” vera – la lista andò dal notaio per diventare associazione con tanto di norme, adesione, statuto e via dicendo. Il motivo? Rafforzarsi, strutturarsi, darsi un orizzonte che andasse oltre l’entusiasmo iniziale dei tanti (tutti, anzi) neofiti che avevano varcato per la prima volta il portone di Palazzo Cernezzi.
Non è servito: la lista è rimasta debole in Comune e di fatto inesistente fuori, al netto del recente ingresso del neoassessore-giornalista Paolo Annoni che ha ereditato le deleghe a Sport e Verde di Galli.
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Nel corso dei mesi e degli anni – benché sopiti e ben celati (non chiedete, diranno di no) – i malumori sono aumentati e ormai da tempo sogni di altri lidi lambiscono anche due superstiti d’aula (Sabrina Del Prete ed Elena Maspero) su tre (l’incrollabile resta il capogruppo Franco Brenna). E ora, ecco l’addio di Galli che fa crollare un altro pezzo della lista nata per Landriscina e diventata un feudo (sempre più stretto) di Negretti.
Si dirà: anche altri partiti, nel corso del mandato, hanno perso o conquistato consiglieri. Verissimo. Ma la differenza di base è totale: Forza Italia, Pd, Fratelli d’Italia, Lega eccetera esistono da anni e probabilmente ci saranno anche dopo il giugno 2022. Questione di storia, di classe politica formata o almeno acquisiti durante il percorso, di esperienza, di radici, di diffusione, di leadership locali e soprattuto nazionali ben visibili e percepibili.
La civica – questa civica come quasi tutte le civiche, a onor del vero – ben difficilmente sopravviverà agli scossoni (e poi: sarebbe sensato riproporla nel 2022 con lo stesso nome a questo punto? La risposta potrebbe cambiare con il bis o no del sindaco, ma forse una rifondazione non sarebbe male a prescindere).
La vicenda complessiva di “Insieme”, comunque, vista l’importanza e il peso che ha comunque avuto la lista per la nascita e per la sagomatura che ha dato a questo mandato, pone un altro dubbio. Quello decisivo: espulsi dal palazzo per motivi vari quasi tutti gli assessori civici o comunque definibili “del sindaco” (Rossotti, Bella, Gentilini, ora Galli), per i partiti politici (ben diversi per missione e origine dal caso inevitabilmente e orgogliosamente civico di Alessandro Rapinese, ovviamente) puntare ancora forte su novizi e società civile, l’anno prossimo, sarà ancora una carta vincente o non piuttosto un rischio handicap, vista la complessità della macchina comunale e le numerose accuse di una “giunta troppo debole e inesperta” risuonate anche in questi quattro anni e mezzo a Como?
Chiediamo per uno schieramento. Anzi, no: per tutti gli schieramenti, sentite anche le freschissime parole pronunciate dopo il voto nelle grandi città da Matteo Salvini e (soprattutto) Giorgia Meloni.
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