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Como, Magatti e Livio: “Così la giunta cancella le Consulte. Inaccettabile taglio agli spazi di partecipazione”

Il presidente e il segretario di Civitas, rispettivamente Bruno Magatti e Giorgio Livio, definiscono “inaccettabile” l’intenzione della giunta del Comune di Como di cancellare le Consulte tramite il nuovo “Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni materiali e immateriali del Comune di Como con gli Enti del Terzo settore”.

Secondo Civitas, l’amministrazione Rapinese “cancella, anzi abroga, le Consulte, escludendo un numero rilevante di Associazioni dalla possibilità di accedere al confronto fra di loro e con l’Amministrazione, sottraendo così uno spazio di partecipazione e democrazia”. Poi Magatti e Livio elencano una lunga serie di punti critici relativi a questa intenzione di Palazzo Cernezzi. Li pubblichiamo di seguito:

1 – Le “Consulte” sono organismi espressamente previsti dall’articolo 10 dello Statuto del Comune di Como. Ne è prevista esplicitamente l’istituzione col “fine di consentire la consultazione delle associazioni e organizzazioni cittadine, ….” . Si tratta di organismi “permanenti” istituiti “con deliberazione del Consiglio Comunale” e interessano un’ampia varietà di settori (” economico, sociale, turistico e culturale, educativo, ambientale, sportivo e ricreativo….”).

2 – Se è vero che il decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 (Codice del Terzo Settore) e il nuovo Codice degli appalti (art. 6) permettono ai Comuni il coinvolgimento attivo degli Enti del T.S. e il ricorso a forme di aggiudicazione di prestazioni loro riservate, non è vero, come invece la delibera proposta lascia intendere, che per tutte le Associazioni sussista l’obbligo di entrare a far parte del Terzo Settore.

3 – Il “Codice del T.S.” del 2017 nasce dalla volontà di stanare realtà economiche nate per fruire dei benefici (fiscali) riservati al terzo settore (cooperative) pur non avendone titolo e per promuover la trasparenza (in particolare della gestione finanziaria) nel cosiddetto “non profit”. [Dlgs3 luglio 2017, n. 117, Art 101 – 3. Il requisito dell’iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore previsto dal presente decreto, nelle more dell’istituzione del Registro medesimo, si intende soddisfatto da parte delle reti associative e degli enti del Terzo Settore attraverso la loro iscrizione ad uno dei registri attualmente previsti dalle normative di settore.]

4 – Le associazioni NON iscritte al RUNTS, fra le quali vi sono gran parte delle realtà che hanno animato le Consulte di Como negli anni passati, possono continuare a operare e a svolgere legittimamente le proprie attività restando perfettamente all’interno del dettato Costituzionale. Infatti la “Costituzione della Repubblica Italiana” (al vertice della gerarchia delle norme) all’art. 18 recita: “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”

5 – Gran parte delle Associazioni che non hanno raccolto l’invito a iscriversi al Registro Unico Nazionale del T.S. (RUNTS), per il quale sono richieste specifiche modifiche statutarie, sono configurabili come “Enti Non Commerciali” e sono per lo più privi di una significativa attività economica. Per queste realtà non c’è motivo né obbligo di diventare altro.

6 – Come detto il nuovo “Codice” disciplina i rapporti degli enti del T.S. con le Pubbliche Amministrazioni che  comportano affidamenti e trasferimenti per prestazione di servizi e il Regolamento portato in approvazione riguarda questo tema. Tutte le altre realtà sono semplicemente ignorate. Senza le “consulte” oggi previste dallo Statuto queste ultime non avrebbero possibilità di interazioni istituzionali con il comune. Lo spirito e agli obiettivi del già citato Art. 10 dello Statuto Comunale (Art. 10 – RAPPORTI TRA COMUNE E ASSOCIAZIONI PRIVATE) sono inequivocabilmente ed espressamente declinati al punto 1: riconoscere e valorizzare le LIBERE FORME ASSOCIATIVE, nessuna esclusa. Perché allora cancellarle se sono altro e si rivolgono ad altre tipologie di associazione?

7 – E’ per Civitas una forzatura inaccettabile la scelta dell’Amministrazione di interloquire solo con Associazioni che indossano la TAGLIA UNICA del Terzo settore.

8 – Abrogare le Consulte significa azzerare uno spazio di relazione, approfondimento, confronto con e tra tutte le realtà associative non facenti parte del T.S., i loro obiettivi di amicizia, di educazione permanente, di confronto, di ricerca ed elaborazione di scelte comuni di impegno, che operano nei quartieri anche per progettare e realizzare autonome iniziative a vantaggio della comunità.

Concludiamo ribadendo che l’Amministrazione con il nuovo Regolamento, che a nostro parere viola lo Statuto (art. 10), non ha necessità né dovere giuridico di azzerare le Consulte che, nelle esperienze passate, hanno orientato scelte significative facendo emergere esigenze e prospettive altrimenti invisibili, ben potendole mantenere in concorso con gli enti del T.S..

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Un commento

  1. Tutto assolutamente giusto. Ricordiamo anche che questa giunta non ha intenzione nemmeno di fare ripartire le assemblee di zona e quindi mettere a tacere anche le forme partecipative dei singoli cittadini oltre che delle associazioni non-runts

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