Si infuriava quasi più per la definizione di “movimento di estrema destra” o per la scarsa risposta dei cittadini a cui avrebbe voluto offrire il megafono, che non per il vero fulcro del presidio-itinerante indetto ieri sera ai giardini a lago: i migranti.
Salvatore Ferrara, coordinatore regionale di Forza Nuova, ma nell’occasione leader indiscusso di “Como ai Comaschi” è stato il protagonista della manifestazione che ha circumnavigato a tappe la zona verde tra stadio e locomotiva storica.
Tricolori ad aprire le marce da un punto all’altro, grande striscione dispiegato, erano una quarantina i partecipanti. Molti provenienti da Forza Nuova, alcuni – in particolare un paio di donne residenti nella zona di piazza San Rocco – senza tessera sebbene simpatizzanti per l’area politica di riferimento.
“Chi non è qui stasera – ha inveito più volte Ferrara nel megafono – vuol dire che sta con chi spaccia, con chi ha reso i giardini a lago una schifezza dormendo sulle panchine, defecando dietro le siepi, scatenando risse e violenze di ogni tipo, molestando le nostre donne. Troppo facile scrivere sui social, qui bisogna essere per dire no al degrado”. Un degrado che, senza sfumature particolari, nella visione di “Como ai comaschi” coincide con i migranti.
Non è mancato qualche momento anche teatrale: ad esempio la lettura di una lunga serie di articoli di stampa sui reati commessi dagli stranieri in provincia, con tanto di “sfida” lanciata agli ospedali locali (video sotto).
“Questa città non può accogliere tutti – ha ripetuto Ferrara – Ci sono troppi africani che non dovrebbero essere qui e devono sparire dai nostri occhi. Se non ci penseranno le forze dell’ordine, lo faremo noi”. Parole forti, corrette – se di correzione si può parlare – solo con la specifica che “devono essere reimbarcati e rimandati al loro Paesi”.
Nel corso del paio d’ore di manifestazione, nessuna tensione particolare. Verso le 22.30 il sciogliete le righe.