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Como, sotto la calma di FdI arde lo scontro finale Zauli-Molinari al congresso

Arde non solo la fiamma storica, ma anche la brace politica sotto la quiete che sembra avvolgere Fratelli d’Italia in provincia di Como. Perché se è vero che – fatta eccezione per l’evento clamorosamente ben riuscito sul digitale portato a Villa Erba dal sottosegretario Alessio Butti – nel partito comasco di Giorgia Meloni accade poco o nulla da mesi, diciamo dalle ultime regionali lombarde, in realtà tra circoli, sedi, corridoi, piazze e comuni, i movimenti ci sono. Eccome se ci sono. E se davvero, come pare, congresso provinciale si farà – qualcuno dice entro l’anno, altri sorridono alla sola espressione “congresso di FdI” – allora potrebbe esserci davvero da divertirsi. Si sussurra di una sfida vera, insomma, al netto dei sempre possibili inciuci al fotofinish per proporsi nelle forzate vesti unitarie. Ma qui bisogna riavvolgere un attimo il nastro e tornare alla vigilia del voto di febbraio che riconfermò Attilio Fontana alla guida di Palazzo Lombardia.

La politica corre veloce e sembra già una sorta di preistoria politica comasca digerita e dimenticata, ma in realtà 8 mesi fa i Fratelli d’Italia comaschi furono dilaniati da tensioni, polemiche ed esclusioni eccellenti al momento di formare la lista per il Pirellone. I grandi protagonisti furono, da un lato, l’attuale coordinatore provinciale, Stefano Molinari, e quella che si potrebbe definire la vecchia guarda del partito di marca già An, che ne sostenne la candidatura (peraltro giunta sul filo di lana e che determinò l’addio alla partita di un altro nome importante e della stessa area, ossia l’ex assessore comunale Marco Butti, per non pestarsi i ‘piedi elettorali’ nello stesso bacino di voti del capoluogo).

Sull’altro fronte, in chiara opposizione proprio alla candidatura di Molinari, ecco invece un altro escluso eccellente dalla lista alle regionali, ossia un nome di vecchia data della destra comasca come Sergio Zauli, sindaco di Rovellasca, in alleanza con una delle new entry più recenti nella galassia meloniana a Como, cioè il consigliere comunale Tony Tufano (anch’egli pronto a correre per Milano e poi escluso, formalmente in ossequio al mantra che Como città non si poteva dividere tra più candidati con Molinari in campo).

In quei giorni furono metaforiche botte da orbi, con Zauli e Tufano – entrambi fatti fuori dalle elezioni con vista Milano – che diedero battaglia fino all’ultimo tra interlocuzioni pesanti ai piani alti (leggi Mario Mantovani), alleanze sul territorio (leggi Lorenzo Cantaluppi e soprattutto Anna Dotti, appoggiata in massa dai “ribelli” così da permetterne l’elezione in Regione proprio ai danni di Molinari) e bordate dialettiche. Il tutto non senza qualche replica velenosissima dell’altro fronte, culminata – giusto per fare un esempio – con Zauli sollevato dall’incarico di responsabile degli enti locali del partito con frasi “dolci” di Molinari del tipo “lui è la causa dei risultati negativi e non è nemmeno in grado di fondare un circolo dove è sindaco”. Chiaro il quadro, no? E dunque veniamo all’oggi.

Negli ultimi mesi, fino al 30 settembre, è andato in scena il tesseramento per Fratelli d’Italia, anche in provincia di Como. E se a livello nazionale il partito di Giorgia Meloni ha registrato incrementi record, in provincia di Como i numeri non sono ancora stati diffusi (a differenza di molti altri territori italiani). I rumors, però, dicono che la componente Zauli-Tufano avrebbe collezionato un numero decisamente alto, o quantomeno molto competitivo, di tessere. Dato essenziale, questo, per poter disporre di maggiore forza anche in sede congressuale, quando sarà poi eletto il nuovo segretario provinciale. Insomma, si profilerebbe una prova di forza finale tra le due componenti interne a FdI, con lo stesso Zauli che potrebbe essere il candidato segretario dei “ribelli”, mentre dall’altra parte potrebbe schierarsi ancora Molinari (o comunque un fedelissimo dell’asse tra lui e il big Alessio Butti). Insomma, gli ingredienti per un match comasco esplosivo in casa Meloni ci sono tutti. Le variabili però sono due e per nulla trascurabili: innanzitutto se si farà davvero il congresso provinciale entro l’anno o subito dopo (cosa tutt’altro che scontata, come già detto); e poi la variabile “inciucio” per salvare l’unità del partito persino al di là delle divisioni, magari con un accordo che conceda il coordinatore a una fazione, ma con controbilanciamento garantito a favore dell’altra tramite concessione di altri ruoli chiave e nomine. Partita complessa, dunque: ora non resta che aspettare.

 

 

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4 Commenti

  1. Dunque da come si legge pare che Zauli, che a tutti, sin dai tempi di AN, parla di destra, valori, etc, abbia certificato l’allenaza con Tufano (alias Rinaldin) che come valori può vantare al massimo il Mojto. Povera destra

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