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Politica

Dormitorio, preghiera di Bogani al sindaco: “Mario, sii libero e uomo. Sii folle e apri il tuo cuore”

Una preghiera laica, quasi un’orazione, una missiva tutta cuore e anima.

Nei giorni in cui il dormitorio è tornato a essere il tema centrale nel dibattito civico e politico in città, nei giorni dell’hashtag #mettiamocilafaccia torna a parlare Flavio Bogani.

Dopo aver lanciato una lista civica del volontariato oggi scrive una lettera aperta al sindaco di Como, Mario Landriscina.

Ph: Congregalli

La pubblichiamo integralmente:

Dammi 5 minuti Mario, prova ad ascoltarmi con il cuore. Non era molto tempo che don Renzo era stato ucciso. Il primissimo dormitorio era aperto neanche da un mese, e quegli (allora) giovani ragazzi volontari si interrogavano quanto fosse giusto accogliere chi nel disagio diventava pericoloso, chi autodistruggendosi poteva arrivare ad essere ingiusto, ingrato verso se stesso e verso di noi.

Ph Carlo Pozzoni

Ed ogni sera, quelle 40 brande non bastavano mai… personalmente ho dovuto molte volte dire a 15-20 persone: non c’è posto, tornate, forse domani potremo aiutarvi…Un cocktail di sentimenti dove il desiderio di accogliere (ed eravamo felici di farlo!) veniva da un lato colpito dalla ragione, per essere frustrato dall’impotenza del limite.

Ph: Congregalli

E noi volontari in mezzo a tutto questo bailamme di freddo, umanità e merda. Si anche la merda, caro Sindaco.  Essere buoni mica vuol dire che finisce sempre a tarallucci e vino, fanculo al buonismo…

Ph: Pozzoni

Avevamo aperto un servizio più grande delle nostre capacità, della nostra esperienza umana, morale e spirituale. Siamo stati degli apprendisti, dei manovali ingenui e generosi, in umanità. E fu così che un giorno Omar B.T., il più grosso e violento senza fissa dimora di Como, restio a tutte le regole, senza rispetto e violento con tutti, si ammalò della malattia del secolo.

“Truce politica leghista, assessora che punisce i poveri, basta”. Bogani fonda la sua Lista Civica 

Arrivava sempre ben oltre gli orari, le nostre regole. Arrivava ubriaco e molesto, urtando il nostro buon intendere l’accoglienza. Arrivava distrutto, quell’armadio di algerino, a dieci metri l’odore di urina e alcol anticipava la sua venuta.

Foto Pozzoni

Indubbiamente un Crocefisso dai piedi sporchi e ripugnante, fino a quando Battista (il nostro più verticale e ardito volontario) ci propose di riservare proprio ad Omar un posto ogni sera, senza porsi il problema se poi lui sarebbe arrivato o meno, rischiando di avere un letto vuoto con la gente fuori che non poteva occuparlo.

DORMITORIO: TUTTE LE CRONACHE

Una accoglienza ingiusta, asimmetrica a criteri di legalità (Omar era pure clandestino), giustizia (perché doveva essere trattato diversamente dagli altri?), buon senso (faceva casino ogni sera…). Ma eravamo giovani, Mario e Alessandra. Non eravamo neanche particolarmente buoni e amici tra di noi, ma ci accomunava il senso del limite, quel limite da scoprire e liberare con la fiducia, non con la paura.

Ph: Pozzoni

E la scelta, sofferta (io fui il più restio di tutti, e subii la maggioranza dei miei compagni) fu quella che tra gli ultimi c’era l’Ultimo, quello che si aspetta e non si lascia indietro. Perché se ne perdi uno solo, sei tu che perdi, Mario.

Ero di turno la sera che Omar si presentò a torso nudo, alle 11 di una notte di gennaio, tutto sanguinante. Una lametta da barba in bocca e il petto sfregiato, quasi che fosse bastato buttarlo fuori quel sangue per non morire di AIDS.

Lo lavammo io e Mizio, compagno di 15 anni di domeniche in mensa in via Lambertenghi. E lo avviammo alla sua brandina. Una carezza per calmarlo, e un piccolo segno della croce sulla fronte, affidandolo. In quel momento farfugliando ci disse che solo sua mamma l’avrebbe aspettato nel freddo.

Mario e Alessandra, avevo 28 anni ed ero pieno di certezze ed entusiasmo, di dottrina e oratorio, di Sacramenti vissuti e Sacramenti esclamati invano al Cielo.

Ma fu in quell’Uomo che Dio mi si presentò in tutta la sua sofferenza, in tutta la sua delicatezza infranta, tutte le parole, gli appelli e le polemiche erano a zero in quel momento. Omar B.T. la sera dopo non rientrò in dormitorio, in viale Innocenzo.
L’indomani, i vigili lo trovarono morto soffocato dal suo vomito, raggomitolato sotto il ponteggio di una casa in costruzione, in centro, non ce l’aveva fatta ad arrivare da noi. Certo, un pericolo in meno in Città; certo un ubriacone che se l’era cercata.
Un posto in più in dormitorio, forse.

Ma la vita non è una partita doppia sempre in pareggio, non basta essere efficienti, occorre anche aprirsi per ricevere, per poi restituire… vivere di voli, avendo a cuore il crescere a prova di stalli, equilibri che puntano a sbattere a terra.
Ancora oggi, per chi ha vissuto quelle notte, la Vita non è stata più la stessa.

Si è imparato che le nostre certezze, il nostro modo di intendere, è da dilettanti allo sbaraglio davanti allo stupore della Fragilità umana, che non è la paura che tutela, ma il chiamarsi per nome che ci rende Uomini, tutti. Omar ha fatto la sua parte, anche oggi che te lo dono, commosso.

Mettici il cuore Mario, e tu Alessandra non far dono alla Città del tuo intendere la paura, perché la tua non è sicurezza. La tua è paura come lo è stata per noi prima di Omar. Non essere avara con la Vita, Alessandra. Sono convinto che tu Mario serbi il desiderio di servire e ascoltare la Città, ad esser capito di quale passione ti animi bel oltre il potere di un sindaco travicello, forse anche tu hai paura di fare il salto, occhio che rischi però lo stallo.

Sono convinto che il gesto di una casa tutto l’anno faccia la storia per tante persone e valga molto, molto di più di letti caldi, ne va della dignità di tutti, che tu incarni con il mandato a rappresentarci, tutti. Sii Uomo, Mario. Sii Uomo buono Mario, non è più tempo di divisioni e fronti opposti in questo Paese che perde la fiducia e alimenta la paura.

Avrai sicuramente il tuo Omar che ti verrà incontro, ti chiederà chi sei, come lo amerai. Mario mettici il cuore, che ad accogliere ci si salva dalla paura e si cresce in Umanità, che in fin dei conti non importa tanto il come, ma l’esserci e non temere di dire “Eccomi!”.

Tutti siamo in cerca di chi ci accolga. Partire alla ricerca dell’Ultimo. Nella notte del dubbio se è la cosa giusta, non importa se perderai il consenso, ti farà il Sindaco di tutti. Non chiamiamolo più dormitorio, chiamiamolo Casa Como. Saprai essere verticale e folle in delicatezza, di quell’Amore gratuito, asimmetrico e sperticato?

Te lo auguro davvero Mario, saresti Uomo e Libero, saresti il Sindaco di tutti.
Mario trova quel posto e donalo a chi ancora spera che la Vita è Bella.
Non un dormitorio, Casa Como.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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