Torna – o almeno prova a tornare – pensione/vitalizio per i consiglieri regionali lombardi, su base volontaria e contributiva. La Commissione Affari Istituzionali e Enti Locali, nella seduta di questo pomeriggio, ha infatti iniziato l’iter di discussione del progetto di legge relativo alle “Disposizioni in materia di trattamento economico dei consiglieri. Modifiche alla L.R. 3/2013”. Il provvedimento è stato assegnato alla Commissione Affari Istituzionali. I firmatari del progetto di legge sono il Presidente del Consiglio regionale Federico Romani, il Vice Presidente Giacomo Cosentino e il Consigliere Segretario Alessandra Cappellari, componenti dell’Ufficio di Presidenza. La Commissione ha nominato come relatore Matteo Forte (Fratelli d’Italia).
Il progetto di legge prevede di introdurre un’indennità differita a titolo previdenziale, a decorrere dalla XII legislatura regionale, a favore dei Consiglieri eletti nella stessa legislatura o nelle legislature successive. L’istituto è esteso ai componenti della Giunta regionale e ai sottosegretari. La norma prevede l’adesione volontaria all’istituto e nessun automatismo.
La proposta introduce una trattenuta pari all’8,8% dell’indennità di carica (pari a 556 sui 6.327 euro mensili) al fine di costituire un fondo che, al compimento dei sessantacinque anni di età e a seguito dell’esercizio del mandato per almeno cinque anni, riconosce agli aventi diritto un assegno calcolato con il metodo contributivo. Ai contributi trattenuti è previsto un versamento da parte del Consiglio regionale pari a 2,75 volte la quota versata. In questo modo si stima una indennità differita percepita mensilmente dopo i 65 anni pari a 580 euro.
Secondo il relatore e Presidente della Commissione Matteo Forte “bisogna sgombrare il campo da qualsiasi equivoco: non si tratta di ripristinare i vitalizi che sono stati aboliti a partire dalla IX legislatura, ma di dare la possibilità ai Consiglieri di aderire a un’indennità differita calcolata con il metodo contributivo. La proposta, inoltre, non comporta alcun aumento dei costi della politica, perché le cifre accantonate si compenseranno con la riduzione delle spese dei vitalizi per i Consiglieri in carica prima del 2013, anno in cui erano stati aboliti: il progetto di legge punta ad allineare la normativa regionale lombarda in materia a quanto già previsto e adottato da altre regioni italiane, come Abruzzo, Calabria e Liguria, è previsto da un’intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni”.
In base al presupposto dell’adesione di tutti gli aventi diritto all’indennità differita a titolo previdenziale, la trattenuta del contributo mensile determina un introito annuo pari a euro 654.768,58 euro, risorse utilizzate per l’erogazione degli assegni vitalizi il cui stanziamento di bilancio è pari a 6.426.000,00 euro nel triennio 2025 – 2027.
L’indennità differita a titolo previdenziale per il 2028, al termine della XII legislatura, si stima possa ammontare a circa 230 mila euro. Contemporaneamente, la somma degli assegni vitalizi attualmente in erogazione, ai sensi delle leggi regionali 12/1983 e 12/1995, dovrebbe diminuire di circa 600 mila euro. Sulla base di questi presupposti, la spesa per l’indennità differita a titolo previdenziale trova copertura nella progressiva riduzione della spesa necessaria per l’erogazione degli assegni vitalizi.
Nel corso del dibattito sono intervenuti diversi Consiglieri regionali.
Nicola Di Marco (Movimento 5 Stelle) ha definito il provvedimento “non urgente né necessario. In uno scenario di profonda crisi economica e sociale, in cui molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese e molti lavoratori una pensione non la vedranno mai, chiediamo il ritiro immediato del progetto di legge”.
Luca Ferrazzi (Gruppo Misto) ha posto l’attenzione sul trattamento di fine mandato: “Credo sia necessario inserire nel progetto di legge un’indennità di fine mandato dei Consiglieri regionali, cioè l’accantonamento di una mensilità per ogni anno di mandato svolto. Questo consentirebbe ai Consiglieri un’integrazione rispetto alla mancanza dei contributi che non sono stati versati durante il mandato”.
Onorio Rosati (Alleanza Verdi e Sinistra) ha confermato la necessità di “affrontare un vulnus della legislazione previdenziale regionale. Il progetto di legge, però, non risponde alla complessità e alle differenze delle esigenze delle singole situazioni”.
“Dobbiamo respingere dalla discussione le spinte populiste e demagogiche – ha sottolineato Ivan Rota (Forza Italia) -. Questo progetto di legge è uno strumento che serve a ridare dignità al ruolo di Consigliere regionale e alle istituzioni”.
Carmela Rozza (PD): “La mia proposta è quella di dare la possibilità ai Consiglieri regionali di versare i propri contributi volontari, abbandonando quelli figurativi. Esattamente come avviene per tutti i lavoratori. Un’ipotesi che questo progetto di legge non ha nemmeno immaginato”.
“Serve un approccio obiettivo, non ideologico – ha sottolineato Chiara Valcepina (Fratelli d’Italia) – Su questo tema non dobbiamo rischiare di scivolare nella demagogia. Il sistema pensato da questo progetto di legge istituisce un meccanismo che riconosce l’impegno e la professionalità che i cittadini chiedono alla politica. È uno strumento che prova a ridare dignità al ruolo e alle istituzioni”.