La presenza del manager milanese Federico Pella nell’elenco dei sei indagati per i quali la Procura della Repubblica di Milano ha chiesto l’arresto nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica che sta scuotendo Palazzo Marino (oltre 70 complessivamente gli indagati) agita anche la politica in Comune a Como. Il motivo sta nel fatto che Pella è manager della società J+S, tra i promotori di tre progetti cruciali per Como quali il nuovo stadio Sinigaglia, il centro sportivo del Rugby Como in via Longoni e la cittadella dello sport di Muggiò.
Al manager la Procura milanese contesta la corruzione nei confronti dell’architetto Giuseppe Marinoni, ex presidente della commissione Paesaggio del comune di Milano.
In consiglio comunale, davanti alle richieste di una presa di posizione pubblica giunte da più parti anche nei giorni scorsi – dalla consigliera della Lega Elena Negretti al consigliere di Svolta Civica Vittorio Nessi fino al Pd – il sindaco Alessandro Rapinese è intervenuto a muso duro.
“In questo Paese vige presunzione d’innocenza fino al terzo grado di giudizio – ha affermato in aula Rapinese – Altrimenti molti vostri esponenti, dal Pd alla Lega, non potrebbero essere in Parlamento”.
“Nello specifico – ha continuato il sindaco riferendosi all’inchiesta milanese – gli indagati sono plurimi e di molti ho il numero sul mio cellulare. E allora cosa faccio, cancello il numero? L’indagato è innocente sempre fino a prova contraria. Io cosa devo fare? Andare a casa del manager, cercarlo, portarlo via e chiedergli ‘dimmi cosa hai fatto’?”.
Poi Rapinese ha attaccato le amministrazioni precedenti parlando della “Gente che nominavate voi, sembrava un film western. Qui è tutto sotto controllo, altrimenti (qui riferito direttamente a Negretti, ndr) vada in procura. Dovessi contare quanti sono gli indati del Pd o della Lega, faremmo tardi”.
In maniera piuttosto atipica, sul punto è intervenuto anche il presidente del consiglio comunale Fulvio Anzaldo che ha definito “antidemocratico pensare che una persona ancora non è stata nemmeno interrogata venga già considerata colpevole (cosa che nessuno ha fatto né detto, l’opposizione ha solo chiesto chiarimenti ndr)”.
“Questo automatismo tra eventuali condotte illecite e l’amministrazione di Como, fino addirittura a suggerire di verificare il rispetto della legalità, mi pare offensivo. E alcune dichiarazioni, imprudenti”, ha concluso Anzaldo.