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Senzatetto, il fronte a sinistra si spacca sul presidio. Rifondazione sbatte la porta: “Impossibile collaborare”

Che sinistra sarebbe se non si spaccasse? E infatti, accade anche in queste ore alla vigilia di quella che sarebbe dovuta essere l’ultima manifestazione (o almeno l’ultima davanti a Palazzo Cernezzi, perché il consiglio comunale riprenderà a settembre) contro la giunta per la gestione della questione dei senza dimora.

Il presidio di protesta è stato annunciato dagli attivisti di Cominciamo da Como per le 19.30 di giovedì prossimo, 30 luglio, e nel comunicato, tra gli altri passaggi, si legge che “finora la giunta Landriscina ha temporeggiato, illudendosi di poter aspettare la pausa estiva per nascondere la polvere sotto al tappeto”, ma “la cittadinanza comasca non ha intenzione di essere raggirata da questa classe politica, e ha deciso di unire tutte le voci per richiamare la nostra amministrazione alle proprie responsabilità con tutta la forza di cui è capace”.

Particolare rilevanza, alla luce della spaccatura successiva, assume però questo inciso: “È importante partecipare in massa perché le questioni che solleviamo ormai da troppo tempo non passino sotto silenzio. Non permettiamo che la soluzione ai problemi della città venga rimandata a settembre”.
Ma ecco che ora arriva il no secco di uno dei soggetti tipicamente più partecipi e solidali rispetto a questo genere di iniziative, ovvero Rifondazione Comunista. Che si tira clamorosamente fuori, pur lasciando un’alea di mistero sulle vere ragioni.

Il passaggio del comunicato ufficiale è questo: “In merito alla manifestazione indetta per giovedì 30 luglio dal collettivo Cominciamo da Como, preso atto della venuta meno delle condizioni minime di collaborazione, la federazione provinciale di Como del Partito della Rifondazione Comunista ritira la propria adesione”.

Segue comunque il rilancio della battaglia per “bagni pubblici e di un dormitorio comunale per tutti i senzatetto, senza distinzioni di nazionalità, che hanno diritto a vivere in condizioni dignitose”, con invocazione delle dimissioni della giunta.

Ma la spaccatura nel fronte resta.

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