Sotto la neve spunta un bocciolo di campagna elettorale a firma di Svolta Civica, il gruppo che a Palazzo Cernezzi è rappresentato da Maurizio Traglio, Barbara Minghetti e Vittorio Nessi.
Il documento diffuso è per certi versi anomalo: se da un lato si può considerare un normale resoconto dell’anno politico-amministrativo appena finito, dall’altro guarda anche al futuro con alcuni passaggi che vanno oltre le generiche dichiarazioni di intenti (tenendo presente, inoltre, che l’anno prossimo sarà quello che farà da abbrivio alle elezioni comunali del 2022).
In questo senso, il punto più politicamente pregno è certamente quello sul futuro della Ticosa, ora che peraltro l’annunciato progetto del maxitrasloco del Comune nell’are sembra definitivamente tramontato.
“Pensiamo allo straordinario patrimonio di conoscenza rappresentato dal nostro Setificio per ipotizzare la nascita di corsi altissima specializzazione nel campo dell’innovazione tessile – è la premessa del documento di Svolta Civica sul tema – In questo senso, il progetto di Officina Como sul comparto Ticosa, ignorato dall’amministrazione in carica, resta, secondo noi, un modello di grande interesse in chiave prospettica. Questa idea trascina con sé altre implicazioni strategiche, a partire dall’impostazione urbanistica e viabilistica che si intende dare alla Como dei prossimi anni”.
Musica per le orecchie dell’imprenditore Paolo De Santis, che dell’Hub della Creatività ha fatto il perno delle proposte di Officina Como negli ultimi anni.
La Ticosa di De Santis verso il requiem. Ma l’imprenditore rilancia: “Como, vieni e seguimi”
Non mancano, nello scritto di Traglio, Minghetti e Nessi, dure critiche all’amministrazione Landriscina (dal destino in bilico della maxiciclabile al recupero integrale di Villa Olmo avviato dalla giunta Lucini).
Di seguito, alleghiamo il documento integrale.
Il 2020 è ormai agli sgoccioli e, come da nostra abitudine, vogliamo dedicare qualche istante alla riflessione e all’augurio per un tempo migliore. Si chiude un anno difficile per tutti e anche la nostra città non è stata esente da pesanti ripercussioni derivanti dalla pandemia.
Alcuni settori hanno sofferto più di altri – come il turismo e tutto il suo indotto – altri hanno lottato per mantenersi in vita, altri hanno dovuto soccombere. Le famiglie comasche, in generale, si sono ritrovate più povere e, soprattutto, travolte dall’incertezza a cui questo virus ci ha messi di fronte improvvisamente.
In questi mesi sventurati l’amministrazione della città ha dovuto, fatalmente, operare su livelli diversi: quello dell’emergenza e quello della pianificazione.
Nuove forme di povertà sorgono quotidianamente ed è dovere dell’amministrazione fare tutto il possibile per correre in aiuto di chi ha più bisogno.
Come abbiamo sempre ribadito in aula, tutte le misure rivolte alla gestione dell’emergenza hanno trovato e troveranno sempre il nostro convinto appoggio. Nel momento della grande difficoltà sentiamo il dovere civico di lavorare per l’unità e non per la polemica.
Ciò non ci vieta, però, di esporre le nostre idee su quanto sta accadendo e, soprattutto, su ciò che vorremmo fosse attuato nel prossimo futuro.
La mancanza di visione da noi frequentemente denunciata non è soltanto uno slogan, ma è qualcosa di concreto.
Oggi, più che mai, non si intravede un disegno generale che possa, in qualche modo, creare i presupposti per il rilancio del nostro territorio.
Un rilancio che dovrebbe, a nostro parere, passare da alcuni punti fermi.
Como deve tornare ad essere attrattiva, soprattutto per le giovani generazioni.
Ecco, allora, che la creazione di un polo universitario di eccellenza diventa, più che mai, un obiettivo strategico irrinunciabile. Pensiamo allo straordinario patrimonio di conoscenza rappresentato dal nostro Setificio per ipotizzare la nascita di corsi altissima specializzazione nel campo dell’innovazione tessile.
In questo senso, il progetto di Officina Como sul comparto Ticosa, ignorato dall’amministrazione in carica, resta, secondo noi, un modello di grande interesse in chiave prospettica.
Questa idea trascina con sé altre implicazioni strategiche, a partire dall’impostazione urbanistica e viabilistica che si intende dare alla Como dei prossimi anni.
Mentre dovremmo essere tutti accomunati da un approccio ormai irrinunciabile di sostenibilità globale della città, dalla mobilità urbana all’organizzazione dei servizi, dal turismo al commercio, dall’industria all’artigianato, ci troviamo nell’imbarazzante situazione per la quale si litiga per qualche parcheggio in più e si cerca di trasformare un progetto di ciclo-pedonalizzazione importantissimo in una sorta di fastidioso accessorio, con il rischio di perdere ingenti finanziamenti pubblici.
Sempre in termini strategici, l’abbandono totale di uno degli asset più importanti per la città, quello culturale, appare come un segno di inequivocabile rassegnazione.
Il completamento del recupero di Villa Olmo e, ancor più, un nuovo sistema di gestione che dovrebbe rilanciare il sistema museale, teatrale e culturale cittadino, sono rimasti lettera morta, con buona pace di tutte le realtà che in questo rilancio dovrebbero essere coinvolte.
Da questi punti cardine si può ricostruire qualcosa per i nostri figli.
Da lì passa il futuro.Questo vuole essere un augurio, uno sprone. Perché ciò che per noi resta l’unico obiettivo è il bene di Como. Il resto, francamente, ci interessa poco.
Un commento
Per fortuna c’è Svolta Civica. L’opposizione deve avere il coraggio di lanciare proposte alternative. Con le sole critiche non si va lontano. Si rischia di fare la fine di quelli di centrodestra che criticavano la Giunta Lucini sui migranti. Poi una volta al governo del Comune non hanno risolto il problema dei migranti e non sono riusciti a fare nulla di altro perché non avevano e non hanno idee. Ma, ad essere sincero, non mi sorprende il centrodestra che se non parla di militarizzazione dei portici e delle piazze, di parcheggi e di crisi del commercio in convalle, non sa di cosa parlare. Mi sorprende il centrosinistra. Se incontrassi oggi i miei amici del PD in Comune di cosa discuterei? Mah…. Uno mi sembra che fosse immerso nei problemi del Teatro di Albate, l’altra è nostalgica della Giunta precedente e si incazza se le toccano quanto fatto (e non fatto) prima, il terzo interviene con sdegno per denunciare inefficienze e sciacallaggi del centrodestra in Comune e fuori dal Comune. Meglio dei soldatini e del Monopoli del centrodestra ma sempre troppo poco per ergersi ad alternativa.
Forse l’unica strada è fare quadrato con Svolta Civica. Un’idea di città su cui discutere ce l’hanno. Altre idee ce l’hanno i Verdi, il gruppo di Italia Viva e quello di Azione, Officina Como, molti imprenditori e imprenditrici illuminate. Insomma, chi vuole uscire dal paradigma del “non si può fare nulla”, faccia un passo avanti e senza essere troppo timorosi. Peggio di chi c’è adesso, è possibile? Non credo proprio.