Ricorre il 2 Ottobre la festa dei nonni per ricordare l’importanza del loro ruolo all’interno delle famiglie e della società in generale: secondo le stime sono circa ventimila i lariani che vestono la divisa da nonno. Può sembrare un paradosso ma in una società in continua evoluzione che vede nell’organizzazione sociale della famiglia un cambio della genitorialità e nuovi schemi familiari, il ruolo dei nonni resta un caposaldo nel modello di assistenza.
Un’ assistenza che si declina in diverse forme e sembrerà strano, anche nel campo oncologico. All’inizio dell’2020 (in epoca pre covid), ATS Insubria aveva pubblicato un report dell’intervallo 2013 e 2018: in riferimento al distretto Lariano, la tendenza annua era in lieve diminuzione (-0,2%). Secondo i dati ISTAT i morti per tumore nella nostra provincia solo nel 2021, sono stati 1723 (803 le donne e 920 gli uomini). Superata la pandemia sono aumentate le diagnosi di tumore, soprattutto mammella e colon. Ma in realtà grazie alle cure è cresciuto anche il tasso di sopravvivenza. Nel report 2023 pubblicato dall’Ats Insubria, si sottolinea come l’invecchiamento della popolazione abbia influenzato anche l’incidenza dei tumori con un conseguente aumento del carico assistenziale.
Se però fino a pochi anni fa il tumore era considerato una malattia cronica e quindi età dipendente, due recenti studi americani, hanno dimostrato un aumento nelle fasce sotto i 55 anni, probabilmente a causa dell’invecchiamento precoce a livello biologico e molecolare, legato a stili di vita non corretti: generazione X (nati tra il 1965 e il 1980) e millennials (nati tra la metà degli anni ’80 e primi anni del 2000) hanno un rischio maggiore di ammalarsi per 17 tipi di tumore rispetto alle generazioni precedenti. Questo apre a scenari, impensabili fino ad ora.
In oncologia, uno dei pilastri dell’assistenza è rappresentato dal caregiver familiare, mutuato dal mondo anglosassone, è il prestatore di cure, si riferisce a un familiare che assiste i propri cari in difficoltà, in conseguenza del percorso oncologico. Il loro contributo, si perde nelle ampie maglie della legislazione italiana: spesso infatti i caregiver rappresentano una rete di assistenza silenziosa se non addirittura invisibile. Il Long-Term Care Report del 2021 stimava che in Italia i caregiver familiari rappresentassero il 5,8% della popolazione. Leggendo il 13° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, istituto dalla FAVO (federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), scopriamo che nel 16% dei casi il caregiver familiare è rappresentato da un pensionato.
La figura del nonno quale baluardo dell’assistenza sembra quindi esistere da tempo. Secondo i dati elaborati dal Centro Studi di Senior Italia Feder Anziani qualche anno fa, le donne sono il 71% dei caregiver familiari e non deve quindi stupire se il 92,8 delle nonne aiuta le famiglie dei figli e 3 su 4 che accudiscono i nipoti.
In Italia il crollo della natalità è irrefrenabile: secondo le proiezioni demografiche pubblicate da Eurostat nell’aprile scorso (Europop 2023), la popolazione nel 2100 si ridurrà circa del 15 per cento rispetto a oggi. I dati raccolti dal Sole 24 Ore per l’annuale classifica “Qualità della vita: bambini, giovani e anziani”, vedono Como al secondo posto tra le provincie dove vivono meglio gli anziani, ma solo al 16 per i bambini e al 39 fra i giovani.
La domanda di cura per persone parzialmente o totalmente non autosufficienti continua a crescere e le politiche sanitarie a supporto si dimostrano in alcuni casi inefficaci.
Se confrontata con i principali Paesi nell’Unione europea (UE), l’Italia si colloca al primo posto per l’indice di dipendenza senile (numero di anziani sul totale della popolazione attiva). Oggi in media, nell’UE ci sono 3 persone in età lavorativa per ogni over 65, rapporto che scende a 2,6 in Italia e secondo le previsioni Eurostat crollerà a 1,5 nel 2100. Sebbene l’indice di vecchiaia (numero di anziani ogni 100 giovani) veda la nostra provincia al 13 posto, l’inverno demografico degli ultimi anni non lascia ben sperare: questo prelude al cosiddetto “debito demografico” nei confronti delle generazioni future, soprattutto in termini di previdenza, spesa sanitaria e assistenza; da qui il paradosso dei nonni che finendo per sobbarcarsi il compito gravoso del caregiver, diventeranno loro malgrado il vero welfare sostitutivo.
Prof Alberto Vannelli
Direttore Chirurgia Generale Ospedale Valduce – Como