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Le faide suicide a sinistra, il nulla a destra: Alessandro Rapinese e l’irripetibile occasione di essere sindaco

Alessandro Rapinese ha davvero un’occasione storica, alle prossime elezioni comunali. Probabilmente, mai tanti astri politici si sono allineati in suo favore come in queste ultime settimane, per di più, almeno a prima vista, senza cambiamenti epocali percettibili in arrivo (per quanto la politica possa compiere rotazioni di 360 gradi in un attimo, si sa).

Lo spettacolo straordinario che, da destra a sinistra, stanno offrendo tra Roma e Como partiti, liste civiche, cespugli e via dicendo, invoglierebbe chiunque a sognare il traguardo di diventare sindaco del capoluogo lariano mischiando meriti propri e demeriti/defaillances altrui. Anzi, di più: il disfacimento e al tempo stesso l’immobilismo che contraddistinguono le teoriche coalizioni “classiche” degli schieramenti politici, suggerirebbero quasi alla lista Rapinese Sindaco di continuare a stare alla finestra, per raccogliere il più clamoroso dei risultati soltanto mettendo le mani giunte per cogliere la mela matura dall’albero. Senza nemmeno troppa fatica.

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Basterebbe, alla civica solitaria guidata dal vulcanico consigliere, aver conservato il 22,5% del 2017 (all’epoca 7.600 voti e rotti), per coltivare seriamente ambizioni di “golpe” sulla storica alternanza centrodestra/centrosinistra alla guida di Palazzo Cernezzi. Traguardo non facile, questo del congelamento dei voti, visti altri cinque anni trascorsi all’opposizione e due perdite pesanti come quelle di Ada Mantovani (oltre 760 preferenze personali) e Paolo Martinelli (419). Ma è noto che una delle specialità del “rosso” è scovare talenti acchiappavoti tra vie e quartieri, dunque – per quanto incisive – non è detto che quelle due assenze non vengano riassorbite da qualche nome a sorpresa tra 3-4 mesi. E se poi, addirittura, la civica arrivasse ad alzare l’asticella al 25%, allora davvero nessun sogno sarebbe proibito (il centrosinistra comasco per Maurizo Traglio al primo turno del 2017, prese il 26% per dire).

Più in generale, comunque, la fresca notizia del replay autolesionistico del centrosinistra rispetto allo sciagurato 2017, con la frattura tra Pd (che con altri alleati sosterrà Barbara Minghetti a sindaco) e la lista Civitas di Bruno Magatti (più forse qualche altra mini sigla a sinistra nelle prossime ore) è già un ottimo viatico per ambire a superare quello schieramento.

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Anche perché, persino dovesse ricomporsi la ferita suicida all’eventuale ballottaggio (tutt’altro che sicuro, peraltro), l’ormai classico crollo degli elettori che si recano a votare al secondo turno premierebbe comunque con grande probabilità Rapinese, che può certamente contare su uno zoccolo duro, quasi adorante, che ormai nessuna delle sigle partitiche può vantare. In più, siamo sicuri che a una sfida finale a due con Rapinese, l’eventuale coalizione esclusa, centrodestra o centrosinistra che fosse, non voterebbe proprio il candidato outsider pur di negare la vittoria ai nemici storici?

Del centrodestra, ormai in preda a un’autodistruzione da manuale come si è visto abbondantemente anche nella tornata disastrosa per l’elezione (mancata) del presidente della Repubblica, oggi è persino difficile dire qualcosa, vittima di un’assenza di idee, strategie e nomi forti che forse ha qualche parallelo soltanto con il 2012, l’anno della dissoluzione con sconfitta contro Mario Lucini dopo i secondi, apocalittici cinque anni di Giunta Bruni.

Tra i no categorici a un Landriscina bis di due alleati su quattro (Forza Italia e Fratelli d’Italia), la puzza sotto il naso per le poche figure realmente incisive a livello locale (Anna Veronelli su tutte), i jolly dal fiato cortissimo, il generale stato di disgrazia dell’alleanza sovranista Lega-Fratelli d’Italia, la sostanziale impalpabilità del polo centrista che dovrebbe avere Forza Italia come perno, è persino complicato tracciare una geografia esatta del teorico centrodestra. Che, comunque, al 2 di febbraio – con elezioni probabili a maggio – non ha ancora non soltanto un perimetro, figuriamoci lo straccio di un programma, ma nemmeno la lontana idea di un candidato sindaco/sindaca.

Insomma, come si diceva all’inizio, per forza propria e disgrazie altrui, è difficile, almeno a oggi, immaginare uno scenario più favorevole – che ovviamente non significa scontato ma fattibile sì – per il blitz di Rapinese verso la fascia tricolore. Sovvertimento di ordini e gerarchie politiche che forse, in fondo, potrebbe persino costituire un bagno di umiltà per quel guazzabuglio di vanità personali, inconcludenza elettorale, insipienza politica che sta marchiando a fuoco il sistema dei partiti a ogni latitudine.

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16 Commenti

  1. In una città non certo di sinistra, il fatto che una candidata come Minghetti non abbia una palla al peso come Magatti, è certamente positivo per il possibile risultato finale.

  2. Aggiungiamo una considerazione: nei giudizi su Alessandro Rapinese c’è spesso la tendenza a farne solo e soltanto una questione di forma.
    Ma come scritto da Citizen K, Rapinese è soprattutto “quello della fiaccolata contro la pedonalizzazione dei portici Plinio. Quello che voleva rottamare e vendere su ebay Life Electric. Quello che voleva aprire al traffico in settimana piazza Roma e via Fontana. Quello che litiga con tutti quelli con cui ha a che fare”. Davvero c’è qualcuno che adesso potrebbe giudicare queste misure un fallimento?
    Ma è anche quello – aggiungo io – delle gabibbate in stile Striscia la Notizia, dove muri scrostati o il pacchetto di sigarette buttato in terra vengono elevati a scandalo morale.
    Se finora abbiamo avuto la grande fortuna di non doverlo giudicare per quello che ha fatto, accontentiamoci di giudicarlo in virtù di quello che “avrebbe fatto”. E mi sembra già abbastanza.
    Proprio per questo Rapinese è innanzitutto un problema di sostanza, la forma è un escamotage comunicativo per intercettare un target preciso di possibili elettori.

  3. Ben venga Rapinese ma poi… che abbia coraggio di far girare i dirigenti che da troppi anni sono sempre lì a far casotti senza risolvere nulla per la Nostra cara Como

  4. Qualora fosse eletto, dovrebbe vedersela con il suo più grande avversario che è sé stesso. Non riesce a fare squadra: su tre consiglieri eletti con lui è stato abbandonato da due. Non riesce ad argomentare nessuna idea senza che finisca in alterco con il suo avversario politico (vedi il “buon” Sindaco). Non analizzando in profondità i problemi, non riesce a risolverli e li sposta da un’altra parte o crea altri problemi: niente dormitorio i mendicanti se li prendano le città vicine (ma li vogliono? e chissenefrega basta non averli qui!). Niente Smart city, troppo complesso, riduciamo la ZTL (aumenta il traffico? e chissenefrega ci penseremo quando si lamenteranno!) Niente fanghi da smaltire, mandateli da un’altra parte (gli altri li vogliono? Ma che cazzo è la bioraffineria?!? e poi chissenefrega basta non averli qui!). Insomma, protesto, analizzo superficialmente, non risolvo e cerco di spostare il problema altrove e quando tornerà indietro dirò che è colpa di qualcun altro oppure, peggio, farò finta che il problema non esiste più. Insomma, il profilo perfetto di chi sa solo protestare. Ma è anche il profilo perfetto di chi sa governare? C’è da scommettere che, dopo poco, gli stessi che lo eleggeranno, per dirla alla Gianni Brera, lo rincorreranno con l’ombrello. Raggi e Appendino erano candidate che all’opposizione diedero mostra di sé protestando e contestando tutto. Dopo cinque anni, gli stessi che le hanno votate hanno pensato bene di togliersele dalle palle: l’Appendino non ci ha neppure provato a farsi rieleggere! Per i romani e i torinesi cinque anni sprecati. Possiamo permettercelo?

  5. mi auguro proprio di no..Como puo’ solo fare due scelte:diventare definitivamente un paesone dell’hinterland milanese o,con un’improvviso ed improbabile cambio di prospettiva ed ambizioni,ritrovare una propria peculiarita’ di citta’ piccola ed unica,per storia,panorami,posizione geografica.di certo non fara’ nulla di tutto questo con Rapinese,non parliamo della destra che ha dato prove amplissime della propria insipienza(per essere gentili:in passato-recente-potrei dire delinquenza..)

  6. Citizen K qui sotto riassume bene cosa sia stato (e quindi cosa sarebbe) Alessandro Rapinese.
    Rapinese può vincere sì, come hanno vinto nel 2018 i Cinque Stelle.
    La sovrapposizione nei modi, negli atteggiamenti, nelle idee, è imbarazzante.
    Volete condannare Como a un provincialismo talmente manifesto da arrivare 4 anni dopo a lanciare quella moda dello sfascismo che a livello nazionale si è già squagliata come neve al sole? Fate pure. Ma non raccontatecela come un film inedito.
    In questa tornata elettorale Como ha davvero la possibilità di voltare le spalle a populismo, locatellismo e vecchiume vario allineandosi a quella svolta progressista che tutte le province confinanti (Sondrio esclusa) hanno già intrapreso da tempo.
    La strada non è vivere fuori dai partiti, ma svuotare i partiti di nomenclatura e dirigismo per rempirli di idee e di persone.

    1. Condivido, apprezzo, e mi permetto di rilanciare le sue parole Marco:

      “La strada non è vivere fuori dai partiti, ma svuotare i partiti di nomenclatura e dirigismo per riempirli di idee e di persone.”

      1. Guardi Plinio, nella filosofia del ‘900 si è affermato un concetto fantastico che è quello del “prendersi cura”; ossia il farsi carico di quello che ci sta intorno e ci riguarda da vicino in maniera autentica, rinunciando a demandare la nostra parte di responsabilità a un capo che agisca in nome nostro.
        Ecco, per lo meno a livello locale i partiti dovrebbero diventare questa cosa qui: un luogo di incontro, un contenitore che raccoglie le persone attorno a delle idee e che le lascia poi libere di farsi carico – ognuno per quello che può – del proprio pezzo di responsabilità.
        E parlo di cose molto concrete e molto prossime, tipo educazione dei figli, scuola, riappropriazione dei luoghi di aggregazione, attenzione alla persona ecc…
        In Rapinese non vedo niente di tutto questo.

      2. Non sono di Como, vengo e ci passo di frequente, trovo la vostra città cambiata in meglio da quando c’è questo sindaco. Ha dato una lezione ai politici che si sono succeduti prima.

  7. Chissà che non si possa riprendere adesso ciò che diceva Broggi nel novembre del 2021
    (il virgolettato è tratto da ComoZero):

    “La disponibilità di Barbara Minghetti è un’ottima notizia per la città di Como e per la coalizione del centrosinistra, che si arricchisce di una personalità di rilievo. Siamo di fronte a un cambiamento storico: il centrosinistra e la città si trovano a discutere con due donne autorevoli, Adria Bartolich e Barbara Minghetti. Già in questa discussione sta una novità importante e attesa. Ma il centrosinistra ha di fronte a sé una grande sfida, quella della sintesi e della costruzione che sappia creare le condizioni perché queste due personalità lavorino insieme per Como, nella stessa squadra e con tutta la coalizione. Oltre ai nomi ci sono i programmi, c’è una visione di città, c’è un percorso da verificare e condividere nei prossimi giorni insieme a tutta la nostra area”.

    Qualora ci fosse la condivisione di un programma, perché la sig.ra Bartolich dovrebbe sottrarsi ad assumere delle responsabilità nella Giunta?

  8. Quello della fiaccolata contro la pedonalizzazione dei portici Plinio? Quello che voleva rottamare e vendere su ebay Life Electric? Quello che voleva aprire al traffico in settimana piazza Roma e via Fontana? Quello che litiga con tutti quelli con cui ha a che fare?
    Sarebbe il colpo di dis-grazia per questa martoriata città

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