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Punti di vista

Caro Gervasoni, lo dico con dispiacere: la tua intervista su via Borgovico è inaccettabile, quasi più del disastro

Conosco Pierangelo Gervasoni da oltre 20 anni. Era già consigliere comunale di lungo corso demo-centrista quando iniziai questa professione, ho sempre avuto un rapporto personale diretto, schietto e improntato alla massima trasparenza pur senza sconti quando è stato il caso.

Al di là del giudizio politico che ognuno può averne, ho avuto modo di esprimere a più d’un amministratore, in questi ultimi mesi, la sensazione che – in una giunta come l’attuale di neofiti, che difficilmente passeranno alla storia – la sua esperienza in qualche modo apparisse cristallina in tutto: dai rapporti con sindaco e assessori, a quelli con l’assemblea cittadina, passando per la disponibilità con i cronisti.

Detto questo – che però era per me essenziale – è con ancora maggior rincrescimento e rabbia che va ammesso senza condizionamenti che la sua intervista a tutta pagina rilasciata oggi a “la Provincia” è del tutto inaccettabile, sotto qualsiasi profilo.

L’invito è a leggerla direttamente sul quotidiano, ma due passaggi ci permettiamo di citarli. In un uno, Gervasoni afferma testualmente che dei concomitanti cantieri aperti “dall’autostrada, alla Regina, passando da Cernobbio, noi non eravamo a conoscenza quando tre mesi fa abbiamo programmato i cantieri in via Borgovico”.

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In un secondo passaggio – alla domanda se in Comune non ci si aspettasse il disastro avvenuto ieri con la chiusura di via Borgovico – l’assessore alla Mobilità e alle Opere pubbliche di Palazzo Cernezzi ha detto che “speravamo di no, non così tanto”.

Sono parole gravissime, inaccettabili e che sfiorano l’assurdo in entrambi i casi.

Nel primo, perché ci si domanda quale sia il ruolo di un capoluogo di provincia, quale siano il suo peso e la sua valenza in termini amministrativi e istituzionali, e dunque quale sia il ruolo del sindaco, degli assessori e degli uffici tecnici se nessuno di costoro era al corrente che, esattamente mentre si strozzava un’arteria essenziale come via Borgovico, tutt’attorno partivano o erano abbondantemente in corso lavori che avrebbero drammatizzato le conseguenze sulla città e sui cittadini.

E comunque, anche ipotizzando che a Palazzo Cernezzi nessuno sapesse nulla del mondo circostante, una volta apprese le rischiosissime concomitanze, andare avanti come bulldozer col programma originario era proprio necessario? Valutare modifiche o accorgimenti era impossibile?

Nel secondo caso, la parte sui disagi che “speravamo di no, non così tanto”, le parole di Gervasoni si commentano da sole: il Comune di Como puntava su una specie di “io speriamo che me la cavo” di fronte all’impatto di una chiusura in pieno giorno, a metà luglio, di una delle più importanti strade di accesso alla città.

Già così, è chiaro che siamo di fronte a qualcosa di irragionevole e incomprensibile. Ma c’è di più.

C’era la prova sul campo di 4 giorni prima, giovedì scorso: ossia quando, esattamente come accaduto ieri mattina, i primi test sulla chiusura di via Borgovico si erano risolti in un inferno, con il mezzo cantiere poi chiuso d’imperio dalla polizia locale per i troppi disagi al traffico.

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Si potrebbero aggiungere mille altri aspetti sulla grottesca e gravissima vicenda di queste ore, ma bastano questi, oggettivamente.

In qualsiasi altra fase politica di questa città, errori e frasi del genere sarebbero costati posti e “teste”. Naturalmente – segno dei tempi – non accadrà nulla. Almeno fino alle prossime elezioni, dove tutto avrà un suo peso, forse.

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11 Commenti

  1. Articolo ineccepibile a cui applaudo. Ricordiamoci di questa banda di impiastri alle prossime elezioni che tanto la faccia di ricandidarsi la trovano di certo. (Ce l’hanno li dietro dove son seduti…).

  2. Leggo ovunque unanimi condanne su questo disastro largamente preannunciato, ultimo di tanti disastri di questi 4 anni, sicuramente la giunta peggiore di sempre.
    Sia qui che sulla La Provincia si legge un univoco atteggiamento di direttori e giornalisti nel decretare il fallimento di questa destra, mi auguro fortemente che resti memoria a tutti quando, tra meno di un anno, ci sarà da raccontare coalizioni e candidati e soprattutto andremo a votare

  3. Peggio ha fatto il sig. sindaco, dichiarando oggi sul giornale locale a proposito del disastro Borgovico, di non aver fatto alcun errore, per cui nessuno abbia a pretendere scuse….

  4. Non c’ero, ma anche se ci fossi stato, non vidi nulla …. potrebbe essere la sintesi dell’intervista di Gervasoni.

  5. “Almeno fino alle prossime elezioni, dove tutto avrà un peso, forse”.
    Si chiude così il pezzo di Emanuele Caso a commento del disastro viabilistico di ieri.
    E la sfida di domani sta tutta in quel “forse”.
    Il valore di questa giunta è scritto nella storia di questi 4 anni.
    Quartieri dimenticati e traditi (vedi l’inchiesta sui quartieri di Comozero di qualche settimana fa), assessori impegnati a rinnovare la brand identity del partiti nazionali (vedi l’impegno delle zarine Locatelli-Negretti nel costruire la narrazione della città assediata dalle truppe del Saladino accampate ai portici di San Francesco che nemmeno il sacco di Roma dei Lanzichenecchi); la mestizia triste e rassegnata dell’assessore Galli di fronte allo sfascio di parchi, piscine e palazzetti dello sport; l’immobilismo burocratese e bizantino dell’assessore Pettignano.
    Non un’idea di città e di futuro. Non una visione che vada oltre parcheggi, buche e boutade a effetto, tipo l’ospitata del Giro d’Italia o il palco a Villa Olmo.
    E un sindaco schiavo dei partiti e di ambizioni altrui. Quelli che usano l’amministrazione della città come una vetrina, per farsi un nome e poi spenderlo sul grande palcoscenico della politica nazionale.
    Quello che possiamo fare per interrompere questa spirale di incapacità, inettitudine e carrierismo personale è scriverci i nomi su un foglietto, attaccarlo con una calamita al frigor e tenerlo lì fino al prossimo anno.
    Che a raddrizzare le cose si fa sempre in tempo, e peggio di così si fatica a immaginare.

    1. D’accordo su tutto, soprattutto sulla parte del nascondere tutta la propria incompetenza con eventi a boutade regalati al popolino, eventi che ovviamente vanno sempre a discapito dei residenti che non sono mai stati considerati nelle decisioni di questa “giunta”.
      I nomi sono già sul frigor in bella vista.

  6. Condivido completamente. A volte, come dicevano i nostri vecchi, un “bel tacer, non fu mai scritto”. Intervista fuori luogo sia per i contenuti, sia per i tempi, sia per la forma. Sui contenuti non c’è troppo da commentare. Non sapere, non è un merito. Se non si sa, si chiede e se nessuno risponde, lo si chiede di nuovo per essere sempre pronti a sbandierare le mancate risposte. Per i tempi, invece, è sorprendente che un politico di lungo corso abbia considerato opportuno giustificarsi a ridosso del disastro. È come farsi trovare dalla mamma con le mani sporche di marmellata dopo aver rotto il barattolo e dire che è colpa del gatto che non ha obbedito. Adesso tutti sanno il nome dell’unico responsabile. E non è il solo ma dopo l’intervista è come se lo fosse! Mah …. Infine, la forma. Esiste una Giunta, esiste un Consiglio Comunale, esistono le Commissioni. Perché un’intervista sul quotidiano locale? Se questo è il meglio del centrodestra, mi chiedo cosa si ripresenteranno a fare. E, soprattutto, cosa ci racconteranno questa volta in campagna elettorale?

  7. Ma se per far sistemare una fioriera o un panttone servono 20 giorni di solleciti… di che stiamo parlando?

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