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Punti di vista

“I ristoranti a Como in crisi di identità e qualità, tra riso col persico a 50 euro e secondi piatti a 120”

“Como si mangia a Como? Come sono i prezzi?”. A rispondere alle ‘domande delle domande’ è Francesco, milanese d’origine ma da 5 anni trasferito a Como. E da allora recensore instancabile e accurato dei ristoranti della città, del lago e del territorio con ComoBestFood, sua ideazione e ormai suo ‘marchio di fabbrica’ seguitissimo sui social e voce più che autorevole nel settore (tanto da aver organizzato nei mesi scorsi anche una Como Chef Challenge’ di alto livello).

Poche ore fa, sul profilo Instagram, è apparso un suo lungo post che – almeno dal suo punto di vista, naturalmente – risponde alle domande cruciali citate sopra. Di seguito, integralmente ed esattamente come diffuse, le risposte di ComoBestFood (e per gli addetti ai lavori che volessero replicare, confermare o smentire le tesi che potete leggere qui sotto, la mail è redazionecomozero@gmail.com).

Nel 2024, la scena culinaria di Como ha mostrato segnali preoccupanti di una crisi di identità gastronomica. La qualità del cibo servito nei ristoranti cittadini ha subito un netto declino, mentre i prezzi hanno raggiunto livelli stratosferici, privi di una giustificazione tangibile. Le autentiche roccaforti della buona cucina sono ormai un’eccezione, contabili sulle dita di una sola mano, mentre il concetto di rapporto qualità-prezzo sembra essere completamente svanito.

Emblematici sono i menù di ristoranti privi di riconoscimenti Michelin, che tuttavia presentano prezzi spropositati, spesso doppi rispetto a quelli di un ristorante tristellato. Location blasonate, osannate dalla stampa internazionale, propongono antipasti a 80 euro e secondi piatti che superano i 120 euro. Cifre che, in un ristorante stellato, permetterebbero di degustare un intero menù da otto portate, anziché limitarsi a un singolo piatto.

Questi prezzi esorbitanti sembrano sempre più rivolti a una clientela internazionale, in particolare russa e americana, molto poco sensibile alla qualità della cucina, piuttosto che a residenti locali. Persino i piatti della tradizione comasca, come il riso con pesce persico, hanno subito un’impennata ingiustificata, con prezzi che superano i 50 euro.

Di fronte a questo scenario, i comaschi stanno progressivamente voltando le spalle alla ristorazione cittadina, preferendo locali lontani dalla città, dove la qualità è spesso migliore e i prezzi più accessibili. Questo fenomeno non solo sottolinea il malcontento diffuso, ma rappresenta un segnale d’allarme per il settore gastronomico cittadino, che rischia di perdere il suo legame con il territorio e con la comunità locale.

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