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Como, lettera d’amore per le scuole che Rapinese chiude. La maestra: “Gli sforzi di una vita cancellati con un tratto di penna”

E’ il tema pesantissimo di questi giorni a Como, la decisione dell’amministrazione del sindaco Alessandro Rapinese di chiudere nel complesso otto scuole tra infanzia e primarie. Le reazioni sono state tante (le trovate qui). E nelle ultime ore sono tornati a farsi sentire i genitori che hanno annunciato una manifestazione per venerdì 20 settembre (i dettagli).

Intanto riceviamo e pubblichiamo la lettera di un’insegnante che per 34 anni ha lavorato nella scuola d’infanzia di via Volta, in centro storico. Un racconto appassionato, intenso e vero che parla della città, dello storico e amatissimo istituto e della partecipazione di una comunità ai propri centri educativi e sociali. [Per contributi, segnalazioni, reazioni e opinioni: redazionecomozero@gmail.com, il numero Whatsapp 348.6707422 o la pagina dei contatti]

Eccolo:

Sono un’insegnante che ha lavorato in una delle scuole destinate alla chiusura o all’abbattimento (così come prospettato dal “nostro” sindaco, che dovrebbe avere a cuore il benessere e il progresso della nostra città).

Sia per quanto riguarda la scuola dell’ infanzia di Via Varesina che per la scuola d’infanzia “Luigi Carluccio” di Via Volta, in cui ho lavorato negli ultimi 34 anni della mia carriera, non nego che guardo al loro possibile “venir meno” con gli occhi di un’innamorata che perde insieme il suo primo e il suo ultimo amore.

Perché quello che lega noi insegnanti al nostro lavoro, alle nostre scuole, ai nostri alunni e a tutto il mondo che li rappresenta è sicuramente Amore vero, quello che non si intravede negli occhi e nel cuore (sicuramente anche lui ne avrà uno) del nostro primo cittadino.

Ancora fresca di studi mi sono ritrovata ad insegnare nella scuola di Via Varesina e prima ancora di conoscere i bambini ho assistito ad una vera processione di giovani studenti e appassionati di architettura che venivano a conoscere il capolavoro architettonico e innovativo dell’architetto Castiglioni. Quanta fatica iniziale a vivere in questo capolavoro e quanto lavorio di incontri e di richieste alle amministrazioni dell’ epoca per fare diventare la struttura avveniristica finalmente un luogo adatto ad essere vissuto in modo armonico e “sicuro” dai piccoli alunni e da tutto il personale.

Perché in primo luogo, come abbiamo sempre ribadito ai vari assessori incontrati nel tempo, noi ci viviamo nella scuola e ci rendiamo conto dei pregi e dei difetti della struttura in cui siamo inseriti. E pensare che la struttura “avveniristica” sia ora considerata un rudere, forse da “abbattere” non mi sembra abbia grande senso.

Perché queste strutture non sono state adeguatamente tutelate e valorizzate? Certo è facile dare colpe alle amministrazioni che si sono susseguite, ma perché di queste se ne devono fare carico i più piccoli e quindi i più indifesi? Perché il futuro della nostra città deve essere così poco protetto?

Ho parlato del primo amore, di cui conservo comunque bei ricordi per dedicarmi in modo ancora più appassionato all’ultimo, quello per la Scuola dell’ infanzia di Via Volta, che abbiamo visto intitolare al brigadiere Luigi Carluccio, artificiere che morì disinnescando un ordigno, poco distante da noi, con i bambini che hanno assistito commossi alla cerimonia di inaugurazione. Lì ho  vissuto 34 anni della mia vita, ho visto passare molti personaggi che ora fanno parte attiva della società comasca, spesso in momenti di iniziative sul territorio mi capita di incontrare genitori e figli che sono passati da noi anche di tre generazioni diverse e ognuno ha per noi un ricordo e il rincontrarci è un po’ ritrovare una parte bella della proprio vita .

Perché è questo che succede nella scuola, si formano i cittadini del domani. Anche per questa, che definisco la “mia” scuola, quante fatiche, quanti incontri tesi a valorizzarla al meglio!

Io, nel cortile di questa scuola ci sono cresciuta da bambina, quando c’era un antiquario e ho il ricordo di un meraviglioso carretto siciliano depositato in una di quelle che oggi sono le classi della scuola. Qui c’era la mensa comunale e qui si era trasferita l’attuale scuola, che prima era ospitata sopra i locali del carcere di San Donnino, in via Diaz, dopo una ristrutturazione.

Da allora la nostra scuola ha continuato a crescere nei numeri (abbiamo sempre avuto liste di attesa) e nel confronto con le varie amministrazioni per migliorare l’offerta verso i piccoli e verso le famiglie.

Soprattutto a questo proposito le famiglie sono sempre state al nostro fianco e spesso ci hanno aiutato a creare un ambiente bello da vivere e tale da dare maggior serenità ai bambini che frequentavano la scuola.

Quanti progetti abbiamo attuato, quanta collaborazione anche con gli enti presenti sul territorio, tutti tesi a migliorare e a rafforzare la formazione dei nostri bambini come futuri cittadini. Sicuramente la struttura è datata, ma col tempo e con l’ausilio dell’amministrazione comunale e dei genitori è andata via via migliorando.

Tutti gli sforzi fatti andranno buttati alle ortiche?

Lavorare con i bambini non è soltanto passare ore nella scuola ma è costruire insieme, vedere gli sforzi di una vita e di tante persone annullati con un colpo di penna non dà di sicuro la sensazione di vivere in un paese che incoraggia la crescita e il rispetto del vivere civile. Un ambiente da ricostruire significa uno sforzo che per essere condiviso e sottoscritto deve avere un senso, che senso si ritrova il genitore che ha scavato, piantato, imbiancato la sua scuola per sentirsi dire che probabilmente sarà abbattuta?

Che valori passiamo ai nostri bambini? Che un posto vale un altro, che l’importante sono i numeri (che pure in questo caso sono dalla nostra parte)?

Quante fatiche per creare il senso dell’appartenenza è valorizzare l’inclusione dei più deboli (la riduzione del numero di alunni per classe va anche in questa direzione)!

Io e le mie colleghe, tutta la scuola ci ha creduto e, pure da pensionata, io continuo a crederci. Spero ci continui a credere anche il nostro sindaco: i nostri bambini, sono e saranno il nostro Futuro!

Donata Brunelli

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14 Commenti

  1. La Carluccio chiusa è un gioiello del centro che sparisce. Il chiostro attorno a cui è organizzata la scuola, il giardino sulle mura, la dimensione di quartiere della scuola materna, sono valori aggiunti che è davvero un peccato perdere. Non a tutti, anche nel sistema scuola, era ”simpatica”: troppo montessoriana e di élite secondo alcuni per una scuola pubblica, con le sue tre classi, le aiuole da curare a turno dai bambini e le attività svolte con i negozianti entro le mura (meraviglioso per i bambini fu fare la pizza con la mitica pizzeria d’asporto peach Pit e il suo stupendo proprietario Agostino Donnarumma, per citare solo una delle esperienze…). Bellissima, a misura di bambino, un servizio pubblico eccezionale per chi abita in città, ancor più in città murata. Le ragioni che spingono a ottimizzare tutto saranno sicuramente valide e ragionate, ma continuo a pensare che, come nel piccolo gioiello “un mondo a parte“ di Antonio Albanese, certe sottrazioni al territorio sono impoverimenti dal prezzo altissimo per le comunità. Che forse miglioreranno i nostri bilanci, ma non la qualità della nostra vita in città che sta diventando sempre più ostaggio del turismo e del commercio, con una spinta verso i comuni limitrofi a misura di famiglia che, personalmente, mi intristiscono immensamente.

  2. Posso suggerire di sostituire scuole e asili senza utenti con RSA di cui si sente un gran bisogno visto il costante aumento di utenti?

  3. Io pago il 50% del mio reddito in tasse, non mi lsmento ma vorrei evitare di pagare di più. A Como ci sono 3000 posti scuola non utilizzati percui è doveroso evitare di buttare i soldi chiedendone alcune. Tuttavia i lamentosi Comaschi possono dire al Sindaco che vogliono pagare più tasse (addizionale comunale Irpef) per tenere aperte le 6 scuole che il Sindaco vuole chiudere. Io ho lavorato in aziende che sono state chiuse e poi demoliti i capannoni. Non per questi i ricordi di quanto fatto, dei colleghi, le emozioni ….. sono scomparse dalla mia mente.

    1. se vogliamo raffrontare le scuole alle aziende, così per mantenerci sulla tematiche “costi & tasse” che sempra essere quella più considerata nei commenti, all’ora è fondamentale investire nelle strutture – un’azienda che non si aggiorna, che non fa manutenzioni non va avanti. poi è necessaria una seria programmazione, le decisioni non si improvvisano, qui invece mi pare ci si muova a tentoni. oggi si decide di chiudere 6 scuole, non è ben chiaro se il problema siano effettivamente i numeri di iscritti o i costi presunti di intervento, ma questa decisione viene presa senza (per quello che si sa) confrontarsi con gli istituti, per capire i possibili trasferimenti delle classi, per tentare di dare continuità a un percorso formativo che riguarda bambini dalla scuola materna alle elementari. per fare un esempio banale, con un minimo di programmazione e comunicazione, si sarebbe potuto evitare di fare partire per esempio le classi prime nelle scuole che l’anno prossimo verranno chiuse.

    2. Beh, applicando l’aliquota massima prevista per legge si parla di 15 euro massimi all’anno in più per un reddito medio comasco… ben inferiore a quanto si andrà a pagare solo per i rincari dei parcheggi.

      Detto questo un numero assoluto, senza una stratificazione per ciclo di studi o per istituto vuol dire poco.

    3. Ha centrato il punto sig. Roberto, chi come lei desidera semplicemente che l’amministrazione pubblica risparmi soldi, non può che gioire se i servizi vengono tagliati. Meno scuole, meno sanità pubblica, meno assistenza ai bisognosi sono tutte cose che permettono alle amministrazioni pubbliche di risparmiare soldi.
      Allo stesso modo anche alzare il costo dei parcheggi pubblici aiuta l’amministrazione pubblica ad avere più soldi a disposizione.

      Poi c’è chi come me desidererebbe che i soldi venissero spesi meglio per migliorare la vita dei cittadini diffondendo i servizi invece che ridurli.

      Ad oggi la politica di Rapinese prevede meno scuole, meno servizi ai disabili, meno sostegno alle associazioni, meno spazi per gli anziani, più costi per i parcheggi e un bel museo per le monete romane.

      Meno servizi per i cittadini e una città a misura di turisti per far guadagnare chi possiede seconde case in città murata. Lei paga il 50% del suo reddito in tasse, non so se chi affitta case tramite portali faccia lo stesso…

  4. Le ricordo con tanto affetto le maestre di via volta che insieme alla cara bidella Giusy tutte le mattine appena arrivava la mia bimba che portava mio marito in bici e via lungo il piccolo corridoio entrava felice. Gli indiani ,i puffi sono le sezioni che ancora ricordo.I bimbi sono ora degli adulti hanno preso strade diverse ma si ritrovano sempre .Questa è la Como bella la Como del cuore(affettuose e competenti le maestre ) perché il
    percorso dall’infanzia è importante per il futuro.Sentire che verra’ soppressa via volta si rimane senza parole.

  5. Ho lavorato in Via Volta tanti anni fa,i ricordi sono belli e tanti.I bimbi sono cresciuti e li invito a farsi sentire…Il centro storico ERA come un borgo,chiudere le scuole significa farlo morire…Sono decisioni importanti,vanno pensate in modo collettivo

  6. La maestra Donata, come tante altre, ha cresciuto generazioni di comaschi mettendoci l’anima, il cuore, piantando semi che sono diventati germogli buoni. Avere una scuola vicino a casa, sul territorio è una ricchezza per tutti: crea comunità, città viva, bambini vicini al centro storico dove ormai ci sono solo negozi e ristoranti. Grazie Maestra Donata per le sue parole!

    1. Era settembre del 1979 quando entrai per la prima volta nell’asilo di Via Volta e dopo tanti anni ho ancora dei fantastici ricordi…..era stupendo!!!! Mi dispiace che venga chiuso all’epoca fu una innovazione per la prima volta era un’asilo comunale e di conseguenza c’erano le maestre e non le suore ad insegnare.

  7. Chiedo scusa per la dimenticanza. Sindaco, quando esci dal Tuo ufficio, chiudi a chiave la porta, e quando sarai in strada, consegnala al primo bambino che trovi.

  8. È sufficiente questa lettera per dire al sindaco. Chiudere e poi abbattere questa scuola “Questa cosa non s’ha da fare” Sindaco vieni giù dal fico. Ma devi AMMINISTRARE anche i sentimenti, non distruggerli. Vai a casa che è meglio.

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