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“Conobbi Don Giusto da ragazzino, dopo 40 anni vorrei dirgli grazie. Nella sua grandezza, il fallimento della politica”

Una lettera a tratti commuovente, piena di affetto e riconoscenza personale. E’ quella che riceviamo da Stefano Guanziroli, residente nel quartiere di Albate per buona parte dell’infanzia e della giovinezza, dove incontrò per la prima volta don Giusto Della Valle, oggi parroco di Rebbio. Ed è proprio a Don Giusto che questa lettera è indirizzata perché – scrive Stefano – “avrei piacere di incontrarlo per ringraziarlo di aver aiutato un ragazzino a diventare uomo. Ogni volta che c’era e ogni volta che negli anni ho sentito fare il suo nome”. Di seguito, il testo integrale.

Buonasera,

sono Stefano, sono nato a Como nel 1975 e ho vissuto ad Albate una buona parte della mia infanzia e giovinezza.

Si trascorreva molto tempo in Oratorio, allora. Un giorno, arriva un nuovo Prete, giovane, barba lunga, occhi limpidi, e capisci subito, anche se sei un ragazzino, o forse proprio per quello, che davanti a te c’è una persona che merita la tua attenzione.

Si gioca assieme, si va a Messa, lo si ascolta, si va in gita in montagna, anche a far legna sotto la pioggia, anche ad arrampicare (se lo sapesse mia mamma..). Viene dalla montagna, lui.

Incominciano a correre “voci” che in Oratorio gira “gente strana” e che qualche genitore non ne sia molto contento (magari qualche mio coetaneo se lo ricorda).

Io, ragazzino ma abbastanza grande per iniziare a capire il mondo, la vedo la “gente strana”. Mi domando:” dove sta il problema? Sono persone, che hanno bisogno, più di me. Non sta succedendo nulla che lontanamente preoccupi.

Lui è un prete e un uomo. Dice e ci dice delle cose a Messa, cose che tutti dovremmo fare, e le fa. Lui le fa! Dove sta il problema?

Oggi sono qui, con qualche capello grigio sulla testa, che guardo una città, la mia Città, che porto con me agli altri con orgoglio, ogni volta che da Lei mi allontano. Ma non la riconosco più.

Ci sono le persone, sempre le persone, quelle che hanno bisogno, ma bisogno davvero. Che non sono nate in riva al nostro bellissimo Lago, passeggiata in centro, un caffè e tante fortune che anche io ho avuto. E ancora trovo Lui che dà tutto se stesso per aiutarle. Ed è lì non perché si diverte, sia chiaro! È lì perché ad aiutarle non c’è lo Stato, come invece dovrebbe. Non c’è lo Stato! Cioè noi cittadini, cioè la città, la giunta comunale, il Signor Sindaco.

C’è solo lui, assieme per fortuna ad altre poche generose persone. Ma Don Giusto, invece di ricevere un solo grazie, e gli basterebbe, riceve non solo l’indifferenza ma addirittura un senso di fastidio, si, per lui e per tutte le persone che aiuta. Perché Don Giusto, come tutte le persone straordinarie come lui, sono la testimonianza vivente del fallimento della politica, e questo da fastidio, eccome! La politica che parla ma concretamente non è capace di aiutare chi ha bisogno e non ha neanche la dignità di ringraziare chi lo fa al posto suo. È lì perché ci sono persone che provano fastidio per altre persone che un po’ “sporcano” il mondo lucidato in cui vivono.

Io non vedo Don Giusto da quasi quarant’anni. Avrei piacere di incontrarlo per ringraziarlo di aver aiutato un ragazzino a diventare uomo. Ogni volta che c’era e ogni volta che negli anni ho sentito fare il suo nome. Probabilmente lui, ed è logico, non si ricorda di me. Ma io di lui mi ricordo, molto bene.

Vorrei che questa mia lettera venisse in qualche modo resa pubblica. Non perché scritta bene (non è il mio forte) o per mania di protagonismo. Penso semplicemente, e questo mi ha spinto a scriverla, che una persona come lui meriti quantomeno un Grazie, sentito e affettuoso, per chi ha avuto il dono di mettersi al servizio degli altri senza se e senza ma, e questo dono lo ha accolto e fatto suo. In tanti di noi, me compreso, non ci riescono. Pensando a lui, però, magari ci riprovano.

Io devo a lui questo.

Al Signor Sindaco e alla Cittadinanza Tutta che dire…personalmente non credo meritino una parola in più rispetto a quelle già scritte.

Cordialmente
Stefano Guanziroli

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