Cari concittadini, fatevene una ragione: siete famosi! E lo siete talmente tanto che la gente viene a vedervi, visitarvi, ammirarvi da tutto il globo, in ogni periodo dell’anno, senza sosta. In barba a freddo, pioggia, vento, caldo, ogni situazione meteorologica non può essere ostacolo per chiunque, mappamondo alla mano, scelga le sponde del Lario quale meta per le proprie vacanze. Complice senza dubbio quella star hollywoodiana che tanto ne ha decantate le bellezze e le sontuosità, ma anche il meraviglioso panorama condiviso a più non posso sui social da chi c’è già stato, il nostro territorio gode negli ultimi anni di un’insperata popolarità intercontinentale che non solo gli ha permesso di soppiantare in valori numerici i concorrenti grandi laghi prealpini, ma addirittura ha saputo trovare una nuova giovinezza anche nel suo ormai acclamato brand che ora appare più “cool” rispetto a quello degli altri, ancora in voga ma un po’ stantii.
Ecco, a qualsiasi altro cittadino d’Italia, cotanta attestazione di stima suonerebbe come un fatto di cui andare passivamente orgoglioso, salutando l’arrivo di tanti turisti come una “benedizione” da cui trarre anche il proprio piccolo vantaggio personale, se non altro per potersene vantare fuori dai confini. E invece: tutt’altro! Qui il fiero comasco si scopre tutto a un tratto “protezionista” e da più parti, in questi ultimi giorni, davanti alla fiumana di gente che scende dai treni, nelle nostre stazioni o alle code fuori da ogni più nascosta gelateria del circondario, scrive piccatissimi commenti ovunque, vedendo nella folla una sorta di invasione e urlando all’abominio, all’invasione predatoria di chissà quale tesoro o quale ricchezza.
Eppure anche il comasco viaggia, eccome se viaggia e lo fa in tutto il mondo aspettandosi da ogni località visitata tutti i comfort, i servizi, le facilitazioni che, nel pieno del 2023, sia cosa buona e giusta pretendere. Non bada certo al fatto che la sua presenza a Palma De Maiorca, piuttosto che a Rimini, Venezia, Tropea o Saint Moritz, possa provocare lo stesso disagio o disappunto nell’indigena popolazione, lui esige e si lamenta se non viene assicurato anche il più trascurabile dettaglio, ad agosto come a gennaio. Quando poi torna alla base s’indigna e, facinoroso, rivendica il fatto che “lui paghi le tasse a Como e quindi: prima i comaschi, poi tutti gli altri”. Sarebbe subito da rispondergli che a questa stregua dovrebbe rimanersene nei tracciati del proprio comune, stando ben attento a non sconfinare oltre la periferia, ma volendo essere comprensivi, il pensiero si sposta verso una perplessità più primitiva e urgente.
Ci si domanda come possa pensare ancora ad un tipo di turismo lussuoso e per pochi, figlio di quei ruggenti anni ’60 che vedeva villeggiare sulle nostre coste perlopiù facoltose famiglie d’oltreoceano che vedevano in Como, il “buen retiro” nei suoi costosissimi hotel, dopo una giornata intensa di shopping nei migliori negozi del circondario o una serata da leoni nei vicini casinò elvetici. Possibile che non si sia accorto che il turismo oggi sia inequivocabilmente di massa e quindi alla portata di tutti, grazie anche ai voli low-cost che consentono a qualsiasi tasca, di poter andare da una parte all’altra del pianeta? Altrimenti la soluzione sarebbe quella di posizionare un posto di blocco ad ogni ingresso e chiedere a chiunque tenti di transitare nel territori odi esibire prima l’ultima dichiarazione dei redditi per sincerarsi sulla sua qualità di turista. Ma soprattutto non capisco come possano i miei stessi concittadini non rendersi conto, dopo tutti questi anni, che la cosa più indifferibile sia il sapersi organizzare per essere davvero pronta ad affrontare questa grande affluenza a cui volente o nolente dobbiamo abituarci, smettendo una volta per tutte di scaricare sui turisti le colpe delle nostre inefficienze e inadeguatezze.
Cosa di cui altrove, quasi dappertutto, stanno almeno cercando di porre rimedio. Imputare ai visitatori la responsabilità per il grande traffico, è a dir poco immorale, dato che finora a tal emergenza si sia messo mano solo timidamente e con impegno alquanto discontinuo. Per non parlare dei cantieri aperti ovunque. Come si può non essere inopportuni davanti ad un servizio reso da qualunque mezzo di trasporto pubblico locale, per il quale ancora non si sia pensato ad un infoltimento degli orari nel fine settimana e non il contrario, soprattutto in zone ad alta frequentazione, magari pensando anche ad una circolare che serva soltanto il centro città e il lungolago, con autisti più accoglienti che malmostosi.
E ancora, piuttosto che urlare alla spersonalizzazione commerciale e alla costante perdita delle cosiddette “botteghe storiche”, farsi un esame di coscienza e puntare il dito anzitutto su taluni proprietari che di fronte alle opulente offerte di grosse catene se ne sono infischiati ed hanno persino triplicato i canoni d’affitto ai poveri negozianti che, dovendo fare i conti anche con concorrenze online, tasse e spese impazzite per le utenze, non hanno potuto far altro che abbassare per sempre la saracinesca.
Ma la cosa più odiosa viene riscontrata nelle lamentele di talune associazioni, confederazioni e unioni di categoria di ogni tipo, pronte ad innalzare la critica e a mostrare con il dito indice la lacuna, ma totalmente assenti all’appello quando si tratta magari di scucire qualche centesimo a suffragio del miglioramento e del decoro urbano. La solita Como che sta a guardare l’erba del giardino accanto e che guarda al proprio solo quando viene a farci la pipì il cane del vicino.
13 Commenti
Anche a Lugano il turismo non manca , ma la città è ben piu ordinata e godibile. Como paga prima di tutto una edificazione folle. Poi vi è mancanza di parcheggi strategici e le auto circolano a vuoto in attesa che se ne liberi uno. Sul lungo lago auto e moto sfrecciano in un caos indicibile . Incuria ovunque. Personalmente non capisco cosa ci trovino i turisti in Como. Me ne resto volentieri a Lugano.
Vogliamo posti di blocco ma non per reddito, per numero. Oltre un certo numero in un territorio così limitato, si rischia il caos. Stessa cosa per l’afflusso di autobus e mezzi pesanti sulla statale Regina:numero chiuso e orari programmati.
Sono perfettamente d’accordo.
Il turismo non è un disgrazia ma va gestito pianifcato, bisogna essere in grado di organizzare trasporti e accoglienza, purtroppo Como è e sarà sempre una città provinciale chiusa nel suo piccolo mondo antico. Cosa si è fatto negli ultimi 20 anni a Como le paratie che non servono a nulla se non a rovinare per sempre un lungo lago bellissimo.
La regina è un incubo e la costruzione delle galleria per tagliare la tremezzina partite con almeno 10 anni di ritardo sul necessario. Nel frattempo nessuno ha pensato a creare alternative ai pulman che bloccano la regina, a potenziare e di molto la navigazione in modo di collegare le località del lago con il capoluogo con trasporti veloci (aliscafi) e a bloccare i pulman a Como. Nessuno ha pensato come sfruttare il borgo di Brunate a fini turistici e l’acesso al borgo, ora è far west! Per non parlare dell’idecoroso scarico di mandrie dalla stazione nord che invadono il lungo lago, per altro ancora in alto mare e completamente transenanto, magari fermare i treni a borghi in modo che il fiume di persone possa essere meglio regolato.
Ovviamente pianificare pensare al futuro, ipotizzare come un territorio possa evolvere e in che direzione può farlo solo chi ne è capace e sinceramente ho a Como ho visto solo amministratori sub mediocri, se non fallimentari come chi ha deciso la costruzione delle paratie.
L’invasione non arriverà dai barconi dei disperati ma da coloro che ci metteranno in condizioni di andarcene. Il proprietario del bar del caffè doppio e l’acqua minerale a 20 euro l’ha spiegato molto bene: “se non te lo puoi permettere vai altrove”.
A me e a molti altri danno solo fastidio, non migliorano il mio conto in banca e anzi, contribuiscono all’aumento dei prezzi, della sporcizia e del disordine.
Un conto è il turismo,ed un conto è arrivare ad una situazione in cui si rende impossibile la vita a molte persone del posto. Non si tratta solo di persone capricciose infastidite dall’afflusso di turisti,ma di persone che hanno obiettivamente dei grossi disagi. E grandi. E a nessuno sembra minimamente importare di provare almeno a dare sollievo. Se io abitante di Como devo andare in un paese della sponda di Bellagio,ad esempio,a dare assistenza ai genitori anziani,devo mettere in conto che passerò ore in coda. Se un bambino di Pognana si taglia un dito e deve essere portato al pronto soccorso per i punti di sutura,vorre vedere chiunque in macchina con un bimbo sofferente un’ora e mezza se va bene, se rimane dell’idea che il turismo è sempre cosa buona e giusta. Lo è di sicuro,ma bisogna anche saperlo gestire.
Non esiste nessuno che non sia un proprietà di attività che col turismo ci guadagna che possa essere felice della situazione attuale se lo siete è molto semplice o avete un attività legata al turismo oppure nella vostra quotidianità non state a Como per cui per quanto mi riguarda ben vengano i limiti al confine e i controlli alle buste paga ma la verità e che non si ha voglia di fare nulla per ridimensionare la situazione tutto per paura di guadagnare di meno (attenzione DI MENO ha un significato diverso da POCO) dovete sperare che questa popolarità non finisca improvvisamente come è arrivata in quel caso sarò pronto ad aprire una bottiglia o due
Farcene una ragione di che? Di avere disagio continuo (in ogni cosa si faccia) in città?
“Brand”, “cool”, “giovinezza”… ma che sta’ a di?
Una mandria di infradito in shorts ci seppellirà.
Un saggio interessante. Quindi qual è la soluzione?
Insomma il turismo è buono, i cittadini devono essere orgogliosi, l’economia gira, e gli unici cattivi sono i propietari dei negozi che accettano l’offerta delle insegne alla moda per fare aprire nuovi punti vendita. Possono guadagnarci tutti, ma i proprietari immobiliari no, loro devono solo pagare le tasse, lasciare dentro botteghe ammuffite in cui non entra più nessuno e stare zitti. La mentalità veterocomunista riaffiora sempre, ce peccato.
Bravo! Pensa che un mio amico, che possiede solo 25 tra appartamenti e negozi in centro, per poter sfamare la famiglia ha dovuto aumentare gli affitti e, per colpa dei veterocomunisti che lo osteggiano sulla carta stampata, pensa ha quasi avuto un esaurimento. Ha avuto problemi a digerire per quasi una settimana. E anche al club ora lo guardano storto. Pensa te sti comunisti che robe…
Fai bene Sergey ad aumentare l’affitto dei tuoi negozi.
PS ti interessa una villa a Laglio 😉