Che a pensare al tripode, tutt’al più ti viene in mente Tom Cruise in fuga con prole dai marzianoni cattivi ne La guerra dei Mondi. Invece no.
Il tripode è pure un tipo di sgabello, roba da campeggio al mare: ti ci appoggi veloce mentre svuoti avidamente una scatoletta di tonno. E poi via, verso i bagni comuni.
“Lascia l’auto e prendi lo sgabello”, è una specie di claim che accompagna la campagna degli eventi estivi promossi dal Comune di Como.
Bando, 35mila euro in palio, commissione selezionatrice segretissima (titolata? qualificata? speriamo) e accesso solo ad artisti certificati Siae. Si parte il due agosto, l’estate inizia il 21 giugno. Tant’è.
E lo sgabello? Già, è l’intuizione summer-2019: i cittadini potranno ritirare il loro bel tripode all’Autosilo di via Auguadri e portarselo all’evento cui vorranno assistere per poi restituirlo (se in mezzo a due spettacoli c’è in programma una cena potete aprirlo e evitare di pagare il coperto).
Così è il Bando Eventi.
Carola e Maria Antonietta, gemelle diverse, presentano: gli eventi estivi (con sgabello a mano)
Del Bando Cultura abbiamo già ampiamente parlato: ha scontentato tutti. Abbiamo speso litrate di inchiostro anche sui festival inspiegabilmente defunti (Wow) o fuggiti (Lake Como Film Nights). Però, mentre l’Amministrazione fornisce minisedute per microeventi (avranno la durata massima di 50 minuti) intorno, lodato sia il cielo, il mondo continua a esistere e le cose accadono.
E’ stato un anno strepitoso per Parolario, per dire. Qui, raccontiamo un caso preso a magnifico simbolo di un sistema culturale intelligente, studiato e lungimirante: l’ormai mitologico concerto all’alba organizzato all’interno del Festival Como Città della Musica del Teatro Sociale. 70 persone il primo anno, 700 la scorsa settimana.
Altro emblema, foto sotto: mentre combatte, da mesi, perché il Cinema Gloria di via Varesina non chiuda i battenti, il circolo Arci Xanadù ha organizzato anche quest’anno 35mm sotto il cielo, proiezioni all’aperto in piazza Martinelli: ogni settimana un pienone, con centinaia di persone costrette a rinunciare. La malattia del troppo successo, quella che ad alcuni non piace.
Pochi giorni fa i giovani del Conservatorio hanno suonato davanti al Politeama implorandone la riapertura. Un’orchestrina in stile Titanic. Come la terra pregasse di essere bagnata-inseminata-concimata.
Como è una città piccola, parcellizzata e impaurita, talvolta incapace di fortificare il potenziale. Eppure ci sono ancora cose grandi e giuste. Ma serve una guida, serve volontà. Le piazze sono piene, le orchestrine suonano. Cosa manca, esattamente? Semplice: formazione, ispirazione, passione, osservazione politica, organizzazione, furbizia.
L’Amministrazione deve tirare le fila ma mettere in mano certe faccende ai professionisti, magari portandoseli in casa. Barbara Minghetti è, a livello nazionale e internazionale, tra i più talentuosi manager culturali (non a caso dirige il Macerata Opera Festival).
Fedora Sorrentino ne ha preso il testimone alla guida del Teatro Sociale confermando capacità uniche. Un duo prezioso, di talento rarissimo che potrebbe, in poco tempo, raddrizzare un settore sfiancato, in agonia permanente. Certo, non hanno bacchette magiche.
Ma immaginatele in un pool, un’unità di crisi, magari con Sergio Gaddi e Alberto Cano. Immaginate cosa potrebbero fare quattro nomi del genere se liberi di agire.
E allora, perché no esattamente?
8 Commenti
Strano che nessuno dei signori che sopra hanno espresso il loro pensiero, si siano dimenticati di citare quanto ha dovuto ripianare il comune con soldi ns. le ambizioni del commercialista con ambizioni da critico d’arte. Eppure i bilanci della giunte Bruni alla voce mostre sono chiari e facilmente reperibili!
La verità è che i migliaia di turisti ogni anno, dovrebbero schifare Como, come se avesse la peste. Una città splendida con spazi e location invidiabili, e con la voglia di non fare succedere nulla. La verità è che commercianti e esercenti dovrebbero smettere di pagare le tasse.
Avete voluto landriscina e pettignano, la negretti, con quel,cognome poi ! , le locatelli …
Teneteveli !
Ha ragione Cantoni, il caso Gaddi è unico, ma che a Como non ci sia più nulla è un fatto, e non si può più sopportare. Con i fiumi di turisti di oggi, se ci fosse ancora Gaddi per la cultura e gli spettacoli Como veramente diventerebbe fantastica!!!!!!!!
Quello che ha fatto Sergio Gaddi per la cultura a Como è assolutamente ineguagliabile e se oggi siamo a zero un motivo ci sarà. Le persone fanno la differenza, e quelle di adesso non valgono niente. Io mi ricordo che con lui in piazza volta c’erano concerti bellissimi tutte le sere e portavo i miei genitori a teatro nel cortile del comune. E al Sinigaglia ho sentito i Deep Purple e Jovanotti, e in piazza davanti al lago Bennato e la PFM.
Buon Pomeriggio,
Ma il ruolo è politico del decisore. Sergio Gaddi, è stato politico, purtroppo ha scelto la via professionale della Cultura. Può tornare, a fare politica a Como, non so se tempo e voglia. Non è che uno può fare l’ allenatore, il calciatore e l’ arbitro. Se i professionisti vivono con Stipendi e hanno ruoli definiti, devono scegliere perché i loro ruoli dipendono spesso dalla politica. Nanni Moretti non farebbe mai il deputato, senatore, ministro o Assessore alla Cultura.
L’epoca di cambiamenti che attraversa il mondo globale, la crisi della politica e delle ideologie, il progressivo logoramento dei valori e delle culture del novecento, le contraddizioni e l’ingiustizia crescente, la violenza diffusa, il moltiplicarsi delle guerre locali e l’irrompere del terrorismo nella nostra vita quotidiana, impongono, con urgenza, una riflessione sulla prassi politica e sulla necessità di una rifondazione culturale ed etica.
La politica, nel testo omonimo di Aristotele (1960), viene definita l’arte e la scienza del governare, cioè la teoria e la pratica che si occupano della costituzione, organizzazione, amministrazione dello Stato e della vita pubblica. Poiché lo Stato è costituito da un popolo che vive su un territorio e che si dà un’organizzazione, è proprio dal modo in cui si organizza la società che si dà forma alla politica, o come oligarchia organizzata per dominare sul popolo, ovvero come democrazia comunitaria e partecipativa. Il tipo di modello politico che prevale, a sua volta, dipende da una serie di fattori, che intervengono sistemicamente a determinarlo, come la struttura economica, i principi etici e/o religiosi, dominanti, la cultura di quel popolo, il suo stato di consapevolezza e di partecipazione. Mentre la cultura greca non distingueva lo Stato dalla società, quella moderna opera una netta distinzione tra i due. Oggi la politica è caratterizzata dal distacco esistente tra governanti e governati.
La storia è stata sempre attraversata da conflitti di classe, che si sono intrecciate con lotte di élites. L’odierno sistema politico, che caratterizza tutte le democrazie occidentali, è basato sulla democrazia parlamentare o rappresentativa, cioè su un sistema politico, nato ed affermatosi con la rivoluzione francese, fondato sulle elezioni, su una finzione di sovranità popolare, sulla tripartizione dei poteri, sbilanciato più sulla libertà che sull’uguaglianza. Tale sistema, di fatto, è stato caratterizzato dalla circolazione di élites politiche della classe borghese e nell’ultimo secolo anche con l’ingresso di soggetti provenienti dalle classi subalterne, ma fondamentalmente dal ceto medio impiegatizio e professionista. Ciò ha determinato una prassi politica verticistica, di separatezza degli eletti dai bisogni degli elettori, di scarsi controlli di questi sui primi, divenuti autoreferenziali e in possesso di scandalosi privilegi. C’ è confusione sotto il cielo. Baci e Abbracci ?, state sereni che la Vita è bella e preziosa. Abbraccio.
Davide Fent
@davidefent
Buongiorno,
Credo che si confonda il ruolo di ottimi professionisti che lavorano con la Cultura e per la Cultura, e ruolo politico. L’ aveva certamente Sergio Gaddi, che a mio parere doveva rimanere anche con quel ruolo. Altrimenti possiamo fare altri nomi, Paolo e Francesca Lipari, Roberta Di Febo, Davide Fent …. Forse da sempre manca una svolta, qualcuno che rivoluzioni la Cultura e la porti a fasti che Como merita.
Distinti Saluti
David Ferrario
Il senso del ragionamento – opinabilissimo, ovvio – è esattamente questo: servono professionisti, la politica deve scegliere e guidare poi lasciar fare a altri, a chi conosce la materia (anche in chiave economica, intesa come progetto di marketing e finanziario, non solo nei contenuti). Assai di rado un politico è anche uno specialista, soprattutto (ma non solo) nell’alveo culturale. Il caso Gaddi (pur con qualche limite oggettivo, però non drammatico) è stato quasi unico, non ripetibile.