All’indomani del voto in consiglio comunale con cui la sola lista Rapinese Sindaco ha aperto all’ingresso dei privati (in particolare del Terzo settore) nella gestione degli storici nidi pubblici, riceviamo a pubblichiamo una lettera aperta del Comitato Como a misura di famiglia. Il titolo è già eloquente, come si vede sotto.
QUANTO TEMPO CI VUOLE A COSTRUIRE e QUANTO POCO A DISTRUGGERE
Il 10 marzo, a Palazzo Cernezzi, è andato in scena l’ennesimo atto di una politica miope che allontana sempre di più la città di Como dalle famiglie e dalle loro reali esigenze. Con il solo voto della Lista Civica Rapinese, il Consiglio Comunale ha sancito la privatizzazione totale dei nidi comunali, svendendo al peggiore offerente i nidi comunali, da sempre vanto della nostra città.
Riteniamo infatti che il servizio pubblico possa essere supportato dal privato, ma non sostituito. Una decisione che consideriamo pericolosa e irresponsabile, presa senza alcuna motivazione convincente, se non una presunta e mal dimostrata logica di risparmio economico. Applicare ai servizi all’infanzia i requisiti minimi richiesti per legge NON può bastare ad una città come Como, che ha sempre fatto dell’eccellenza educativa un valore irrinunciabile.
Dietro al risparmio, presunto, si cela infatti la scelta palese di disinvestire nell’educazione delle giovani generazioni. Questo non crea futuro e realizza l’ennesimo drammatico atto di distruzione della qualità dei servizi, i cui disagi ricadranno sulle famiglie e sulla città intera.
Il risparmio è infatti solo presunto; non è presente infatti nella delibera nessun chiaro piano economico dettagliato che dimostri la necessità di interventi di tale portata né come saranno gestiti le eventuali riduzioni di spese; come famiglie ci chiediamo infatti:
– di quanto saranno abbassate le tariffe delle famiglie?
– con quale personale e con quali risorse sarà implementato il controllo degli enti del terzo settore?
– come funzionerà il meccanismo del convenzionamento di almeno 30% dei posti con il comune?
Nonostante i chiari stop da parte dei giudici del Consiglio di Stato (luglio 2024) e del TAR (dicembre 2024), l’amministrazione nuovamente delibera e ritenta di chiudere l’asilo Magnolia, una realtà che nell’anno 2023/24 ospitava 32 bambini (con 17 in lista di attesa) e che il comune ha aperto a solo 16 bambini nell’anno 2024/25, riducendo così della metà i bambini, ma anche il numero dei possibili ricorrenti.
Il comitato intende impegnarsi con tutte le sue forze perché ogni singola famiglia possa non sentirsi sola nel far valere i propri diritti nelle sedi opportune. Per farlo, avremo bisogno del supporto attivo di chiunque ancora crede che Como possa essere una città a misura di famiglia.