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Lettera di Elisabetta Patelli ai docenti: “Non si educa con dosi massicce di compiti via mail”

Il coraggio di posizioni forti a Elisabetta Patelli, certamente nota ai più in quanto storica ecologista comasca nonché portavoce regionale dei Verdi, non è mai mancato. Queste ore, le ore dell’emergenza Coronavirus che tra le tante conseguenze avrà anche quella di far chiudere le scuole fino almeno al 15 marzo, non fanno eccezione.

E infatti, con la lunga lettera aperta inviata ai colleghi docenti, Patelli – docente di progettazione al Liceo artistico e impegnata nella formazione di docenti e studenti e attiva sempre nell’ambito scolastico anche nei Verdi – mette nero su bianco un punto di vista preciso, netto. Sintetizzabile così: no alla paura eccessiva per le ore di lezione perse. E no anche alla corsa ai compiti assegnati agli studenti via telematica, come surrogato delle campanelle non suonate.

Di seguito, in forma integrale, la lettera aperta di Elisabetta Patelli.

LETTERA APERTA AI MIEI COLLEGHI DOCENTI

Cari colleghi ,

siamo tutti consapevoli e preoccupati circa la gravità della situazione sanitaria nel nostro Paese e non solo. Stiamo tutti , o quasi, cercando di affrontare con senso civico la situazione, senza isterismi, con prudenza e ragionevolezza.

E’ fuori di dubbio che questa situazione sta creando danni all’economia e gravi disagi anche personali, ma non possiamo che reagire con calma e solidarietà.

Non c’e nulla di irrisolvibile al mondo tranne la grave malattia, per cui mettiamoci/mettetevi il cuore in pace che qualche soluzione si troverà per i maledetti programmi scolastici (a cui la didattica italiana è, ahimè, indissolubilmente ancorata) non esauriti e altre contingenze.

Nessuno vi giudicherà male per questo, né potete pensare che si possa farne pagare pegno agli studenti. La nostra società non è infallibile e si è trovata di fronte ad una emergenza per la quale, per fortuna, rispetto ad altri Paesi e ad altri tempi, abbiamo strumenti e ne usciremo, forse anche migliori.

La preoccupazione deve andare alla salute, alle persone che rischiano di più, alle famiglie in quarantena e ai medici e infermieri e volontari che si stanno facendo in quattro. E’ già sufficientemente penoso lo sciacallaggio della politica meschina, vediamo di non perdere di vista ciò che conta.

Tornando alla scuola, i nostri studenti mediamente studiano parecchio tutto l’anno, non sono irresponsabili e sapranno riprendere il ritmo velocemente quando l’allarme sarà rientrato, se lascerete loro aria per respirare.

Pazienza aver perso qualche argomento, versione, integrale o altro. Qualche circolare vi metterà giustamente al riparo anche dagli esami di Stato. Ma poi, chi si sognerebbe quest’anno di fare le pulci a chicchessia?

Diamo invece loro lo spunto per attivarsi in questo periodo in qualche compito significativo, in qualche attività che tocchi le corde dei loro talenti e dei loro interessi, ma diamo loro anche qualche traccia per riflettere da soli, in chat o via mail su quel che accade.

E quando siete a casa vostra o in giro (perché la citta è tutt’altro che deserta) non dimenticate le famiglie di coloro che sono comunque in servizio e vivono in pesante equilibrio tra lavoro a tempo pieno, gestione di figli e aiuto-compiti (non fingiamo di non conoscere questo fardello dei genitori italiani) che arrivano in modo massiccio e scoordinato via mail o caricate su piattaforme online impallate che fanno impazzire.

Poichè mi è stato ricordato con veemenza che i docenti non devono andare a scuola (ed è vero, credo, ma non si dice che non sono in servizio) vorrei consideraste di tenere a freno l’ansia vostra di prestazione altrui (degli studenti) e moderaste l’invio di lavoro a casa.

Essenzialmente per 3 motivi:

1) l’emergenza adesso è un’altra;

2) sarebbe dovuta un po’ di umana comprensione verso le famiglie di cui sopra (quelle che continuano a lavorare e non sanno più da che parte girarsi con i figli);

3) non è mandando via mail massicce dosi di compiti, esercizi, capitoli da studiare che si fa scuola. E soprattutto, educare è altro.

Ecco, l’ho detto.

Elisabetta Patelli

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30 Commenti

  1. Ci vada a insegnare in una scuola , anche liceo, oggi. L’ignoranza trionfa. Dovrebbero recuperare anche conoscenze minime. E senza esercizio -a scuola non basta né si abituano a studiare in autonomia- che risultati si avranno? Non abbiamo bacchette magiche, a meno che non si faccia “finta” che va tutto bene per consensi immediati. Ma poi si dirà che il docente non ha fatto niente! E dobbiamo sentirci anche critiche di docenti universitari.

  2. Buongiorno a tutti, sono mamma di 3 bambini, non é facile stare dietro a tutti con i troppi compiti. Addirittura i professori non si rendono conto che dare verifiche a tempo limitato sull’app ( 6 minuti) per una ragazzina Dsa non é l’ideale. I libri li hanno e gli esercizi da fare pure. Ok a spiegazioni su video da poter guardare tutte le volte che vogliono ma non esercizi a tempo che distolgono l’attenzione dal fare l’esercizio con l’ansia doppia nelle difficoltà dei bambini Dsa. Io parlo per la mia. Noi genitori cmq continuiamo ad andare a lavorare e cmq abbiamo il doppio lavoro da fare in casa, passare mezza giornata a fare i “carabinieri” per i compiti entro una data, oppure rifare ripetizioni che non ci competono non é il mio forte. Non sono io preparata a fare la professoressa. E non si può neanche assoldare qualcun’altro per rispiegare le lezioni perché 1 é dispendioso e 2 bisogna evitare i contatti. Quindi per favore professori: abbiate un occhio di riguardo per i bambini con difficoltà, spiegate senza divulgarvi e se potete non lasciate troppi compiti, perché cmq i bambini sono impegnati in casa per aiutare anche noi. I bimbi grandi danno una mano nella cura dei bimbi piccoli. Io mamma lavoratrice, quando sono a casa, non riesco a lasciare la piccola per star dietro al timer dei compiti delle altre. Poi parlo per me..

  3. Sono un insegnante di matematica e scienze delle medie e mi sento di dire alcune cose sul contenuto dell’articolo.

    1) Quando hanno chiuso le scuole, ci hanno detto “fate didattica a distanza”. Punto. Abbiamo dovuto arrangiarci, senza indicazioni, sperimentazioni, progettazioni, coordinamento. Nessuno di noi aveva mai usato i metodi di didattica a distanza in modo così massiccio. Ce li volete concedere DIECI GIORNI per imparare a calibrare il carico di lavoro? O forse dobbiamo magicamente sapere a priori tutte le sfumature di un tipo di didattica completamente nuovo? Io avevo come unico riferimento i ritmi del lavoro in classe. In questa settimana di didattica a distanza sono andato più lento del normale, eppure è emerso che per gli studenti erano ritmi insostenibili. Ora che lo so mi sto adattando, ma COME DIAMINE FACEVO A SAPERLO PRIMA DI PROVARE?

    2) Per quanto riguarda i programmi e le competenze, spesso ci si dimentica che le competenze sono la capacità di “applicare conoscenze e abilità” in contesti reali. Se uno studente non ha le conoscenze di base, quali competenze può acquisire? Se ad esempio uno studente non conosce la grammatica, quali competenze linguistiche e comunicative può acquisire? Inoltre io mi trovo tutti gli anni a dover preparare gli studenti per un esame di Stato, sia scritto che orale. È vero che i programmi ufficiali non esistono più, ma certe cose bisogna che gli alunni le sappiano fare, altrimenti arrivano alle superiori con enormi lacune da colmare. Non è che a causa del coronavirus le lacune degli studenti saranno minori o meno importanti, anzi.

    3) L’ottimismo della Patelli verso la maturità e la responsabilità degli studenti mostra chiaramente che lei insegna in un liceo (immagino nel triennio). Io alle medie ho alunni che quando ho attivato la classe virtuale si sono chiesti tra loro “come va la vacanza?”.
    Rendiamoci conto.

  4. Insegnanti e presidi,
    proprio voi che vi date da fare ben oltre rispetto a quello per cui siete stati formati,
    voi che vi inventate progetti extradidattici,
    voi che non guardate l’orologio e vi portate il lavoro a casa,
    insieme a tutti questi sforzi non dovuti perché non rastrellate le ultime energie e con un colpo di coda non prendete definitivamente le distanze dallo stereotipo “dell’io voglio fare il posto fisso” incarnato questo Stefano d’Errico dell’unicobas (trovate tutto sul suo profilo facebook)?
    Anarchico in tempo di pace, in tempo di guerra tira fuori codici e contratti e ci si nasconde dietro.

  5. Nella mia scuola, un liceo classico, i genitori fin dalle 8.00 del giorno successivo alla chiusura hanno iniziato a tempestare la segreteria di telefonate sollecitare l’organizzazione della didattica a distanza. Ergo, se inviamo i compiti sconvolgiamo gli assetti familiari; se non li inviamo, siamo dei lavativi e veniamo meno alle disposizioni del Miur; se le piattaforme s’imballano, ovviamente è colpa della incompetenza tecnologica dei docenti… Ma tacere e andare tutti al diavolo no?

  6. Ma la signora è insegnante !! Del liceo ! Laureata ma che risposte date ? Io Verde iscritta non ho mai abbracciato un albero …
    si sta ragionando su compiti a manetta nozionismo e colleghi amici ! che hanno paura ( insegno anche io al Liceo scientifico) non nella mia scuola … di avventurarsi a fare qualcosa di diverso.
    Io parlo e spiego su meet come in classe .
    Un caro saluto
    Lucia Tajana
    ( prof)

  7. LA SIGNORA IN QUESTIONE PARLA DEI PROGRAMMI COME ” MALEDETTI”. PROBABILMENTE IN OSSEQUIO ALLA SCUOLA TUTTA PROGETTI ED EDUCAZIONI COSIDDETTE. UN GUSCIO VUOTO DA RIEMPIRE COME IMPROVVISAZIONE SUGGERISCE, MEGLIO SE POLITICAMENTE…ALLINEATA.
    NESSUNO ” FARA’ LE PULCI” AI GIOVANI PARGOLI, STIA PUR SICURA ! ORMAI SON DECENNI CHE LE PULCI, AL DI QUA DEL DIPLOMA E DELLA LAUREA, NON LE FA PIÙ NESSUNO. LA PARTITA VIENE RINVIATA A DOPO..

  8. Io sono una docente di scuola infanzia :che ne pensate noi dobbiamo inviare anche per i bambini di 3_4 e 5 anni
    mai di lavoro, come se fossero alle superiori

  9. Già è difficile interpretare quello che vogliono i professori, studi una cosa e te ne trovi un un’altra in verifica ,figuriamoci ora con gli elenchi di compiti di pagine e pagine buttate lì tanto per con scritto poi verifica ….
    I ragazzi a casa non capiscono da che parte girarsi altro che tenerli in allenamento.
    Questo non è insegnare.

  10. Eccola la didattica digitale innovativa all’italiana:oggi sul registro elettronico:
    -Meccanica studiare capitolo ” fondamenti…” da pag 176 a 189
    -svolgere esercizi
    -storia studiare da pag 325 a pag 371
    – copiare appunti inviati al compagnoXXXe studiare
    -italiano studiare Futurismo e contenuti tematici sul libro
    -studiare Pirandello da pag 563 a pag 590
    questo solo per oggi
    progressivamente stanno arrivando tutte le consegne in base all’orario scolastico – Quelle sopra sono solo quelle inserite stamattina alle 7. Diciamo il ” bottino”delle prime ore di venerdì.87pagine da studiare+appunti+esercizi
    Contenti???? Proprio così che si fa scuola!

  11. Grazie Ivana! Io sono tra quei genitori-docenti che in questi giorni cerca di barcamenarsi tra 2 figli piccoli, chat di colleghi psicopatici, direttive ministeriali sempre poco chiare, piattaforma indire per l’anno di prova, ecc. Cerco di fare quello che posso ma lungi da me tediare gli alunni con un sacco di lavoro… Ci penseranno già i colleghi di italiano e matematica! Pensavo di consigliare loro un bel film per farli riflettere sul valore della scuola. Quando tornerò in classe, cercherò di selezionare le cose da fare e di farle bene, come ho sempre cercato di fare.

  12. Condivido il pensiero di Marco. Un minimo ci deve essere altrimenti si rischia di perdere quello che le insegnanti hanno trasmesso agli alunni. Io ho una bambina in prima elementare; senza un po’ di compiti diventa difficoltoso il mantenimento dell’apprendimento ricevuto. Ti saluto Marco.

  13. Vero Elisabetta, ma quello che cercavo di dire è che spesso e volentieri restringiamo il dibattito a sole due variabili, quando invece il problema è molto più complesso.
    Le faccio un esempio pratico, giusto per non fare di un post su comozero un bigliettino di psicologia cognitiva in stile baci-perugina.
    Ci dividiamo tra favorevoli e contrari rispetto alla didattica online. Parliamo del “cosa” (la didattica a distanza), del “come” (ripasso, nuove nozioni, confronto virtuale insegnanti/alunni) ma non ci preoccupiamo di fare distinzioni sul soggetto destinatario.
    Un ragazzo del liceo ha un’autonomia che gli concede di gestire con una certa agilità la didattica a distanza. Può misurarsi sia sulle competenze (che ne so, eseguire in autonomia un problema di analisi) che fare un bel rabbocco di nozioni.
    Per un bambino delle elementari la scuola rappresenta una dimensione materiale della propria quotidianità. Con la maestra ha un rapporto quasi fisico. Ma oltre a questo, il suo bagaglio di nozioni, se non ravvivato di continuo, rischia di arrugginirsi. Sono passati solo pochi giorni ma mio figlio, che fa la 3a, con le tabelline ha già perso un po’ di smalto. Non ci fossero questi compiti a ricordargliele, chissà come andrebbe a finire.
    Già, ma poi a casa chi li segue questi bambini? Chi ha una rete sociale sopravvive e gli altri vanno a fondo?
    La mia impressione è che una soluzione buona per tutti non ci sia.
    A ogni esigenza dovrebbe corrispondere una risposta specifica.

  14. Queste osservazioni non tengono conto che anche gli insegnanti sono genitori. Inoltre, tra di loro, ci sono quelli che, invece di passeggiare allegramente per il centro, oltre a prendersi cura dei propri figli, cercano di andare incontro alle richieste ministeriali, impegnandosi a preparare lezioni adeguate a questa situazione.

  15. @marci corengia Infatti non si tratta di logica binaria si tratta di rispostare l’asse che è drasticamente sbilanciato sul nozionismo. Poi senza nascondersi dietro a un dito e prendere atto che il docenti e scuole idonee alla didattica distanza non sono poi così diffusi punto competenza è per sua stessa definizione fondata su abilità e conoscenze Quindi non è in contraddizione. Grazie comunque per lo spunto interessante

  16. @MarcoCorengia concordo; gli schematismi semplificano e quindi aiutano a capire, ma poi dobbiamo aprirci alla complessità, dove gli opposti convivono, e mai come nel campo dell’educazione e della scuola

  17. Credo che ancor prima del coronavirus, il morbo che limita il comune sentire sia l’affezione da logica binaria.
    Scuola delle competenze Vs scuola delle nozioni.
    Didattica online Vs didattica frontale.
    Borraccia sì/borraccia no.
    Dormitorio sì/dormitorio no.
    È una forma mentis che torna di continuo.
    Chiaro che la scuola non può essere solo nozionismo, ma le competenze su cosa si fondano se non su una solida base di nozioni?
    Chiaro che la didattica frontale non possa venire sostituita da quella online. Ma nel digitale potrebbe trovare sostegno.
    Cominciamo a lasciare la logica binaria alle macchine e facciamo lo sforzo di aprirci alla complessità.
    Ne guadagneremmo tutti. E la politica della panza farebbe più fatica a coglionarci.

  18. Trovo molto corretti l’analisi e l’invito.
    Da genitore di due alunni delle elementari, ciò cui sto assistendo è esattamente questo.
    Non solo, il tutto sta avvenendo in modo molto maldestro – per non dire ridicolo – rivelando la scarsa confidenza di molti insegnanti con le tecnologie, generando isterismi nelle chat di classe.
    Keep calm and help eachother, che l’Umanità non si salverà completando il Programma

  19. Il punto non è non dare compiti ma che compiti dare !
    Si va bene fai fare la versione e i 5 capitoli di storia anche io spiegherò domani ma in diretta che è come fare lezione, poi ho dato nelle prime scientifico un’analisi di monumenti che il ragazzo può trovare vicino a casa sua, esplora fotografa e certo prende anche dal web .
    Per una volta esce di casa e si guarda in torno per la scuola.
    Io sono prof e mi sento lontana dal Libro Cuore da Garrone e dai docenti si The wall dei Pink Floyd.
    Pensiamoci …

  20. Allora il problema e sono una prof, non è il non dare compiti ma che compiti dare!
    Un elenco di versioni va bene ma poi?
    Perché non un compito che li porti a vivere questa situazione ?
    Una mia collega ( disgno web storia dell’arte allo scientifico) ha pensato ad una analisi della città con meno traffico / io ho chiesto Foto e come to an che con l’uso della rete certo di un monumento .
    Dare elenco di compiti a me ricorda tra il libro Cuore e the Wall del Pink Floyd no… non appartengo a quella mentalità educante.

  21. @antonio se li lasci davanti al cell tutto ill giorno e’ per tua comodita’. se vai alle baite in giorno feriale in questo periodo scoprirai lo stupore dei gestori cheosi aspettavano di accogliere famiglie, nonni e nipoti e e soprattutto gruppi di studenti che hanno riscoperto i nostri sentieri e nessuno di loro usa lo smartphone .hanno semplicemente riscoperti nuovi modi di stare insieme. perte ne
    l tempo libero l’alternativa allo smartphone sono solo i compiti… un po’ triste

  22. Semplicemente giusto!

    La scuola deve essere delle competenze e non delle nozioni…..

    Per fortuna ci sono molti insegnanti che ne sono coscienti e pensano al bene dei propri alunni come una mia amica che ha dato per compito di uscire per la città di Como, scegliere un monumento e cercare su internet alcune informazioni e poi mandare a lei una descrizione con i propri commenti e le proprie impressioni.

    Invece altri come ad esempio in una scuola superiore comodamente da casa l’insegnante ha dato ai propri alunni solo stamattina molte pagine da studiare e per la sera entro le 18 era necessario rispondere alle 20 (?) domande altrimenti il voto presumo possa essere negativo… di conseguenza i ragazzi sono tutto il giorno a studiare solo la sua materia mentre lei probabilmente era comodamente a casa avendo già assolto alla sua funzione (secondo lei) alla mattina.

    Essere insegnanti per me è una missione, un impegno costante per il bene dell’alunno e per la sua crescita, e non avere una laurea ed esercitarne il potere.

  23. Quindi i pargoli tutto il giorno con smartphone su internet a rimbambirsi?
    Un pochino di compiti ci possono stare, ovviamente l’esagerazione da parte dei docenti via app o mail no.
    Educare è altro, naturalmente: è colpa dei docenti il covid 19?
    (Non sono un insegnante)

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