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“Lo stadio? Il Como è una società privata, deve farlo su un’area sua con soldi suoi. Il Sinigaglia si può abbattere”

Prosegue su ComoZero il grande dibattito sul nuovo stadio di Como. Oggi riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento dello scrittore Franco Cavalleri che – lo diciamo subito – non è tenero nei confronti della città e dell’atteggiamento verso il progetto presentato dal Como 1907. Di seguito il testo integrale (e naturalmente per chi volesse inviare ulteriori contributi, spunti e repliche ben argomentate e firmate con nome e cognome la mail è sempre redazionecomozero@gmail.com).

Como e la telenovela del nuovo stadio: l’ennesima dimostrazione dell’arretratezza culturale di questa città

Da settimane imperversa la querelle del progetto del nuovo stadio che il Como 1907 ha presentato e che vuole realizzare al posto dell’attuale Sinigaglia. La discussione è tra chi sostiene la bontà della proposta, e considera la stessa come un elemento fondamentale per la ‘rinascita’ della città, e chi, sul lato opposto, vede tutto questo come un atto ‘invasivo’ in un tessuto urbano che ha bisogno di altro. Si ‘affrontano’ tifosi irriducibili, a colpi di petizioni, da una parte, e di professionisti dell’architettura e dell’urbanistica, altresì detti ‘archistar’.

Personalmente, non giudico la bontà o meno del progetto dal punto di vista architettonico, lascio ad altri questa incombenza che considero, comunque, del tutto marginale in merito alla vera e forse unica domanda: quale disegno per questa città, i suoi servizi, il suo futuro?

I fatti:

  1. L’area è (ovviamente) pubblica, quindi spetta al Comune decidere cosa farne
  2. Intervenire sullo stadio, e soprattutto sulle strutture di sua pertinenza (accessi, parcheggi), consente di ridefinire in modo fondamentale non solo l’area, non solo il quartiere, ma l’intera città
  3. Il quartiere necessita di interventi per alleggerire l’enorme peso che il traffico interno e, soprattutto, di transito comportano 
  4. La città contiene, in zone semi centrali o periferiche, numerose aree degradate che necessitano di essere riportate all’interno del ciclo vitale urbano
  5. Il Como 1907 è società per azioni privata, ha un suo proprietario, tra l’altro il più ricco dell’intera Serie A

Il nuovo stadio è dunque l’occasione per mettere mano e risolvere molti dei problemi che affliggono la città e darle un aspetto urbanistico, sociale, produttivo, commerciale valido per i prossimi venti, trenta anni. Certo, significa accettare che il futuro Sinigaglia venga costruito in altra zona, e preferibilmente all’esterno dell’area urbana vera e propria per collegarlo meglio alle grandi arterie di mobilità (auto, ma anche treno e bus), in modo da renderlo accessibile anche e soprattutto con mezzi di trasporto collettivo.

E l’area dell’attuale stadio? Considerando le sue pessime condizioni – il Sinigaglia di oggi non ha nulla a che vedere con il gioiello architettonico che ha conosciuto chi ha una certa età – lo si può tranquillamente abbattere, conservando la palazzina che ospita piscina e strutture sportive in genere. La parte ‘liberata’ può diventare un nuovo parco urbano, destinato a attività sportive e ricreative. Sotto l’attuale stadio si possono realizzare cinema, teatro, musei, sale per conferenze, quanto può essere utile per dare vita ad un flusso di pubblico più ‘generalista’ di quello attuale, interessato al solo evento calcistico.

Come detto nel punto 5 il Como 1907 è una società per azioni con un suo proprietario: il Comune di Como non ha alcun obbligo, quindi, di affiancarlo ed appoggiarlo nel progetto, in alcun modo. Tanto meno dal punto di vista della comunicazione. E i soldi devono arrivare esclusivamente dal Como 1907. Il quale è completamente legittimato a desiderare, progettare, proporre e, se approvato, costruire uno stadio nuovo che risponda ai suoi interessi e alle sue necessità, ma deve farlo su area sua ed a proprie spese. 

Il Comune di Como, da par suo, deve tutelare gli interessi della cittadinanza tutta, non solo dei tifosi (a proposito: quanti ‘residenti’ quindi votanti di Como vanno allo stadio?). Per il Comune, il Como 1907 è e deve essere un’azienda come altre e va trattata allo stesso modo. Esemplare il caso dell’Esselunga di Camerlata anni fa: perché il progetto fosse approvato, l’azienda dovette assumersi gli oneri di ridisegno della viabilità nel quartiere e costruire un ponte pedonale. Qualunque azienda, più  grande come anche più piccola, può testimoniare quanti oneri di opere pubbliche comporti chiedere di installarsi o ingrandirsi. E, di converso, l’assenza di aiuti significativi da parte del Comune. Perché questa sorta di ‘autostrada’ da parte del Comune a vantaggio del Como 1907?

In quanto ‘istituzione di base’, quella più vicina ai Cittadini, compito principale di un Comune, in ambito sportivo, sarebbe (anzi, è) sostenere lo sport di base, quindi società dilettantistiche, giovanili, non certo i professionisti. Questi devono dimostrare di saper camminare con le proprie gambe.

Dopo tutto, si parla (o straparla?) di ‘modello inglese’ nel mondo del calcio, quando non addirittura di ‘modello americano’, nel senso di società sportive più dinamiche, strutturate, diversificate, che non dipendono dal solo evento sportivo per la stabilità finanziaria. Peccato che le grandi società inglesi e tutte quelle degli sport americani siano, in primo luogo, proprietarie degli impianti dove giocano. E non possano contare su istituzioni pubbliche compiacenti. 

Sarebbe dunque il caso di uscire dalla trappola – mentale e culturale, prima di tutto – dello “stadio nuovo si/no” per dibattere di “quale città vogliamo”. La Como del futuro, quella che deve arrivare alla prossima generazione, e che non può e non deve dipendere da un’attività fragile, e francamente improduttiva, come una partita di calcio.

Franco Cavalleri

 

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