L’eterno cantiere per la Variante della Tremezzina non fa discutere soltanto per i lavori a rilento e nelle zone immediatamente adiacenti la vasta area dei lavori. Anche in Val d’Intelvi, infatti, si accendono i fari sulla destinazione di un’area per il cosiddetto impianto di betonaggio, cioè per la produzione del calcestruzzo e delle malte cementizie, ricadente nella località Castiglione, in comune di Centro Valle Intelvi, ma che interessa anche il comune di Dizzasco.
L’impianto in arrivo nei pressi del distributore di benzina, incute qualche dubbio e qualche timore in chi vive e lavora nelle immediate vicinanze. E’ il caso, a Dizzasco, di Roberto Bianchi, residente e titolare dell’attività Kirschon, galleria d’arte e showroom non distante dalla zona che attende l’installazione dell’impianto di betonaggio.
Di seguito, la sua lettera che evidenza i timori per l’impatto della struttura e dei macchinari, oltre a segnalare l’amarezza dopo che i primi passi per chiedere maggiori informazioni alle istituzioni coinvolte sono rimasti finora senza risposta (per repliche, lettere, interventi scrivere a redazionecomozero@gmail.com).
Gentile Redazione di ComoZero,
vi contatto come residente e titolare dell’attività Kirschon a Dizzasco, a ridosso dell’area dove sarebbe in valutazione la realizzazione di un impianto di betonaggio per la Variante della Tremezzina.
Nel vostro articolo si fa riferimento all’incontro che il sindaco Mario Pozzi (sindaco di Centro Valle Intelvi, sotto cui ricade Castiglione ndr) avrà con il presidente della Provincia, Fiorenzo Bongiasca. È importante evidenziare che, mentre si attende questo, sul territorio emergono criticità ambientali e procedurali molto rilevanti che non sono state comunicate alla popolazione.
Da settimane sono state inviate PEC di chiarimento agli enti competenti, Comune incluso, senza alcun riscontro formale.
Il silenzio dell’amministrazione e il rinvio delle informazioni a data futura rappresentano un comportamento istituzionale non corretto, soprattutto in presenza di un intervento industriale che potrebbe incidere su salute, sicurezza e ambiente.
Dalle verifiche raccolte sul posto, l’area ipotizzata risulta essere un’ex discarica comunale, con materiali di riporto e possibili instabilità del terreno. In un contesto simile, la presenza di vibrazioni costanti, carichi dinamici e un significativo traffico di mezzi pesanti dovrebbe imporre approfondimenti urgenti ai sensi dell’art. 94 del D.Lgs. 152/2006, data la vicinanza a falde e punti di captazione idrica. Non risulta che tali verifiche siano state nemmeno avviate.
Per la natura stessa dell’attività proposta, sarebbero inoltre obbligatorie le procedure di AUA (DPR 59/2013), AIA e VIA o verifica di assoggettabilità previste dal D.Lgs. 152/2006. Ad oggi non vi è traccia di alcun procedimento formale, né è stata fornita informazione pubblica, in contrasto con gli obblighi di trasparenza dell’art. 8 del medesimo decreto e con la Convenzione di Aarhus.
È anomalo che un iter così sensibile non sia stato reso pubblico, considerando anche che la competenza non può essere gestita esclusivamente a livello comunale.
La Valle d’Intelvi è un territorio fragile e a forte vocazione paesaggistica e turistica. L’insediamento di un impianto industriale genererebbe impatti significativi sulla qualità dell’aria, sul rumore, sulla viabilità e soprattutto sull’immagine del territorio, con conseguenze immediate anche sul turismo, settore centrale per l’economia locale.
In questo contesto, l’assenza di risposte alle PEC, la mancanza di trasparenza e il rinvio delle informazioni a dopo gennaio sollevano interrogativi legittimi sul corretto svolgimento dell’iter amministrativo.
Per questi motivi ritengo sia necessario chiarire quali valutazioni siano realmente in corso, chi detenga la competenza autorizzativa e quali verifiche ambientali siano state effettuate.
Grazie per l’attenzione.
Cordiali saluti,
Roberto Bianchi