Un intervento che torna a far discutere sul progetto del nuovo stadio di Como. E’ quello di Alberto Frigerio, figura molto conosciuta in città e in provincia, nonché – giusto per citare due tra i tanti ruoli rivestiti negli anni – ex presidente dello Yacht Club ed ex assessore provinciale.
Nella sua lunga riflessione, fortemente critica sull’aspetto del potenziale Sinigaglia completamente rinnovato secondo la proposta del club lariano, Frigerio lancia indirettamente anche un monito sul ruolo della Soprintendenza rispetto al nuovo impianto, ricordando le difficoltà che ebbe, allo Yacht Club, per una iniziativa decisamente meno impattante.
Di seguito, il testo integrale di Alberto Frigerio [per interventi, lettere, repliche scrivere a redazionecomozero@gmail.com].
Mi chiedo se sono solo a domandarmi quanto sia realistico il rendering che viene pubblicato ogni volta che si parla del “nuovo” stadio di Como. E ammesso che sia quello nelle reali intenzioni di chi lo propone, mi chiedo se solo a me prende l’angoscia nel vedere una nuova costruzione di così smisurata e sproporzionata dimensione.
Non voglio entrare nella discussione se lo stadio vada ricostruito sul posto o portato fuori dalla convalle ma appare chiaro, confrontando una foto dell’attuale situazione con l’immagine del rendering, quale devastante inversione di spazi e mutazione della visione e destinazione della zona si sta proponendo.
Oggi il vecchio Sinigaglia appare ben inserito, delicato anche se maltenuto, defilato rispetto alla Città; ovvero, la Città è primaria e lo stadio si confonde con uno dei tanti punti focali del panorama come Piazza Cavour, il Duomo e i giardini pubblici.
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Nella nuova visione lo stadio diventa dominante, invasivo facendo apparire la città un corollario dell’immenso manufatto a lago, la piazza Cavour un francobollo, il Duomo una parrocchia di campagna e i giardini un’aiuola. Un ecomostro in riva al lago nel centro della città.
Se a tutto ciò aggiungete la nuova costruzione della “stecca” che sacrifica una parte della già insufficiente area verde dei giardini pubblici a una nuova e inutile zona commerciale, il comparto è destinato a cambiare definitivamente la fisionomia di Como creando in riva al lago una vasta zone commerciale con negozi, palestra, supermercato, ristorante e albergo modificando così l’animo dell’attuale area razionalista e verde destinata sin da sempre alla contemplazione degli spazi puliti e della meravigliosa vista del lago. Area che sino a ieri si poteva pensare attirasse quel turismo internazionale alla ricerca del bello, del green, della pace lacustre, della vista mozzafiato e che sembra ora destinata al turismo di massa domenicale dedito agli acquisti al supermercato o dei gadget ricordo o di magliette con logo sportivo.
Quando ero Presidente dello Yacht Club chiesi il permesso di installare davanti alla sede la piscina galleggiante che Villa D’este stava cambiando. Ricordo i sopralluoghi della paesaggistica che mi negarono l’autorizzazione spiegando di quanto avrebbe mutato le dolci linee della costa che avevano naturalmente disegnato le acque. Linea che era sempre e soprattutto ben visibile da ogni via di accesso che, essendo la Città una convalle, erano tute dominanti e offrivano una visione totale e massimamente panoramica di Como, da dovunque si arrivasse.
Oggi mi chiedo cosa può essere cambiato rispetto ad un parere che mi deluse ma dovetti accettare capendo quanto fosse rispettoso della bellezza che la natura ha voluto regalare alla nostra città e che oggi vedo in serio pericolo.
Non volendo quindi esprimere il parere non richiesto di portare la Stadio fuori dalla convalle, poiché il campionato iniziato ha dimostrato che l’attuale stadio può essere adatto alle partite anche di serie A , prego chi di dovere di analizzare la semplice ma accorata proposta di fare tutti lavori necessari per una ristrutturazione del vecchio Sinigaglia che lo renda nuovamente splendente come agli inizi, mantenendo forme e dimensioni rispettose della sua ormai consolidata, invidiata e accetta posizione cittadina. E se lo sponsor non dovesse seguici, dimostrando, cosa che non voglio pensare, che non sia il calcio ma il possesso dell’area la molla dell’interesse sin qui dichiarato, potremmo benissimo sopportare i costi della ristrutturazione anche con le nostre umili forze.
Un’ultima tarlo mi rode: quanto tempo dovrà ancora passare tra litigi di Comune e Provincia tali da non far dialogare i due enti tanto che l’uno programma un posteggio al Pulesin e l’altro nella sede dell’ex caserma dei carabinieri in Borgo Vico a meno di200 metri di distanza?