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Nuovi giardini: si sono dimenticati del Tempio Voltiano come del nonno all’ospizio

Avete conosciuto Chiara nelle vesti di mamma per il suo primo editoriale:

 Mense, sacrilegio di una mamma (‘rompiballe freelance’): “Sfatiamo il mito, ha ragione il Comune”

Ma la nostra “rompiballe freelance” oltre a essere mente fina e penna acuta è laureata in Conservazione dei Beni Culturali. Così le abbiamo chiesto un’ampia riflessione sulle ultime novità arrivate per i Giardini Pubblici.

Chiedermi di parlare del Tempio Voltiano all’interno del nuovo progetto di riqualificazione dei giardini a lago è come mettermi in mano una pistola carica ma, nello stesso tempo, ottenere nulla più di un foglio bianco. Perché il Tempio, all’interno di questo progetto, semplicemente non c’è. Punto. Condannato a fare da sfondo per i selfie o da soggetto per belle foto al tramonto e nulla di più.
E invece, anche se pochi comaschi ci sono mai entrati (ammettetelo), da solo stacca più biglietti di tutti gli altri musei cittadini messi insieme. Perché è in punto fortunato della città, è vero, ma anche perché è una cosa che abbiamo solo noi al mondo, diciamolo.
Io per lui nutro una passione segreta, nata tanti anni fa, quando nella mia vita precedente, mi sono occupata per conto dei Musei Civici della sua riapertura e della realizzazione dei supporti multimediali che poi, fortunatamente, non hanno mai visto la luce. “Fortunatamente” perché oggi sarebbero già vecchi e inadeguati e poi perché, già allora, nascevano per forza di cose inadatti a quel luogo. Il Tempio voltiano è un museo “stronzo”, che non accetta intromissioni: intanto è rotondo e trovatelo voi un punto in cui mettere un totem o qualsiasi altra cosa senza dare fastidio. Li mettiamo al centro che è vuoto, direte voi. Eh no!
Lo spazio centrale va lasciato così se non si vuole tradire l’intenzione di chi l’ha progettato (non mi addentro oltre in spiegazioni ma anche solo su Wikipedia trovate tutto). E poi è tutto finestre e luce (le attuali tende sono un’aggiunta che toglierei con le mie stesse mani) e se tu metti uno schermo lui te lo illumina talmente tanto da renderlo inguardabile.

Volete davvero mettervi a discutere con uno così? Però è “vecchio”, e come molti anziani non si rende conto dei propri limiti. Non si rende conto di essere interessante ma assolutamente incomprensibile. Non si rende conto di essere “polveroso” e di non avere il benché minimo appeal sui giovani, e non solo su di loro.
Non si rende conto che vanno a visitarlo in tanti ma spesso, quando escono, sono tutti un po’ come quando vai a trovare il bisnonno. Ti fa piacere sentirgli raccontare i suoi aneddoti del passato ma non è che hai capito molto di quello che ti ha detto. E i nipotini si annoiano perché a casa sua non c’è niente da fare e non possono toccare niente senza essere sgridati. Ecco. Tralasciamo per un attimo gli interventi strutturali di restauro di cui necessita urgentemente. Immaginiamo che siano stati fatti.
Il nonno si è messo il vestito della festa ma … il concetto non cambia. Resta noioso e incomprensibile, anche se è elegante e gli vogliamo tanto bene.

Quindi che si fa?

Si fa che non perde l’occasione del rifacimento dei giardini dimenticandosi di uno dei protagonisti. Si fa che non si crea una nuova struttura chiamandola “Battery” in onore di Volta e poi ci si limita ad adibirla a bar o a spazi con una ancor non meglio precisata connotazione (“mini biblioteca” o “semplice vetrina”?).
Si fa che si immagina di inaugurare nella Battery una sorta di appendice multimediale e interattiva del Tempio Voltiano, un “museo virtuale” in cui trovare una spiegazione moderna, fruibile e accattivante delle scoperte di Volta e di quanto esposto al Tempio, che potrebbe così mantenere intatto l’allestimento storico che, di per sé, rappresenta un patrimonio da tutelare.
Si fa che si crea uno spazio per laboratori didattici rivolti alle scolaresche ma anche alla città, con laboratori ed eventi creati ad hoc per i bambini e i ragazzi, per attirarli, coinvolgerli, avvicinarli a questo barbosissimo ma in realtà interessantissimo “nonno” che ha un sacco di cose da raccontare.

Giardini a lago, è rivoluzione: via il “fiume”, i campi sportivi e i chioschi. “Pura Vida” in bilico

Non parlo di quattro totem e di un filmato. Parlo di un’esperienza coinvolgente e stupefacente, in grado di spiegare, ma anche di sorprendere e divertire. Bisogna uscire da lì non solo dicendo “ho capito” ma anche “che figata! Ci torniamo?”. Questa è la differenza e la vera sfida.

Questo ovviamente non vuol dire via i bar, anzi! Creando un polo attrattivo di questo tipo, ne trarrebbero indubbiamente vantaggio anche le attività di ristorazione previste nella “Battery”, con conseguenze più ampie anche in termini di frequentazioni positive della zona.
Andrei fuori tema, quindi non dirò che sarebbe anche interessante identificare in questa nuova struttura uno spazio che si presenti come punto di partenza di percorsi tematici cittadini, di per sé già esistenti, che si snodano proprio partendo dai giardini a lago.

Una sorta di preview introduttiva alla Cittadella Razionalista adiacente i giardini, ma anche un invito a scoprire tutto il patrimonio Razionalista della città (Pinacoteca compresa). La stessa cosa può essere ipotizzata anche per il percorso Neoclassico della passeggiata di Villa Olmo, prosecuzione naturale dei giardini, fino al Chilometro della Conoscenza. E poi … Ci sono mille cose che possono essere fatte per collegare la “rivoluzione dei giardini” alla città e nessuna di loro è nella parola “semplice vetrina”, mi dispiace.

Non dirò neanche che nei giardini sono da sempre stati collocati alcuni elementi di epoca romana e medievale che nessuno conosce. Semplicemente valorizzati e contestualizzati con un’adeguata cartellonistica potrebbero rimandare anch’essi a percorsi tematici relativi a queste due epoche, da identificare in maniera più adeguata ma già presenti in città.
No no, non lo dirò, tranquilli.
Troppo tardi, l’ho detto.

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