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Punti di vista

“Nuovo stadio di Como, dove sono i giovani capitani d’industria e i figli di imprenditori? Perché non parlano?”

Ospitiamo una riflessione dell’imprenditore ed ex assessore provinciale Alberto Frigerio sul clima di forte tensione generato dai molti scontri tra politica e ‘resto del mondo’ a Como città, che coinvolge direttamente anche il forte dibattito in corso sul futuro Stadio Sinigaglia. Di seguito il testo integrale (per interventi, opinioni e repliche scrivere a redazionecomozero@gmail.com).

Mi sembra una giusta interpretazione quella che intravvede nel comportamento di Trump non l’aggressività dovuta al carattere autoritario e battagliero, bensì il comportamento dell’animale ferito che cerca di difendersi, a qualunque costo, da una guerra con la Cina che sente che gli Stati Uniti stanno per perdere o hanno già perso.

In un clima di tensione e insicurezza che prende tutti noi, indistintamente operai o imprenditori, quello di cui non abbiamo certamente bisogno è un Sindaco che, che in ambito locale, applichi gli stessi comportamenti, autoritari e poco adatti a chi deve politicamente guidare una comunità, nell’ordinaria gestione dei problemi locali.

Leggere ogni giorno di una guerra che si apre tra Comune e resto del mondo, sia essa l’associazione Carducci, i giostrai, i combattenti, i fruitori di scuole ed asili, certamente ha reso sempre meno piacevole e rilassante leggere il nostro quotidiano la mattina.

Questa percezione di battaglie in corso e di continuo scontro portato a difendere le proprie e non condivisibili idee senza ammettere discussione o pareri diversi, quasi a doversi difendere da attacchi alla lesa maestà, mette in allarme quella categoria di persone che, non di certo schierate contro l’autorità per partito preso ma nemmeno per fede politica, esprimono il loro pensiero, spinti solo da un sentimento di passione per la propria città. Che certamente amano tanto quanto la ama chi rifiuta la discussione in nome di una dedizione alle leggi e al dovere che spesso sembra degenerare una sete di vendetta.

In un momento così travagliato si inserisce la discussione sul destino del nostro Stadio Sinigaglia. Non poteva essere il momento più sbagliato. La sensazione che le cose siano decise a porte chiuse, che la fede calcistica veli con un’ombra la realtà, che gli interessi economici siano superiori agli interessi della città, preoccupa non poco tutte quelle persone che, senza voler far polemica, esprimono pareri di cautela da adottare nell’esame dei presupposti per arrivare alla giusta decisione.

Le accuse e gli insulti di chi ci taccia di immobilismo, di ottusa visione di fronte al magnifico regalo, di poco amore per lo sport, non ci zittisce, spinti dalla paura che l’ arroganza del diritto alla decisione derivante dal voto (che in affetti ha autorizzato la ricostruzione ma non certo specificato come e in che misura e a che costo sociale ed economico), oscuri il ragionamento e annulli i nostri diritti o peggio ancora possa mai rovinare parte di quella bellezza della nostra città che tutto il mondo ci invidia.

Leggendo i vari interventi non posso, infine, che notare la grande assenza dei giovani nella discussione. Dove sono i nuovi capitani d’industria, i figli di imprenditori che hanno affrontato e risolto il cambio generazionale, i nuovi politici, giovani impegnati nella vita sociale, i giovani che pur facendo un lavoro subordinato, hanno la voglia e la volontà di esprimere il loro parere sulla città che vorranno vivere. Coraggio, ragazzi, il futuro è vostro, costruitelo voi, magari ci sembrerà che sbagliate, ma non conta, la vita più lunga spetta voi. Alberto Frigerio

 

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