Più ricco che mai, il dibattito cittadino sul nuovo stadio Sinigaglia di Como ha registrato nelle ultime ore tantissime posizioni. E spesso – per fortuna, visto che la cosa arricchisce senza dubbio il confronto – anche diametralmente opposte (qui le trovate tutte, in ordine cronologico).
In questo caso, ospitiamo l’intervento dell’avvocato comasco Riccardo Mandelli che offre un punto di vista decisamente originale rispetto a quelli emersi finora, soprattutto guardando alle ricadute future dell’eventuale intervento del club sull’impianto.
Di seguito, la lettera integrale.
Le ricadute reputazionali del progetto di ristrutturazione del Sinigaglia
Il dibattito corrente ha elementarmente semplificato le posizioni sulla progettata ristrutturazione dello Stadio Sinigaglia: da una parte i Tifosi, sostenitori a spada tratta del progetto presentato, e dall’altra i Residenti e una parte degli Architetti, ispirati a un acritico boicotto e a una tignosa indifferenza alle esigenze della Società Como 1907.
Ma è proprio così?
I Tifosi, del tutto inconsapevoli delle criticità del progetto, fanno veramente gli interessi della Società e dei Soci di controllo?
Per le seguenti argomentazioni si può ipotizzare una risposta negativa. È del tutto comprensibile che la Famiglia Hartono, per una questione di (ritorno di) immagine desideri mantenere il sito delle partite nell’attuale Stadio, procedendo a una modernizzazione dell’impianto, comprensiva anche di (prevalenti) funzioni commerciali.
Ma, pur nel legittimo perseguimento di tale interesse, la Proprietà dovrebbe meglio considerare i rischi reputazionali, o di immagine, nel medio – lungo periodo.
Il progetto attuale presenta aspetti controversi, tanto per l’aumento del carico urbanistico sul quartiere (flussi di persone, parcheggi, aumento del traffico sulle arterie di accesso, sicurezza, pulizia ecc.), che non è strutturato per supportarlo, quanto per il risultato o il finale esito estetico-architettonico della nuova struttura, inserita in una area di qualità storico-architettonica riconosciuta a livello internazionale.
Se anche solo uno degli aspetti controversi o negativi si verificasse a ristrutturazione conclusa, l’immagine della Proprietà ne uscirebbe appannata, anziché risplendere come espressione di intenti sinceramente benefattori o esempio di commendevole mecenatismo.
Al contrario, restituire lo Stadio Sinigaglia, attraverso un concorso di idee e progettuale internazionale, all’esemplificazione di uno splendido monumento razionalista, armonicamente inserito in una area espressione di precisi valori storico-architettonici, attribuirebbe alla Proprietà uno standing ben superiore a quello di mero finanziatore di una squadra di Seria A, cioè assicurerebbe un upgrade del “ritorno”, specie per lo status della positiva immagine non solo a livello locale, ma anche internazionale.
Se i Turisti che già visitano l’edificio NovoComum, o il Monumento ai Caduti si girassero anche a fotografare lo Stadio, la memoria di chi ha finanziato la ristrutturazione a scopo di restauro conservativo sarebbe assicurata nei libri di Storia, almeno dell’Architettura.
La medesima conclusione vale anche per gli attuali Amministratori, che potrebbero portare la responsabilità del possibile marasma o collasso urbanistico indotti dalla realizzazione del progetto, secondo le attuali linee di impostazione.
Il Comune dovrebbe prioritariamente valutare la qualità estetico-architettonica del progetto in modo premiale, utilizzando quali incentivi la durata della concessione e la determinazione dei canoni annuali, senza cadere nell’errore miope di inseguire il maggiore incasso.
Il sogno di comitive di Turisti che appositamente arrivano a Como per visitare lo Stadio Sinigaglia, rinnovato dalla Famiglia Hartono potrebbe non costituire una inconsistente utopia.
Avv. Riccardo Mandelli