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Como, Lombardia: finalmente si affronta la bolgia dantesca dei Pronto Soccorso. Ma attenzione all’effetto maquillage

Non avevamo dubbi che Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, manager, ma soprattutto medico, avesse a cuore il dramma vissuto quotidianamente nei Pronto Soccorso, diventati da anni vere bolge dantesche, da parte innanzitutto degli utenti, scontenti di un servizio più che inadeguato, ma anche degli operatori sanitari, scontentissimi di un lavoro stravolto, disorganizzato, stressante e mal pagato. Proprio allo scadere di luglio la giunta regionale ha approvato la proposta di revisione dell’organizzazione dell’urgenza-emergenza (qui i dettagli). In attesa di leggerla per intero e dare le opportune valutazioni soprattutto sull’applicabilità, ci permettiamo alcune riflessioni. Innanzitutto bene che si sia affrontato il problema, non più rimandabile di fronte al profondo disagio vissuto da tutti in un ambiente che, badate bene, prima o poi accoglierà ognuno di noi (inutile fare le corna), lo dice non solo l’epidemiologia, ma la natura umana. Quindi, se c’è un argomento che non si presta alla fatidica (e odiosa) frase “non è un mio problema” è proprio questo.

Bertolaso sa bene che non basta un progetto, per quanto ben concepito (il saggio Zen dice: “vedremo”) a risolvere un problema gigantesco, perché coinvolge innumerevoli fattori: le risorse mancanti (pochi medici, pochi infermieri, pochi Pronto Soccorso), la Medicina territoriale in difficoltà (urge un vero filtro per la bassa intensità di cura), le aumentate aspettative della popolazione (vogliamo tutto e subito), la cresciuta età media con la fragilità e la pluri-morbilità che l’accompagna, e infine i problemi sociali di molti (il PS è l’unica struttura che non solo offre cure, ma anche calore, umanità, accoglienza e cibo 24 h al giorno per tutto l’anno). Vediamo quindi i diversi punti che sono trapelati. Per non far stare troppo la gente in PS verranno istituite strutture di ricovero denominate “Medicina d’Urgenza” e “Osservazione breve intensiva” (OBI) dove le persone in carico, ma non del tutto diagnosticate o stabilizzate, alloggeranno. In tutta sincerità, con rare eccezioni, queste strutture esistono già, soprattutto in Lombardia.

E dove non ci sono temiamo l’effetto “maquillage”, cioè il cambio di facciata di altre realtà, con ridenominazione. In stile Case di Comunità, tanto per intenderci. Ma vogliamo essere ottimisti che si faranno veramente. Eccellente l’idea di un ambulatorio, parallelo al PS, dove valutare i casi “minori”, salvo sollevare dubbi sulla reperibilità degli operatori per il “raddoppio” dei turni, appunto. Poi, in talune situazioni, nel sospetto di codici verdi e bianchi (poca urgenza) un team di medici e infermieri, dopo aver filtrato la telefonata alla Centrale Medica, potrà recarsi a casa del malato per sincerarsi della reale necessità della richiesta di ospedalizzazione o viceversa della possibilità di gestire al domicilio il caso clinico. Eccellente, se si farà. Da vecchio clinico auspico che si predispongano adeguati “paracadute” medico-legali e anche assicurativi, nonché nervi saldi da parte dei sanitari e non la solita tendenza a inviare in PS “perché non si sa mai”. I sintomi sono spesso generici e imprevedibili per evoluzione, e le persone, specialmente se anziane e al telefono, fanno fatica a esprimersi. E poi i tempi. Chi glielo va a dire se un dolorino al braccio, per il quale il malato invece di recarsi al PS ha atteso a casa il team medico, magari bloccato nel traffico all’ora di punta, è in realtà un inizio di infarto che evolve infaustamente? E sulla scia di questa considerazione va anche l’implementazione della Telemedicina, ottimo ausilio ma che l’esperienza dice di usare rigorosamente per le persone già note, ed eccezionalmente per chi è sconosciuto ai medici. Esempio per farci capire subito. Un dolore al fianco può essere: una colica renale, ma anche una sciatica da ernia discale, ma anche una radicolopatia da schiacciamento maligno, ma anche una colica biliare, e sicuramente manca ancora qualcosa. Per non parlare dei mal di testa, che possono nascondere di tutto. Ci piacerebbe sentire nuovamente parlare di “depenalizzazione dell’atto medico”, come in passato si era sentito, soprattutto in epoca Covid. Altrimenti non sarà difficile immaginare i soliti atteggiamenti da “Medicina difensiva”, con tanti saluti all’alleggerimento dei Pronto Soccorso. Comunque, iniziamo il percorso che Bertolaso indica, sperando appunto che sia dotato di pesi e contrappesi adeguati, ma soprattutto da spirito di collaborazione da parte di tutti i cittadini.

Regione Lombardia, nuove regole per i Pronto Soccorso: “Attese bevi e poi subito nei reparti”

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2 Commenti

  1. Decreto governo Berlusconi n 347 del 18 settember 2001: “interventi urgenti in materiadi spesa sanitaria”.
    Da questo decreto è iniziata la distruzione della sanita pubblica a favore.di quella privata
    Bertolaso e amici sono semplicemente ridicoli

  2. Oltre alle giuste riflessioni dell’articolo,aggiungerei che l’atavico problema dei pronto soccorso è esploso con la drastica riduzione dei posti letto (spesso i pazienti stazionano in p.s.in attesa che si liberi un posto x il ricovero) inoltre si paga amaramente il fatto di aver distrutto in passato la sanità sul territorio,spesso il p.s.è l’unico punto di riferimento . Risulta quindi evidente la volontà politica di depotenziare la sanità pubblica (forse in futuro eliminare)in favore della sanità privata.

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