E’ davvero arrabbiato il nostro lettore Orazio Bianchi. Il quale, dopo una visita a Villa Olmo, ha scritto una lettera – in perfetto stile cronachistico/editoriale come si vede nella forma con tanto di titolo e sottototitolo che riproponiamo identici all’originale – per sfogare lo sdegno personale rispetto a quanto visto di persona e immortalato in due fotografie (quelle panoramiche sui prati, ndr). Di seguito, il testo del messaggio inviato alla nostra mail redazionecomozero@gmail.com
COMO ALLO SBANDO: VILLA OLMO SIMBOLO DI UNA CITTÀ SENZA GUIDA
Turismo di massa, zero regole, patrimonio storico in rovina. Mentre il lago diventa vetrina per ricchi, la città viene abbandonata a sé stessa.
Como 25 aprile – I giardini di Villa Olmo, un tempo vanto cittadino e cornice ideale per eventi, passeggiate e cultura, oggi rappresentano il volto più sconfortante di una Como in piena deriva. In barba ai divieti comunali, il parco è ormai terra franca: gruppi sdraiati sul prato a prendere il sole, partite improvvisate di racchettoni, pic-nic ovunque. Nessun rispetto per il luogo, nessun controllo da parte delle autorità.
La fontana monumentale, al centro del giardino, è sbarrata da una recinzione da oltre due anni. Nessun cantiere attivo, nessuna manutenzione visibile (foto dal nostro archivio sotto, ndr).

La villa stessa, formalmente oggetto di un intervento di restauro, giace in un limbo in cui gli unici rumori sono quelli del silenzio e dell’abbandono. Salendo verso la parte alta del parco, la scena si fa quasi distopica: le antiche serre comunali, un tempo patrimonio botanico e architettonico, oggi sono ridotte a rottami, ricettacolo di incuria e degrado (i lavori di recupero, però, finanzianti con 2,1 milioni, dovrebbero terminare entro fine 2005 ndr).

Il Comune? Immobile. Nessun presidio fisso, nessun intervento delle forze dell’ordine, nessuna visione. Il sindaco, più attento a promuovere il turismo internazionale che a garantire una vivibilità quotidiana ai residenti, si mostra con fare rigido verso i cittadini, ma resta totalmente inefficace nel far rispettare persino le regole base.
A Como si sta costruendo un modello turistico profondamente squilibrato: da una parte il lago sempre più esclusivo, destinato a un’élite di lusso; dall’altra, una città svuotata, invasa da un turismo mordi-e-fuggi che spesso lascia solo caos e pochi benefici economici reali. Nessuna strategia di sostenibilità, nessuna tutela del patrimonio, nessun rispetto per chi a Como vive tutto l’anno.
È questa la direzione che vogliamo prendere? Una città che rinuncia al proprio decoro, che svende il suo patrimonio, che lascia soli i cittadini di fronte all’anarchia urbana?
Servirebbe una classe dirigente capace di visione e responsabilità. Ma oggi, guardando Villa Olmo e il suo degrado, la sensazione dominante è una sola: Como è stata lasciata andare. E nessuno sembra avere intenzione di fermare questa deriva.