Snellire la burocrazia e dematerializzare la ricetta medica, incentivare l’avvio della campagna vaccinale antinfluenzale a ottobre, avere indicazioni operative chiare per la gestione dei pazienti (Covid e con sintomi sospetti) nei prossimi mesi.
Queste le richieste principali contenute nella lettera firmata da 67 medici comaschi, destinate alle istituzioni – Regione Lombardia, Ats, Asst, Ordine dei Medici, Comune di Como, Protezione Civile – e condivisa con i sindacati, le società scientifiche di medicina generale e i principali partiti politici del territorio.
“L’intenzione è quella di dare voce a noi medici, che a volte non abbiamo spazio in questo senso – spiega Elena Castelli, medico di Rovello Porro e portavoce dei 67 firmatari – avevamo già fatto alcune richieste ma non ci sono mai state date risposte ufficiali o soddisfacenti. Per questo ora presentiamo poche richieste, limitate, chiare e su specifici temi che rappresentano dei punti chiave da attuare nell’ottica di una situazione per cui vogliamo essere preparati”.
In particolare, i medici comaschi hanno espresso la volontà di incentivare lo strumento online e l’utilizzo della tessera sanitaria, evitando l’utilizzo della carta e cercando di semplificare la burocrazia.
“Si tratta di un vantaggio per noi, per i pazienti e per i loro parenti – così la Dottoressa Castelli – L’emergenza Covid, in questo caso, ha suggerito una velocizzazione di una strada già tracciata da anni ma che ancora non è un processo concluso. Inoltre, la burocrazia occupa gran parte del nostro tempo che potremmo spendere in altro modo, dando un servizio migliore ai pazienti”.
La necessità di provvedere con le vaccinazioni a ottobre, altra richiesta dei medici comaschi, è legata alla complessità delle norme che ne regolano lo svolgimento. “Ci vuole del tempo dopo che il vaccino viene iniettato – continua – almeno due settimane per lo sviluppo degli anticorpi, e quindi stando alla logica del funzionamento della vaccinazione è meglio farla il prima possibile”.
Infine, i medici comaschi chiedono che vengano date indicazioni precise su come agire nel caso di pazienti con sintomi febbrili o sospetti Covid. “Evitiamo di ritrovarci come a marzo, quando giustamente non si sapeva assolutamente nulla di come gestire il tutto – aggiunge – ora sappiamo come possiamo organizzarci, migliorando alcune situazioni rispetto all’emergenza dei mesi scorsi. Però, e ce lo auguriamo tutti, potrebbe anche non arrivare una seconda ondata. Non vogliamo creare allarmismo né mettere paura alle persone, solo pensare alla migliore gestione possibile per situazioni future indipendentemente dal Covid”.
Per quanto riguarda il ritorno alla normalità negli ambulatori, aggiunge: “Ha senso che ci sia una ripresa della vita, come abbiamo ricominciato ad andare a fare la spesa e al ristorante, quindi anche per gli ambulatori è corretto ricominciare l’attività. Che in realtà non è mai stata fermata, il lavoro era solo più telefonico che fisico e non c’erano pazienti con referti da visionare”.
“Ora, invece, alcune cose che erano state bloccate sono tornate alla normalità – conclude – Ma soprattutto sono tornati tutti coloro che avevano altre malattie, un po’ lasciati da parte a causa del Covid. Il rischio maggiore sta nel ritiro delle ricette, ora non ci sono tantissime persone in ambulatorio perché siamo ad agosto ma dobbiamo guardare la situazione sul lungo periodo ed evitare rischi di assembramento”.