Liste d’attesa infinite, esami impossibili da prenotare con il Servizio sanitario nazionale che, incredibilmente, si materializzano in breve tempo se si ricorre al “privato”. Nulla di nuovo purtroppo all’orizzonte anche se il tema è sempre di stretta attualità e i casi di quanti segnalano disservizi aumentano costantemente. E così ecco nuovamente una piccola rassegna di situazioni limite che alcuni nostri lettori ci hanno segnalato e una spiegazione da parte del fronte sanitario chiamato in causa. L’ospedale coinvolto in questo caso è il Valduce presso cui, nei giorni scorsi, alcuni utenti hanno provato a prenotare degli accertamenti.
GLI EPISODI
“Ho tentato di prenotare in Valduce un’ecografia ginecologica e una ecografia alla tiroide per mia mamma – ci racconta una nostra lettrice – e la risposta via mail che ho ricevuto è che le agende erano piene fino a luglio e quindi di ricontattarli più avanti. Purtroppo la situazione è spesso questa. E nel mio caso si tratta anche di accertamenti inseriti in un follow up in conseguenza di un tumore. Così facendo ovviamente si spinge a fare ricorso al privato anche se non tutti possono permetterselo”. Un’ulteriore indicazione arriva da un’altra signora che ha invece provato a prenotare un esame radiologico, sempre al Valduce, non trovando disponibilità se non a luglio salvo poi prenotarla privatamente già entro le successive 48 ore. Infine un esame oculistico, “una prima visita per una giovane ragazza che mi avrebbero fissato, non avendo la prescrizione di alcun tipo di urgenza, a gennaio del 2024. Comprendo benissimo la motivazione, ovvero il fatto che gli ospedali siano costantemente sotto organico – racconta la mamma della giovane – però sta di fatto che privatamente l’ho avuta in 15 giorni”.
LA RISPOSTA
Una spiegazione arriva direttamente dal direttore sanitario dell’ospedale Valduce Riccardo Bertoletti da sempre impegnato anche su questo delicato fronte. “Purtroppo i fattori che concorrono sono molteplici a partire dalla spesa sanitaria che, se deve essere uguale a quella di 10 anni fa, non può che causare simili intoppi. Un altro elemento molto interessante, emerso anche da recenti studi e analisi sulla realtà delle liste d’attesa, è che in media il 30% delle prescrizioni non è appropriata. Ciò genera un vero ingorgo”, spiega il direttore. Altro fronte caldo è quello legato al numero dei medici operativi. “Non possono essere obbligati a fare più ore del previsto e spesso già lo fanno. Bisognerebbe magari aumentare il numero dei medici, figure non sempre facilmente reperibili. Ma in ogni caso, pur trovandole, sarebbero poi necessarie maggiori risorse per farli entrare in servizio. Impensabile infine, per ridurre le liste, intervenire sulla qualità delle prestazioni. Questo non è ammissibile e altrettanto inammissibile è al contrario penalizzare magari chi lavora bene impiegando tutto il tempo necessario per eseguire un esame”, conclude Bertoletti.
REGIONE LOMBARDIA
Nei giorni scorsi intanto la Regione ha destinato 43 milioni di euro finalizzati al contenimento delle liste d’attesa. La delibera, approvata dalla Giunta Fontana, segue il provvedimento generale approvato la scorsa settimana con cui sono stati stanziati in totale 61 milioni di euro per il periodo aprile – dicembre 2023. Le Ats, sulla base dell’analisi della domanda/offerta sui propri territori, potranno individuare ulteriori prestazioni di specialistica ambulatoriale che necessitano miglioramenti. Per le prestazioni chirurgiche o altre prestazioni rilevate critiche a livello locale dalle Ats, quelle per le quali i tempi di attesa previsti non sono rispettati in almeno il 90% dei casi, le Agenzie di Tutela della Salute dovranno trasmettere l’elenco entro il prossimo 28 aprile per ciascun erogatore, il quale dovrà garantire mensilmente un aumento del 10% rispetto al 2019.
6 Commenti
Ringrazio per l’articolo Fabrizio Barabesi. E’ un tema molto sentito. Ha fatto centro su un argomento. Il più importante. Anzi, quando ci sono aggiornamenti chiedo un update della situazione, se fosse possibile, grazie.
Sono d’accordo e mi sembra che il problema riguardi in alta percentuale il reparto di radiologia o diagnostica per immagini. Che il direttore sanitario faccia luce per il bene di tutti gli utenti. Grazie.
Sarebbe opportuno fare un’ analisi approfondita per capire:
.1 – chi sono i pazienti che chiamano per prendere un appuntamento e vengono “incanalati” ad eseguire esami privatamente.
.2 – chi invece si rivolge alla struttura già privatamente.
.3 -chi, in caso, salta la coda ed esegue prima gli esami con prescrizione del SSN, dovesse succedere chi lo decide. La disponibilità come viene assegnata. Con quali criteri.
.4 – come mai veramente c’è questa situazione. Non si può genericamente dire che “recenti studi hanno rilevato”. Report alla mano.
.5 – Che analisi sono state fatte? Questo avviene dopo che l’ Ospedale Sant’Anna è stato postato fuori città? E’ aumentata l’ utenza?
.6 – Chi è il “paziente tipo” del Valduce? Il cittadino o che viene anche da fuori con il SSN e impegnativa? Lo spostamento dell’ ospedale Sant’Anna dovrebbe servire più paesi.
Oggi è facile incrociare tutti i dati.
.7 – Chi ha ottenuto subito l’ appuntamento con il SSN e perché? Chi a breve termine e chi a lungo termine? Su quali pazienti? Che profilo? Quali esami sono stati eseguiti? Era indicata l’ urgenza sulla ricetta medica? Chi ha dovuto andare in solvenza? Chi ha la priorità se non i pazienti oncologici? Analisi dell’ ultimo anno 2022.
Così si argomenta. Mi sembra che le argomentazioni siano vaghe. I pazienti oncologici hanno la priorità! C’è qualcuno, per caso, che ha avuto la priorità non essendo oncologico? Chi ha patologie gravi non viene accettato? Chi ottiene allora gli esami con il SSN se non pazienti gravi? In quali tempi? Altrimenti la situazione non si risolve.
Andare a fondo del problema. Mi permetto di suggerire.
sig. luigi, concordo con lei.
Se i medici mancassero, non potrebbero fare le visite od esami neanche dopo 15gg, cosa che invece fanno tranquillamente se pagati. Come si spiega?
Ci spiega il dr Bertoletti cosa intende per NON APPROPRIATA?
Liste d’attesa infinite NON garantiscono il DIRITTO ALLA SALUTE. A QUESTO PUNTO SAREBBE D’OBBLIGO UNA CLASS ACTION CONTRO IL GOVERNO E I RESPONSABILI CHE A PAROLE DICONO SEMPRE CHE È COLPA DEI TAGLI.
DI TAGLIARE GLI SPRECHI NON SE NE SENTE MAI PARLARE!!!!
VERGOGNA.