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Scuole da chiudere, la lettera dei sindacati: “Bambini, famiglie, personale. Così Rapinese mortifica Como”

Non si fermano le proteste per le chiusure complessive di 8 scuole annunciate ufficialmente dal sindaco di Como Alessandro Rapinese. Dopo le proteste delle famglie e il clamorso documento approvato all’Istituto Comprensivo Como Borgovico, oggi arriva una lunga nota dei sindacati. La pubblichiamo integralmente di seguito.

CGIL Como, CISL dei Laghi, UIL del Lario, unitamente alle organizzazioni sindacali di categoria FLC CGIL, CISL scuola dei Laghi e UIL scuola Como, SPI CGIL Como, FNP dei Laghi, Uilp Lario, FP CGIL, Cisl FP dei Laghi e Uil Fpl Lario Brianza esprimono ferma contrarietà al progetto di chiusura di sei plessi scolastici del comune di Como di cui hanno appreso solo per via informale.
I dettagli del progetto sono stati resi infatti noti a mezzo stampa, senza alcun passaggio conoscitivo con le associazioni che nel territorio rappresentano lavoratori, cittadini e famiglie.

L’Amministrazione adduce a cause economiche la chiusura di 6 plessi di scuola e supporta la propria volontà con i dati relativi al calo di natalità e con i costi di messa in sicurezza degli edifici scolastici. Si fa riferimento addirittura al risparmio delle spese di riscaldamento. Motivazioni ben lontane da quella che dovrebbe essere una visione di prospettiva ad ampio respiro che viene richiesto, invece, alla politica.

Il calo demografico è un problema dell’intero paese, che affligge in particolar modo le aree rurali più che quelle cittadine e che colpisce alcune regioni e province più della nostra. Como è in linea con altri capoluoghi di provincia del nord Italia. Sicuramente il problema merita una riflessione più seria da parte della politica nazionale, tuttavia una risposta locale così drastica come quella comasca è del tutto inadeguata.

Come organizzazioni sindacali non possiamo che esprimere il nostro disaccordo su tutta la linea: il calo delle nascite deve essere contrastato da politiche nazionali, regionali e locali di sostegno vero alle famiglie. La sussidiarietà prevista dalla nostra Costituzione si deve tradurre nella vicinanza delle istituzioni locali ai cittadini attraverso la garanzia dei servizi di prossimità che devono essere sostenuti dalla fiscalità generale. Non ci aspettiamo che i servizi ai cittadini siano economicamente vantaggiosi per i comuni, i servizi di qualità costano e i cittadini pagano le tasse per avere servizi dignitosi e diffusi capillarmente. Ci aspettiamo che nella logica di redistribuzione di risorse si mantengano standard di qualità anche diseconomici perché quello sulle scuole è un investimento sul futuro che la nostra società deve e vuole fare.

Como deve essere una città a misura di cittadini di tutte le età e di tutti i ceti sociali. Quello della messa in sicurezza degli edifici pubblici è un problema serio che va affrontato con ristrutturazioni adeguate: c’è una responsabilità nella mancata manutenzione degli edifici scolastici anche da parte delle Amministrazioni precedenti ma non condividiamo l’idea che se una scuola non è sicura la risposta legittima sia quella di chiuderla definitivamente. Il comune di Como ha un bilancio in grado di sostenere lo stanziamento graduale di risorse necessarie a mettere in sicurezza tutte le alunne e tutti gli alunni e garantire che essi possano frequentare servizi di prossimità quali sono i servizi educativi e il primo ciclo di istruzione.

L’Amministrazione di Como non solo deve incoraggiare la natalità, ma deve incoraggiare i cittadini comaschi a non cedere alla tentazione di andare via perché la città sta diventando poco vivibile. Lo può fare potenziando i servizi per le famiglie, garantendo scuole aperte nei quartieri, rette dei nidi comunali più basse, mensa gratuita per tutti gli alunni, educatori in numeri ragionevoli rispetto al numero degli alunni con disabilità, potenziamento dei servizi di pre e post scuola, concedendo spazi per le associazioni del tempo libero. In proporzione al numero degli alunni il comune di Como riconosce un minor numero di fondi per il funzionamento delle istituzioni scolastiche rispetto ad altri comuni. Questo dato deve essere riallineato alle necessità.

L’elenco delle azioni da mettere in campo per migliorare la vita dei cittadini sarebbe ancora lungo. Un importante strumento che il Comune potrebbe agire è quello offerto dalla negoziazione sociale con i sindacati confederali e dei pensionati. Come ogni anno è stato inviato anche a quest’Amministrazione un documento unitario con le proposte sindacali. Ad ora però questo strumento risulta sottoutilizzato.

C’è poi tutto il tema dell’autonomia scolastica e della relazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito: il comune decide unilateralmente degli edifici di propria competenza, è vero, ma di solito procede dopo i dimensionamenti del Ministero. Quest’operazione così anticipata determina tagli di posti di lavoro ed influenza la didattica. Il progetto offerta formativa in alcuni Istituti dovrà essere rivisto a causa delle scelte di razionalizzazione operate dal Comune, con il rischio di ricadute sugli alunni in tema di continuità educativa e formativa.

Pur non disponendo del numero preciso di docenti e ATA che perderanno il posto di lavoro, sappiamo che le conseguenze di queste improvvide scelte determineranno ricadute negative per molti bambini di Como. La soppressione di queste classi porterà con sé la perdita di professionalità, di esperienza lavorativa e di qualità dell’offerta formativa. Circa il personale non docente ipotizziamo la riduzione di almeno 18 unità.

I lavoratori di ruolo saranno ricollocati in altre sedi scolastiche ma quelli precari potrebbero veder soppresso il loro posto a fronte della riduzione di organico. Tutto ciò, è ovvio, a discapito della giovanissima utenza che andrebbe a rimpolpare le cosiddette “classi pollaio”: agglomerati di bambini che subiranno un evidente danno di qualità rispetto all’offerta formativa proposta nella nuova scuola. Noi riteniamo che un numero minore di utenti per classi possa solo favorire i processi di apprendimento tenuto conto della maggiore attenzione che il docente potrebbe dedicare loro!

Avremmo un lungo elenco di domande tecniche da rivolgere a quest’Amministrazione su capienza delle aule, adeguatezza degli spazi, verifica numerica di alunni con disabilità, destinazione degli spazi dismessi ed altro ancora. Per farlo bisognerebbe attivare le necessarie interlocuzioni fra comune e organizzazioni sindacali, mettendo in campo una maggiore propensione all’ascolto delle istanze di tutti i soggetti coinvolti in questa specifica operazione.

Come organizzazioni di rappresentanza, non abbiamo ricevuto, pur avendolo chiesto, un incontro per ottenere le risposte politiche alla nostra domanda di fondo: qual è l’idea di città che c’è dietro la scelta di chiudere sei plessi di scuola statale dopo aver già chiuso due nidi comunali?

Non troviamo accettabili i toni poco rispettosi e di scherno utilizzati da alcuni esponenti di quest’Amministrazione. La città non è di chi la amministra ma delle cittadine e dei cittadini che la vivono, delle associazioni, della società civile, tutte queste componenti ne costituiscono la vera forza motrice.

Con quest’Amministrazione, tutte queste indispensabili componenti non trovano dialogo subendo un’inspiegabile mortificazione. Le bambine e i bambini di questa città e le loro famiglie pagheranno le scelte di chiusura delle scuole per molti anni perché le chiusure non sono un fatto reversibile. Il servizio pubblico diffuso va tutelato e i diritti dell’infanzia vanno salvaguardati con grande attenzione in un paese che invecchia e sembra non prendersi cura di chi ne rappresenta il futuro.

Raccogliamo quotidianamente le lamentele di cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati che ci raccontano di una città che sta diventando ostile per loro e ci chiedono di contrastare scelte che anche noi riteniamo sbagliate.
In questa situazione sarebbe indispensabile che il Sindaco aprisse un dialogo costruttivo con le forze sociali della città. Chiediamo dunque al Sindaco un incontro sindacale urgente.

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2 Commenti

  1. Uno garbuglio, o “gnommero” come direbbe Carlo Emilio Gadda, sta diventando questa vicenda per il Sindaco Rapinese. Un altro “pasticciaccio” a cui concorrono una molteplicità di convergenze a partire da inaccettabile semplificazione di un problema complesso. Una risposta contabile talmente elementare quella della Giunta Rapinese da far sembrare poca cosa ogni altro elemento demografico e strutturale pur concorrente a delineare le precarietà attuali delle scuole di Como. Nuova paradossale testimonianza di inadeguatezza.

  2. Il Sindaco Sovrano che non è in grado di sistemare una scala di accesso principale di una delle più importanti scuole medie di Como la Parini, cosa volete che possa e voglia fare per le altre??!!! Vergogna, è una vergogna che più di 500 alunni siano costretti da DUE anni a entrare da una scala secondaria. E’ una vergogna!!!
    Logica conseguenza è la chiusura di tutto ciò che crea problemi e intasa il lavoro dei suoi magnifici dipendenti.

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