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Orgoglio comasco, il Teatro Sociale fa scuola nel mondo: Minghetti e Opera Education incantano Los Angeles

Il Teatro Sociale di Como fa scuola nel mondo. Barbara Minghetti, direttrice della programmazione e dei progetti speciali di AsLiCo, quasi si schermisce nel raccontarlo, ma la realtà oggettiva è che le iniziative che, da anni, porta avanti il dipartimento Opera Education del teatro cittadino sono state uno dei focus del secondo World Opera Forum che si è tenuto a Los Angeles all’inizio di giugno.

Cos’è il World Opera Forum?
Il World Opera Forum è un appuntamento che riunisce i responsabili dei teatri d’opera di tutto il mondo per discutere insieme del futuro di questo settore e delle strategie da attuare, condividendo esperienze e progetti. All’edizione di quest’anno, che si è tenuta a Los Angeles, hanno partecipato circa 700 tra direttori artistici e soprintendenti dei principali teatri mondiali, oltre alle organizzazioni internazionali che riuniscono i teatri d’opera e i festival lirici, cioè Opera America, Opera Latinoamerica, l’Association for Opera in Canada e, naturalmente, Opera Europa che riunisce circa 140 teatri del nostro continente.

In che veste ha partecipato a questo appuntamento?
Sono stata invitata come delegata di Opera Europa, nel cui board sono l’unica rappresentante per l’Italia, oltre che per rappresentare il nostro Paese.

E come mai ha portato l’esperienza di Opera Education, progetto che AsLiCo da anni sta facendo crescere con il Teatro Sociale?
Il Forum prevede momenti di confronto nei quali raccontare progetti significativi per condividerli con colleghi di tutto il mondo e ho pensato che fosse importante raccontare questa forma di progettualità capace di portare l’opera anche a un pubblico inaspettato, dalle mamme in attesa con Opera meno9 ai neonati di Opera Baby, dai bambini dai 3 ai 6 anni con Opera Kids fino agli alunni delle scuole con Opera Domani e agli under 30 di Opera smart. Inoltre abbiamo progetti come Opera White per portare l’opera nelle case di riposo o il progetto che ci ha permesso di portare il teatro all’interno del carcere del Bassone o nei quartieri fragili.

E poi c’è anche il bellissimo progetto 200.com nato nel 2013 in collaborazione con la Società dei Palchettisti per festeggiare i 200 anni del Teatro Sociale e che, tra pochi giorni, per la sua decima edizione porterà in scena la Turandot.
Si tratta di un’opera partecipativa unica al mondo non solo perché riesce a coinvolgere attivamente un così grande numero di persone nella produzione di un’opera teatrale (oggi oltre 250 coristi non professionisti Ndr), ma anche per la sua altissima qualità artistica che le ha fatto guadagnare numerosi riconoscimenti.

Qual è la novità dei progetti di Opera Education?
L’idea che l’opera, e il teatro in generale, non siano più appannaggio di una élite o una cosa noiosa, se non addirittura inutile, ma possano rivelarsi uno strumento concreto al servizio della comunità, capace di avvicinare persone di diverse culture, lingue ed estrazioni sociali che, spesso, rischiano di far fatica a integrarsi. Basti pensare agli oltre 200 coristi di tutte le età e le estrazioni sociali di 200.com o al progetto che abbiamo portato in carcere: nessuno avrebbe mai scommesso che saremmo riusciti a far cantare i carcerati ma, invece, abbiamo trovato persone assetate di impegno e bellezza. Ma l’opera è così, ti smuove sempre qualcosa, devi solo avere l’opportunità di incontrarla.

Esiste qualcosa di simile in altri teatri del mondo o AsLiCo e il Teatro Sociale di Como sono precursori di questo genere di progetto?
Non sono io a dirlo, ma quello di cui ho parlato a personalità del calibro del responsabile del Metropolitan Opera House di New York ha suscitato una grande curiosità confermando che la strada che già da anni stiamo percorrendo è un obiettivo a cui ora iniziano a guardare anche i teatri di tutto il mondo. È stata una conferma importante del valore di ciò che facciamo e del fatto che a Como succedono cose che riescono ad avere un respiro internazionale, ben oltre le mura della città.

Il teatro, quindi, può rivelarsi uno strumento prezioso anche al servizio delle amministrazioni pubbliche?
Assolutamente sì, il teatro deve poter lavorare al fianco delle amministrazioni mettendo al loro servizio la capacità di aggregare persone, anche quelle che, altrimenti, rischierebbero di rimanere ai margini.

Un’attenzione che vi ha portati anche ad organizzare, lo scorso maggio, un incontro con le associazioni del terzo settore. Che legame c’è con il mondo del teatro?
Per il secondo anno, abbiamo voluto dedicare questo appuntamento alle associazioni del terzo settore con incontri e giornate di lavoro e coprogettazione sul tema dei giovani e delle fragilità. Questo perché, secondo noi, la prima cosa da fare per creare progetti davvero utili alla città è ascoltare chi vive quotidianamente i problemi. Solo così si può evitare di isolare il teatro, ma soprattutto si può evitare di mettersi semplicemente in cattedra dando invece risposte sempre più centrate e concrete ai bisogni della comunità.

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