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Dele Alli con Fabregas (Foto Como1907)
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Da stella mondiale del calcio alla depressione fino a quei 9 minuti maledetti: l’ex fenomeno dice già addio al Como

E’ finita male la favola della rinascita (mai realizzata) di Dele Alli sul Lago di Como, con i colori biancoblu. Ieri, ultimo giorno di calciomercato, l’ex fenomenale talento del calcio mondiale ha risolto definitivamente il contratto con il Como, mettendo fine dopo 9 mesi esatti e solo 9 minuti in campo, culminati persino con un’espulsione, l’avventura del calciatore inglese.

Fatale, per amarissima ironia della sorte, proprio quel mini scampolo di partita giocato da Dele Alli lo scorso 15 marzo a San Siro. Cioè quando, dopo che il vantaggio dei lariani era stato (immeritatamente rimontato dai rossoneri) Fabregas lo manda in campo dopo una lunghissima assenza dai terreni di gioco. Furono i 9 minuti più disastrosi di sempre: dopo appena 9 minuti, infatti, Dele Alli fece un brutto fallo da dietro a Loftus-Cheek, con l’arbitro Marchetti che alla fine optò per il cartellino rosso e l’espulsione dal campo.

Anche mister Fabregas, che pure fu il primo a puntare sulla rinascita di Dele Alli, fu duro nel post-partita: “Ha commesso un errore grave per un giocatore della sua esperienza, è stata la cosa negativa della serata”. Parole definitive, tanto che Dele Alli da allora non ha mai più messo piede in campo, con l’addio ai colori biancoblu – tramite risoluzione contrattuale – sancito ieri.

Ora, per l’ex stella del Tottenham e della nazionale inglese classe 1996, che ha attraversato gravissimi problemi personali proprio nel momento in cui sembrava destinato a diventare una stella mondiale del calcio, si apre una nuova parentesi con tante incognite.

LA STORIA DI DELE ALLI

Dopo gli esordi nella squadra di terza serie della sua città, Milton Keynes, Dele Alli trova la prima grande ribalta al Tottenham di Pochettino, quando ha solo 18 anni. In tre anni arrivano 46 gol, l’esordio in nazionale, alcuni paragoni impegnativi (probabilmente troppo per chiunque) a fenomeni come Maradona e Ronaldinho e, a soli 22 anni, una fantascientifica valutazione di 100 milioni di euro

Ma se con mister Pochettino Dele Alli vive le stagioni della gloria, con l’arrivo sulla panchina degli Spurs di José Mourinho, la parabola inizia a prendere la traiettoria discendente. Che sarà rapida e devastante. Mou infatti non vede di buon occhio il giocatore, gli riserva con sempre maggiore frequenza uno spazio in panchina piuttosto che in campo, e così, a soli 24 anni, il talento inglese del futuro si perde. E meno gioca, più quando calca i terreni di gioco offre prove incolori quando non addirittura irritanti o del tutto impalpabili. “Mourinho mi ha distrutto”, rivelerà in seguito.

A dare il colpo di grazia alla sua carriera, ecco l’arrivo al Tottenham di Antonio Conte: convivenza impossibile e trasferimento, nel 2022, all’Everton. L’esperienza è un fallimento: 6 mesi, 11 partite di campionato, nessun gol. Ad agosto un aereo lo porta in prestito in Turchia, al Besiktas. E qui inizia la discesa agli inferi, anche personali. Soprattutto personali: escluso rapidamente dalla rosa per scarso impegno, lui sparisce per più di una settimana. Non si fa trovare fino a che non sarà immortalato mentre inala protossido di azoto a una festa con alcuni amici. I turchi appena possono lo rispediscono all’Everton, dove non mette mai piede in campo. A febbraio 2023 scende in campo per l’ultima volta. Di fatto, è praticamente un ex, a soli 28 anni.

Verrà poi fuori un aspetto ben più grave – e tutto umano – rispetto al mancato impegno al calcio. Sarà lo stesso Dele Alli, ospite del podcast della ex bandiera del Manchester United Gary Neville, a rivelare piangendo a dirotto di avere problemi di salute, di essere dipendente da alcol e sonniferi e di essere anche stato abusato sessualmente da bambino, quando viveva con la madre alcolizzata e nemmeno sapeva chi fosse suo padre, fuggito ben presto negli Usa.

“A sei anni sono stato molestato da un’amica di mia madre, che era spesso a casa – ha raccontato il calciatore – Mia madre era un’alcolizzata. Sono stato mandato in Nigeria, poi sono stato rimandato indietro. A sette anni ho iniziato a fumare, a otto ho iniziato a spacciare droga. Una persona mi ha detto che non avrebbero fermato un bambino in bicicletta, quindi ho girato con il mio pallone da calcio con la droga nascosta appresso. A 11 sono stato fatto penzolare da un ponte da un tizio della casa accanto. Poi a 12 anni sono stato adottato”.

E ancora: “Ero in un momento molto difficile mentalmente, avevo preso l’abitudine di tentare di intorpidire quello che provavo». Da lì la decisione di farsi aiutare: «Sono andato in una struttura di riabilitazione per la salute mentale, le dipendenze e i traumi. Sentivo che era arrivato il momento, ero intrappolato in un brutto circolo, facevo affidamento su cose che mi stavano facendo del male. Dentro di me stavo decisamente perdendo la battaglia”.

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