Pescarenico, un pittoresco rione di Lecco, si svela sulla riva sinistra dell’Adda, o meglio, del lago, a poca distanza dal ponte. Celebre per essere l’unico borgo lecchese citato ne “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, questo “gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare” (come descritto nel Capitolo IV del romanzo) offre un’autentica immersione nella quiete e nelle tradizioni secolari, lontano dalla folla delle mete turistiche più blasonate del Lago di Como.
Un rifugio di pace e autenticità
Per i viaggiatori in cerca di una pausa dai ritmi frenetici, Pescarenico è un’oasi dove il tempo sembra rallentare, cullato dal placido scorrere dell’Adda e dalla maestosità delle Prealpi, che si ergono a sentinelle silenziose. Come mirabilmente descritto da Leccotourism.it, la fonte ufficiale del Comune di Lecco, il borgo ha saputo preservare la propria identità storica, vivendo in armonia con la natura rigogliosa che lo circonda.

Storia e radici rrofonde
Prima di essere aggregato al borgo fortificato di Lecco nel Settecento, Pescarenico era uno dei venti comuni che formavano la comunità generale. Un piccolo mondo a sé stante, la cui vita e le cui tradizioni erano indissolubilmente legate al fiume. Il nome stesso, Pescarenico, non lascia dubbi sulle sue origini: la vita qui ruotava attorno alla pesca. L’Adda, particolarmente generosa in questo tratto, era la linfa vitale per le famiglie del borgo. Ancora oggi, passeggiando lungo le rive, si può respirare quell’antica atmosfera, e non è raro scorgere una “lucia”, la tradizionale imbarcazione lariana, testimonianza di un passato mai del tutto dimenticato.
Sapori del territorio e legame letterario
La tradizione della pesca si riflette ancora oggi nei ristoranti e nelle osterie locali, dove è possibile gustare specialità a base di pesce fresco, preparate secondo ricette tramandate di generazione in generazione, un vero e proprio tuffo nei sapori autentici del territorio.

Ma Pescarenico non è solo un borgo pittoresco e ricco di storia; è anche un luogo intriso di letteratura. Il convento dei frati cappuccini, nel cuore del borgo, ha fatto da modello per la residenza di Fra’ Cristoforo. Le rive di Pescarenico sono inoltre legate a un altro momento emblematico del romanzo: il doloroso “Addio ai Monti” pronunciato da Lucia. Proprio da qui, a bordo di quella tipica imbarcazione lariana che poi prenderà il suo nome, la giovane lascia la sua casa per sfuggire alle trame di Don Rodrigo. Camminare lungo queste sponde significa ripercorrere le orme di personaggi indimenticabili.
Un’esperienza da vivere tra panorami mozzafiato
Perdersi tra i vicoli stretti e le case addossate di Pescarenico è come fare un salto indietro nel tempo. L’atmosfera, in gran parte immutata, conserva quel fascino letterario e quella genuina quotidianità che tanto colpiscono il visitatore. Attraversando il maestoso Ponte Azzone Visconti e passeggiando sulla riva opposta dell’Adda, si può ammirare uno spettacolo incantevole: le case colorate di Pescarenico che si stagliano sullo sfondo imponente del Resegone, una vera e propria cartolina da custodire nel cuore.
Il borgo è un mosaico di piccole contrade, ognuna con la sua storia e identità: Biun (Bione), Cucagna (Cuccagna), Cunvent (Convento), Era, Fussaa (Fossato), Isola, Piscen, Sant’Ambros (Sant’Ambrogio) e Stradun (Stradone). Gli abitanti di Pescarenico sono affettuosamente soprannominati “Ugett“, ovvero “pesciolini”, un simpatico richiamo alle loro origini.
Pescarenico è più di una semplice tappa turistica; è un luogo che parla al cuore, un’oasi di autenticità a due passi dal glamour del Lago di Como, pronta a svelare i suoi tesori a chi ha la curiosità di scoprirla.