I colleghi de il “Settimanale della Diocesi” si distinguono spesso per inchieste e approfondimenti legati al disagio degli ultimi, alle vite invisibili, ai dimenticati. Lo hanno fatto con coraggio in più occasioni sul tema delle povertà, dei migranti, delle famiglie.
E’ di lavoro che si occupano questa volta. Il lavoro invisibile che si cela dietro la grande macchina del Natale. Un’inchiesta forte, onesta e dolorosa quella offerta dall’ultimo numero del periodico edito dalla Diocesi comasca.
Spiegano:
Torna il Natale, con i suoi lustrini, le luci rutilanti e le corse per i regali. Tornano le narrazioni contro-corrente, di chi lamenta la trappola del consumismo e invoca più sobrietà. E torna periodicamente la polemica, anche politica, sulla chiusura dei negozi nei giorni festivi. Chiaramente a Natale la cosa si ripropone in termini ancor più marcati.
«7 su 7» e «h 24» anche il 25 dicembre? E la famiglia? E il riposo? E la cura delle relazioni (compresa quella con Dio)? Ovvio che ci sono imprese, attività ed esercizi – specie nei territori a vocazione turistica – che proprio in questi giorni natalizi devono lavorare a pieno regime, e ne hanno pieno titolo di farlo (pensiamo tipicamente alla ristorazione o al settore alberghiero).
Ma un conto è il lavoro festivo, altra cosa è il lavoro sfruttato, sottopagato, con orari massacranti e nessun riconoscimento di straordinario.
L’inchiesta di Natale del nostro Settimanale è dedicata proprio a questo tema, al lavoro sfruttato, ma anche alla libertà di “fare festa”.
QUI L’ANTICIPAZIONE DE IL SETTIMANALE
Così ci sono i racconti dei lavoratori: il corriere da 200 consegne al giorno, la commessa che subisce pressioni per lavorare la domenica, il rider sottopagato.
L’approfondimento è accompagnato dalle riflessioni del sociologo Mauro Magatti e dalle provocazioni di don Andrea Del Giorgio, vicedirettore del Servizio diocesano alla pastorale sociale e del lavoro:
Sei proprio sicuro che non comprare il tredicesimo paio di scarpe il giorno di Natale ti provocherà una crisi di astinenza? Non ti è venuto il dubbio che forse barattare quel che rimane dei legami e delle relazioni comunitarie per l’ebbrezza di comprare il latte alle 23.45 non sia una cosa particolarmente intelligente? Ma davvero credi di non poter resistere al trauma di non avere il pane appena sfornato la domenica? Non ti preoccupare per il fornaio… se lo compri doppio il sabato il suo incasso lo ha già avuto. Provaci. Anche se sarai il solo a farlo. Anche se non cambierà apparentemente nulla. Ti sentirai un po’ strano. Più leggero e più consapevole. Non è grave. Si chiama libertà! Tanti auguri di un Natale buono e libero.