La rigenerazione urbana non è solo una questione di muri e strade: parte dalle persone. Lo sa bene Stefania Cacia, architetto e protagonista dell’incontro La metamorfosi del quartiere, che si terrà oggi alle 19.30, uno dei tanti interventi previsti a Rebbio in Festa. Si tratta di un evento pieno di iniziative, laboratori, cibo e musica che avrà il via oggi per poi proseguire fino a domenica 15, nel parcheggio davanti al cimitero di Rebbio.
“La mia partecipazione – ha raccontato Cacia – è nata dal fatto che, oltre a essere architetto, sono coinvolta in diversi progetti legati al quartiere e alla co-progettazione, ovvero la progettazione partecipata con gli abitanti. L’anno scorso si era tenuto un talk simile, avevamo invitato l’architetto Gianni Biondillo che ha parlato di progettazioni affrontate in questi anni nel quartiere, cercando però di prendere degli esempi positivi da quello che viene fatto al di fuori di Como. Quest’anno invece, abbiamo invitato Cristina De Michele, docente di Progettazione dei servizi educativi all’Università di Milano Bicocca, che ha lavorato in particolare nei quartieri Molise-Calvairate di Milano“.
“Metamorfosi dei paesaggi e dei rapporti umani”
Ma cosa si intende per metamorfosi del quartiere? Cacia ha spiegato: “Metamorfosi significa trasformazione effettiva del quartiere in termini di paesaggio, architettura e percorsi. Ma deve essere anche una metamorfosi legata ai rapporti umani, perché solo tramite la collaborazione e la cooperazione con tutti i cittadini è possibile creare qualcosa che abbia valore e durata nel tempo. Si genera così un meccanismo di cura: un progetto a cui si partecipa diventa proprio, nasce un senso di appartenenza, un bisogno, e quindi la volontà di prendersene cura”.
Non si tratta solo di cambiare l’aspetto di un quartiere, ma anche di far nascere nuove relazioni: “Alcuni dei progetti che abbiamo seguito sono andati avanti proprio perché intorno a loro si sono create delle associazioni, dei rapporti umani. E indipendentemente dalla bontà del singolo elemento progettuale, hanno creato qualcosa in più. Vorremmo lavorare proprio su questo: descrivere i bisogni e i progetti per il quartiere, ma anche capire quali possono essere le strategie sociali, i regolamenti condivisi con le amministrazioni, i patti di collaborazione, che possono poi diventare strumenti per un dialogo concreto con l’amministrazione comunale”.
E si partirà proprio dagli spazi esistenti: “Sicuramente partiamo dagli spazi che abbiamo: alcuni sono già stati valorizzati, altri no”.
“Bisogna capire dove si vuole andare e riuscire a fare davvero qualcosa”
Naturalmente, un processo di questo tipo comporta sfide: “La cosa più difficile è mettere d’accordo tutti. Come in qualsiasi quartiere, ci sono contraddizioni tra chi desidera spazi percorribili a piedi, più sicuri anche per i ragazzi, e chi invece vorrebbe muoversi più facilmente in auto. Le sfide più grande sono proprio queste: capire dove si vuole andare e riuscire a fare davvero qualcosa”.
Per chi non conoscesse la manifestazione, Rebbio in Festa non è un evento nuovo: “Ormai siamo all’undicesima edizione. L’idea è quella di non fare solo due giorni di festa, ma iniziare già la sera prima con incontri e dialoghi, per approfittare della presenza di tante persone e stimolare la partecipazione attiva. Si parte dal dialogo e poi si fa festa”.
Infatti il programma è molto ricco, ce n’è per tutti i gusti: “Grigliate, giochi per bambini, laboratori, spettacoli di burattini, cucina e musica serale. Spero che emerga il legame tra territorio e ambiente, ma soprattutto che si capisca che questa metamorfosi non riguarda solo gli spazi, ma anche noi stessi come persone e i rapporti che abbiamo tra di noi”.