Un viaggio nel tempo, tra reperti e racconti che svelano le radici più antiche del nostro territorio. È questo il cuore dell’incontro Riflessi di Preistoria, Il Neolitico comasco e gli scavi svelati a Lipomo, organizzato dall’Associazione Lepomis, che si terrà mercoledì 28 maggio alle ore 20.30 presso la sala consiliare del Comune di Lipomo.
L’iniziativa nasce per curiosità dei cittadini, per scoprire e condividere con tutti i risultati degli scavi archeologici che, proprio nel comune comasco, hanno portato alla luce importanti testimonianze risalenti al Neolitico. Si tratta quindi di un’occasione unica per scoprire le radici della nostra storia, attraverso gli interventi di archeologi e studiosi che da anni lavorano per far emergere e preservare il nostro patrimonio culturale. I professionisti d’eccellenza che interverranno durante la serata saranno: Stefano Rossi, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, che parlerà del popolamento neolitico del Comasco e dell’Alta Brianza. Clelia Orsenigo, del Museo Civico di Erba, che offrirà una panoramica sulla preistoria del territorio. Grazia M. Facchinetti, anche lei della Soprintendenza, e infine Giordana Ridolfi, archeologa, insieme illustreranno lo scavo archeologico presso il cimitero di Lipomo.
La voce degli esperti: intervista a Clelia Orsenigo
Abbiamo parlato con Orsenigo per avere delle piccole anticipazioni sulla serata. “Il mio sarà un intervento più divulgativo e didattico: fornirò un inquadramento generale della preistoria nel nostro territorio. Cercherò di spiegare al pubblico cosa significhi Neolitico, cosa lo precede e cosa lo segue, per dare contesto agli importanti ritrovamenti avvenuti a Lipomo”.
Non si tratta solo Lipomo, il territorio comasco in generale è, infatti, ricco di storia. “In provincia siamo molto fortunati, ci sono tante testimonianze. A Lipomo, ad esempio, nei boschi circostanti sono stati trovati diversi massi con incisioni rupestri, si tratta di cerchiolini concavi. La loro interpretazione è ancora aperta: alcuni ci vedono rappresentazioni di costellazioni, altri mappe, altri ancora preghiere. Ma è indubbio che siano segni lasciati dai nostri antenati”.
Il nostro territorio si distingue in particolare per la ricchezza di testimonianze risalenti all’età del ferro. “Abbiamo moltissimi reperti legati alla cultura di Golasecca, una popolazione celtica italica, che precede i romani e che si sviluppò in modo autonomo ma con forti influenze culturali e commerciali sia dall’area etrusca a sud che da quella celtica transalpina a nord. È un patrimonio che racconta molto su come vivevano i nostri predecessori, sulle loro credenze, sui loro scambi”.
Alla domanda su come sia nata la sua partecipazione all’evento, Orsenigo ha spiegato: “Sono stata contattata direttamente dagli organizzatori, molto motivati a far conoscere gli scavi alla cittadinanza. Ho accettato con piacere: è bello vedere un’iniziativa nata anche dall’interesse dei cittadini stessi”. A proposito dell’importanza di coinvolgere il pubblico in occasioni come questa: “La memoria e la cultura – ha spiegato Orsenigo – si conservano solo se si condividono. Spesso le persone vedono gli archeologi come il nemico, perché interrompiamo i lavori e così creiamo dei disagi, eventi come questo insegnano che il nostro lavoro è importante. Tutti questi reperti e testimonianze vanno tutelati: non solo per gli archeologi, ma per tutta la comunità. Sono un’eredità che dobbiamo trasmettere a chi verrà dopo di noi”.