E’ cosa fatta.
Oggi a Roma sindacati, Governo e le associazione dei Comuni di confine, con il sostegno delle organizzazioni sindacali svizzere Unia e Ocst, hanno sottoscritto l’intesa che, evidenziano Cgil, Cisl e Uil “migliora e integra il trattato internazionale raggiunto nella stessa mattinata tra gli Stati italiano e svizzero in merito all’imposizione fiscale dei lavoratori italiani frontalieri che prestano la propria attività quotidiana in Svizzera, superando tanto gli accordi del 3 ottobre 1974, quanto l’accordo parafato del 22 dicembre 2015”.
COME FUNZIONA
Il negoziato di questi mesi ha consentito alle parti di giungere ad un punto di equilibrio che, passando anche sulla frontiera elvetica, dalla tassazione esclusiva alla tassazione concorrente (come già previsto nella maggior parte dei confini italiani) e prevenendo il rischio della doppia imposizione, ha introdotto una clausola di salvaguardia per i frontalieri a partire dal 31 dicembre 2018 e fino alla conclusione dell’iter di recepimento con l’entrata in vigore del nuovo accordo (nell’anno successivo all’approvazione dei due Parlamenti).
I CONTRATTI
Tale condizione, che determina un requisito soggettivo per tutta la vita lavorativa, estende il mantenimento dei trattamenti attuali anche a coloro che stipuleranno un nuovo rapporto nei prossimi anni fino all’applicazione delle nuove condizioni, superando la previsione dell’accordo del 2015 che, al contrario, lo limitava ai lavoratori in forza al 31/12/2020.
Il negoziato ha inoltre permesso che il nuovo trattamento che andrà a regime successivamente all’entrata in vigore del trattato, possa ridurre sensibilmente le differenze tra i lavoratori e consentire una maggior difesa dei salari medio/ bassi, attraverso gli impegni assunti per: l’innalzamento della franchigia a 10mila euro (credito d’imposta incrementato per tutti i lavoratori frontalieri italiani nei Paesi confinanti o limitrofi), la non imponibilità degli assegni familiari, la deducibilità dei contributi obbligatori per i prepensionamenti.
LA NASPI
Il contesto di una crisi economica conseguenza della pandemia, ha richiesto che il negoziato rafforzasse tanto gli strumenti di tutela per i lavoratori frontalieri in caso di disoccupazione attraverso l’innalzamento della NASPI in relazione alla retribuzione effettivamente percepita, quanto che il Governo si assumesse l’impegno sul riconoscimento delle pari condizioni per l’uso sempre più diffuso del lavoro agile.
LO STATUTO
Il negoziato ha portato alla definizione di un tavolo interministeriale per la definizione dello Statuto dei Lavoratori frontalieri che avvierà i propri lavori entro aprile del 2021, al fine di individuare per gli oltre 105.000 lavoratori frontalieri in uscita ed in ingresso dall’Italia, una normativa omogenea in materia di sicurezza sociale, mercato del lavoro, dialogo sociale e cooperazione internazionale.
A fianco dei Comuni di frontiera di cui i frontalieri sono parte rilevantissima di quelle comunità locali, il negoziato ha consentito il mantenimento dei ristorni nella fascia dei 20 km dal confine svizzero fino al 2033 e successivamente, la garanzia strutturale di risorse finanziarie in termini di trasferimenti dallo Stato fino al 50% di parte corrente, in misura costante e pari a quanto determinato per l’anno 2019 87.661.383 € (94.837.042 Chf).
Il negoziato ha inoltre stabilito il principio secondo cui al netto del finanziamento dei trasferimenti a compensazione dei ristorni e delle misure fiscali e previdenziali di cui al presente accordo, l’eventuale extragettito sarà reinvestito in progetti di sviluppo economico e sociale dei Comuni di frontiera.