Una “bomba” si abbatte sui frontalieri italiani in Svizzera: l’attuale accordo sull’imposizione fiscale, che risale al 1974 e la cui radicale modifica del 2015 (che introdurrebbe la penalizzante doppia imposizione confederale e italiana sui lavoratori) non è mai diventata realtà per il freno soprattutto dei governi italiani, potrebbe essere disdetto unilateralmente dalla sola Confederazione.
Una spada di Damocle pesante, dunque, sul destino e sul tasse dei frontalieri, che giunge dopo l’enorme polverone suscitato nei mesi scorsi dalla lettera firmata sia dall’allora presidente del Consiglio di Stato, Christian Vitta, sia dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, con il doppio invito ai rispettivi governi centrali a dare corso all’accordo giacente di cinque anni fa. Quello che, per l’appunto, introdurrebbe la doppia imposizione e andrebbe inevitabilmente a incidere anche sui ristorni per i Comuni italiani di frontiera, battaglia storica e caldissa – ad esempio – della Lega dei Ticinesi.
Accordo fiscale sui frontalieri, scoppia la bufera sulla lettera firmata da Fontana. Braga-Alfieri: “Sgomenti”
Tornando alla novità di oggi, il Consiglio di Stato – come si legge nella nota ufficiale – “ha preso atto del parere legale commissionato all’Università di Lucerna, Professoressa Dr. iur. Andrea Opel, volto ad analizzare le possibilità e le conseguenze di un’eventuale disdetta unilaterale dell’Accordo del 1974 tra la Svizzera e l’Italia relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri, in particolare sulla Convenzione per evitare la doppia imposizione (CDI-CH/I)”.
E ancora, testualmente: “Secondo l’analisi dell’Università di Lucerna, l’Accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri “[…] è da considerarsi quale contratto indipendente esistente a complemento della CDI-CH/I. Non vi sono chiare indicazioni che, con la conclusione della CDI-CH/I, l’accordo sui frontalieri sarebbe stato implicitamente annullato. Ai sensi dell’art. 15 par. 4 CDI-CH/I si evince piuttosto che l’accordo sui frontalieri trova applicazione per quanto concerne la tassazione dei lavoratori frontalieri. Da ciò si può dedurre una coesistenza di entrambi i contratti”.
E si arriva al punto nodale: “L’accordo sui frontalieri non contiene alcuna disposizione riguardante la sua rescissione. Tuttavia, può essere disdetto unilateralmente anche senza tale disposizione, in quanto si tratta di un contratto che, per la sua natura giuridica, ha una possibilità di rescissione intrinseca. La disdetta unilaterale dell’accordo sui frontalieri comporterebbe che l’accordo verrebbe risolto ex nunc”.
“In linea di principio, una disdetta dell’accordo sui frontalieri non intaccherebbe la CDI-CH/I. Visto che l’art. 15 par. 4 CDI-CH/I dichiara esplicitamente che gli artt. 1-5 dell’accordo sui frontalieri sono “parte integrante” della convenzione, si deve partire dal presupposto che questi articoli, per quanto concerne l’applicazione della CDI-CH/I, continuino ad esplicare i loro effetti. Ne consegue che una disdetta dell’accordo sui frontalieri non avrebbe conseguenze”.
“Resta da esaminare se sia possibile una disdetta parziale della CDI-CH/I per quanto riguarda gli artt. da 1 a 5 dell’accordo sui frontalieri, resi parte integrante della convenzione ai sensi dell’art. 15 par. 4 CDI-CH/I. Prerequisito per questo è che queste disposizioni non costituiscano una condizione fondamentale per l’accettazione della CDI-CH/I da parte dell’Italia. È chiaro, tuttavia, che le disposizioni che concernono i lavoratori transfrontalieri hanno costituito una condizione sine qua non per l’Italia per continuare a negoziare l’accordo. Tuttavia, ciò potrebbe essere controbilanciato – da un punto di vista un po’ formalista – dal fatto che l’Italia non voleva che i due accordi fossero collegati; ancorare l’accordo sui frontalieri alla CDI-CH/I non era quindi indispensabile per l’Italia. Se si seguisse questa argomentazione, si potrebbe prendere in considerazione una disdetta parziale, invocando il principio del rebus sic stantibus”.
Il Governo cantonale ha trasmesso copia dello studio al Consiglio federale e chiesto un incontro allo scopo di ricevere un aggiornamento sullo stato delle negoziazioni in corso con la controparte italiana per la firma del nuovo accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri, così come per discutere di altre possibili opzioni praticabili.