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Accordo fiscale sui frontalieri, scoppia la bufera sulla lettera firmata da Fontana. Braga-Alfieri: “Sgomenti”

Scoppia la bufera politica sul tema dell’imposizione fiscale sui frontalieri. Oggi sono il senatore Alessandro Alfieri e la parlamentare comasca Chiara Braga (entrambi Pd) ad attaccare frontalmente il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, per la firma apposta da quest’ultimo assieme al presidente del Canton Ticino, Christian Vitta, alla lettera destinata ai ministri dell’Economia di Roma e Berna. Un documento definito dai due esponenti dem “sconcertante”.

L’antefatto è noto e si fonda sull’intesa raggiunta tra i due Paesi nel dicembre del 2015 con cui si metterebbe fine all’imposizione esclusiva della Confederazione sui lavoratori frontalieri che data 1974. Ne discenderebbe che questi lavoratori dovrebbero essere tassati anche dall’Agenzia delle entrate in base alle aliquote Irpef vigenti in Italia.

L’obiettivo? Rendere meno appetibile per i lavoratori italiani e frontalieri in genere il mercato ticinese. Ma a cascata avrebbe naturalmente conseguenze anche sui ristorni concessi ai Comuni italiani, tutti motivi per cui l’Italia ha sovente “nicchiato” e dilazionato i tempi sulla trattativa e l’eventuale ratifica, a fronte di pressioni sempre più forti da oltreconfine.

Ebbene, la novità di oggi riguarda – come si accennava – la lettera firmata da Fontana e Vitta il 30 aprile in cui invece si spianerebbe la strada alle modifiche, secondo Alfieri e Braga a tutto vantaggio degli interessi svizzeri e con sostanziale sconfitta assoluta per i frontalieri e per i comuni italiani di frontiera.

“La lettera firmata dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e dal presidente uscente del Canton Ticino, Christian Vitta e indirizzata ai ministri dell’economia di Roma e Berna è sconcertante – attaccano i due parlamentari dem – Fontana, piegandosi completamente a tutte le richieste ticinesi, chiede al Governo italiano di abrogare l’accordo del 1974, che regola oggi i rapporti tra i due paesi e la fiscalità dei frontalieri, per sostituirlo con un nuovo testo che peggiora addirittura l’accordo “parafato” dalle diplomazie nel 2015″.

“La prima cosa che lascia sgomenti è la data della lettera: 30 aprile 2020. Nel pieno della più grave emergenza sanitaria che abbia mai colpito la Lombardia e che sta stravolgendo l’economia di frontiera, il Presidente della Regione, al posto di mettere in campo misure per rilanciare i territori di confine, chiede subito un nuovo accordo fiscale sfavorevole per Comuni e frontalieri – prosegue la nota congiunta Alfieri-Braga – Fontana chiede che per i frontalieri sia applicato il nuove regime fiscale senza correggere le criticità che avevano portato i parlamentari del Partito Democratico a fermarlo, e chiede addirittura che sia applicato da subito e senza gradualità ai nuovi frontalieri”.

“Inoltre cerca di mettere mano sulla gestione dei ristorni chiedendo che almeno il 50% dell’extra gettito derivato dalla nuova tassazione sui frontalieri sia gestito da Regione Lombardia e non direttamente versato ai Comuni – si chiude la nota – Questa azione di Fontana e della Lega ci trova totalmente in disaccordo, nei tempi, nel metodo e nel merito. Non si possono tradire così i lavoratori e le comunità di frontiera ed è goffo il tentativo di Fontana di vendere questa lettera come il frutto di un percorso condiviso con sindacati e Sindaci. Ma più di ogni nostra parola vale la lettera che, purtroppo, si commenta da sola”.

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EDIT 15.52 Anche i consiglieri regionali dem Angelo Orsenigo e Samuele Astuti chiedono chiarimenti: “Un documento che tradisce le comunità di frontiera di cui si fatica a trovare la ragione. Fontana scrive su un tema di cui non ha competenza e senza aver condiviso i contenuti con i soggetti coinvolti. Inaccettabile. Chiediamo che l’assessore Sertori sia audito al più presto nella Commissione Italia- Svizzera e dia spiegazioni”.

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QUI SOTTO LA LETTERA INTEGRALE (PER SFOGLIARE, LE FRECCETTE IN BASSO A SINISTRA)

Lettera TI-LO a Ministri finanze Accordo fiscalità frontalieri - 30 aprile 2020

EDIT 29 MAGGIO – Sulla questione, in Regione Lombardia, è arrivato lo strappo del presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi.

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17 Commenti

  1. Ma cosa aspetta il governo a commissariare la Regione e mandare a casa Fontana ; continua a fare danni di cui se ne pagheranno le conseguenze per generazioni.

  2. Non ho parole incapace di uno, adesso si vuole rifare per i soldi che ha speso x l’ospedale che ha fatto fare nella struttura dell’ex fiera, tanti soldi x nulla che vergogna ….

  3. A volte arrivi alla conclusione di trovarti di fronte a un “fessacchiotto” o a un “furbacchione”. Non ci sono vie di mezzo.
    Sempre che tutto sia confermato, ormai viviamo un periodo dove tutto è il contrario di tutto, il Governatore avrebbe fatto un patto con i vertici politici del Canton Ticino che modificherebbe radicalmente i presupposti della Legge del 1974. I termini della modifica sarebbero sicuramente peggiorativi sia per i frontalieri che pagheranno più tasse sia per i Comuni che ne otterranno dal Ticino meno. Letta così il buon Governatore sembrerebbe, sempre che sia tutto confermato, un “fessacchiotto”. Invece no, non lo è.
    Infatti, i soldi che arriveranno dal Ticino, saranno meno per i Comuni ma invece saranno di più per la Regione che ne intascherà il 50% che potrà essere utilizzato a proprio piacimento senza vincolo alcuno.
    Meno soldi per noi ma più potere per il Governatore e l’attuale maggioranza………….se il “fessacchiotto” è lui, noi cosa siamo???

  4. In un paese democratico, prima di stilare un documento, bisogna far partecipare alle discussioni, tutti i rappresentanti di categoria, nonché i parlamentari incaricati del settore. I ristorni (tasse dei Frontalieri), devono essere gestite dai Comuni e non dalla regione. Comunque, nel bel centro dell’emergenza sanitaria, si pensa di gestire il lavoro estero, mettendo mani nelle tasche degli operai, ancora a succhiare sangue!!!!! Questo non di fa!!!!!

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