Il più importante quotidiano economico-finanziario italiano, il Sole-24 Ore, evidenza il grosso problema irrisolto degli assegni unici per i frontalieri. Il Rapporto Lombardia in edicola venerdì 14 ottobre dedica il focus generale all’ultimo report Polis-Lombardia sulla natalità, che registra nel 2021 un calo delle nascite più contenuto (-0,6% sul 2020) rispetto alla media nazionale (-1,3%) pur sottolineando che nel 2020 i nati in Lombardia sono stati 69.234. Ecioè il 5,3% in meno del 2019 e il 29,2% in meno del 2010. Poi, tra gli aspetti specifici trattati figura, come detto, il caso dell’assegno unico per i frontalieri.
“Nato per semplificare e rendere tutti più uguali, crea diseguaglianze. E pure diatribe internazionali – spiega l’anticipazione del dossier disponibile domani – Perché l’assegno unico e universale è stato creato per riconoscere il diritto a un contributo statale a chiunque avesse uno o più figli a prescindere dal reddito, sostituendo altre sette tipologie di sostegno economico alle famiglie, ma il Governo ha dimenticato i frontalieri”.
“Fino all’anno in corso i contributi familiari erano versati in parte dal Paese di residenza e in parte da quello in cui viene esercitata l’attività lavorativa ma ora il meccanismo si è inceppato – spiega il Rapporto Lombardia – Una disattenzione che ha spinto Stati confinanti a prendere decisioni drastiche: San Marino che ha smesso di riconoscere il corrispettivo dell’assegno famigliare ai 6mila frontalieri italiani. Un problema molto più vasto in Lombardia se si calcola che 76mila lavoratori lombardi (a cui vanno aggiunti circa 10mila piemontesi) si recano tutti i giorni in Svizzera, prevalentemente nel Canton Ticino. Persone a cui di fatto è stato decurtato lo stipendio in maniera sostanziosa: l’assegno unico ai due lati del confine riconosce fino a 175 euro per un figlio minorenne a carico. Dal ministero del Lavoro non sono ancora arrivate risposte ai sindacalisti che domandavano un incontro per sollecitare la soluzione al problema”.