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Attacco Confcommercio. Ciceri: “Tassa rifiuti insostenibile e ingiustificata”. Dai ristoranti ai bar Como maglia nera lombarda

“La tassa rifiuti Tari continua a rappresentare per le imprese del nostro territorio un peso insostenibile e spesso ingiustificato”. L’accusa, pesante, arriva dal Presidente di Confcommercio Como Giovanni Ciceri.

Dai dati raccolti dal portale Confcommercio osservatoriotasselocali.it, spiegano da via Ballarini “si conferma il peso eccessivo della Tassa sui rifiuti pagata da cittadini e imprese nonostante l’emergenza da Covid-19 abbia obbligato molte attività a chiudere e nonostante si sia registrata nel 2020 una contrazione del Pil di quasi 9 punti percentuali, con conseguente riduzione di consumi e di rifiuti”.

A livello nazionale è stato quantificato un calo di più di 5 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 15% in meno rispetto all’anno precedente, calo che, in ogni caso, assorbe anche la produzione di dispositivi anti Covid (sostanzialmente mascherine) trattati come rifiuti indifferenziati. Nonostante questo calo della produzione dei rifiuti, l’ammontare complessivo della Tari è rimasto elevato attestandosi, nel 2020, su valori analoghi a quelli del 2019 (circa 9,73 miliardi di euro). In particolare nella Provincia di Como ammonta a € 13,4 milioni.

Su 11 province lombarde, rilevano ancora i dati dell’Osservatorio, Como è al quart’ultimo posto per Tari pro capite (161 contro i 219 di Milano, 212 di Mantova rispettivamente al primo e secondo posto). Como è, inoltre, la seconda per migliore performance in % di differenziata (66,63% contro il 34,66 di Pavia e il 77,83 di Mantova rispettivamente ultimo e primo) ed è la prima provincia lombarda a pari merito con Mantova per livello quantitativo dei servizi (punteggio 10 su 10).

Evedenziano ancora da Confcommercio Como: “L’Arera, l’autorità che ha assunto funzioni di regolazione e controllo in materia di rifiuti urbani, aveva stabilito che nel corso del 2020 sarebbe dovuta diventare operativa l’adozione del Metodo Tariffario Rifiuti (MTR) incentrato sulla trasparenza e sull’efficienza dei costi del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, che avrebbe dovuto generare un abbattimento delle tariffe. Ma solo il 21% dei Comuni ha recepito l’indicazione dell’ARERA e in questo sottoinsieme, nel 58% dei casi il costo della Tari risulta addirittura in aumento per un valore medio del 3,8%. Nei Comuni che hanno impostato il nuovo metodo tariffario ARERA, in sostanza, non si sono registrate le contrazioni della spesa attese né un efficientamento dei costi”.

Per quanto riguarda le tariffe, Como “si posiziona in genere a circa metà classifica rispetto alle altre province lombarde, salvo schizzare al 1° posto per la categoria di ristoranti, trattorie, pizzerie, pub, birrerie (26,2 euro a mq contro gli 11,7 di Bergamo – ultima, o 15,7 Lecco) e al 2° per bar, caffè, pasticcerie (17,7 euro a mq contro gli 11,7 di Bergamo o 11,8 Lecco). Altre categorie penalizzate dalle tariffe più alte di Como rispetto alle altre province sono: ortofrutta, pescherie, piante e fiori, pizza al taglio (31,8 euro a mq contro i 12,9 di Bergamo)”.

Sul fronte degli interventi posti in essere dall’Arera con la delibera n. 158 del 5 Maggio 2020 per ridurre la parte variabile della tassa tenuto conto della minore produzione dei rifiuti legata alla sospensione delle attività produttive per il COVID-19, pochi e, talvolta, contraddittori sono stati i risultati raggiunti.

L’obiettivo della delibera, spiegano dall’associazione “era quello di indurre i Comuni al pieno ed integrale rispetto del principio europeo “chi inquina paga”: tale principio sarebbe dovuto essere il pilastro che avrebbe dovuto guidare l’azione degli enti locali nel rideterminare le tariffe in considerazione del particolare periodo storico e degli effetti prodotti dall’emergenza epidemiologica sulle attività produttive. A dispetto della delibera dell’Autorità, i dati esaminati evidenziano come, a livello nazionale, il 60% dei Comuni abbia mantenuto le tariffe invariate, mentre il 17% le ha diminuite e il 23% addirittura aumentate”.

Dunque: “Poco o nulla è stato fatto rispetto a quelle attività che sono rimaste aperte ma che, a seguito degli orari di attività ristretti, dei contingentamenti e della minor propensione dei cittadini a uscire e consumare, hanno registrato cali di fatturato significativi. Servono interventi strutturali affinché venga recepito il nuovo metodo tariffario determinato dall’Arera, vincolando la Tari al rispetto del principio europeo “chi inquina paga”.

Per Confcommercio: “servono anche misure emergenziali, visto il perdurare della diffusione epidemiologica da Covid-19”.

“Chiediamo con forza – conclude il Presidente Ciceri – che siano esentate dal pagamento della Tassa tutte quelle imprese che, anche nel 2021, saranno costrette a chiusure dell’attività o a riduzioni di orario. Analoghe misure dovranno essere riconosciute in favore di tutte quelle altre imprese che, pur rimanendo in esercizio, registreranno comunque un calo del fatturato – e, quindi, dei rifiuti prodotti – a causa della contrazione dei consumi”.

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2 Commenti

  1. A parte che la tari non si paga solo per i rifiuti… Mah non è che i cittadini che vanno in vacanza o stanno via per mesi non pagano o pagano di meno… Siete i soliti lagnoni ecco cosa siete!

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