“L’astrazione è astrazione narrativa, cioè la capacità di raccontar attraverso i materiali e le proporzioni”. Inizia così, con una pacata riflessione da architetto puro, la chiacchierata, nata sulla scia di quanto sta succedendo a quel capolavoro in rovina che è l’Asilo Sant’Elia, con Attilio Terragni, architetto sì ma anche presidente dell’Archivio Terragni e pronipote del maestro del Razionalismo Giuseppe Terragni, padre di quello e di altri edifici straordinari a Como, e non solo.
Ma, conoscendo il piglio e la passione dell’interlocutore, vero nume tutelare dei “tesori di famiglia” (e del mondo intero, vista la loro straordinaria e riconosciuta importanza), non è mancato molto perché il tono si facesse, comprensibilmente, più acceso.
Dopo cinque anni di chiusura dell’Asilo e di degrado crescente, sabato notte l’ultimo sfregio: la firma di alcuni writers sul muro esterno (senza dimenticare chi lo utilizza come vespasiano). Cosa ne pensa?
So di essere controcorrente, ma sono contento di quello scarabocchio.
È contento?
Si. L’Asilo Sant’Elia, da quando è stato costruito, non è mai stato toccato dai writers perché hanno rispetto per i monumenti. Che l’abbiano fatto adesso dovrebbe far riflettere, perché un graffito è sempre una denuncia.
Che sia necessario intervenire con urgenza per salvare questo edificio è sotto gli occhi di tutti ma, almeno stando a quanto dichiarato recentemente dal sindaco Alessandro Rapinese a Etv, questa non è una delle priorità dell’amministrazione.
Purtroppo questa è una società in cui a tutti viene inculcato che si può essere felici solo se prima si risolvono i propri problemi personali. Questa è una delle trappole più incredibili che sono state costruite e che impediscono di vivere e lavorare veramente per la comunità. E in una società così, l’Asilo è destinato a morire, tutto il patrimonio che abbiamo ereditato è destinato a questo.
In che senso?
Quello che è arrivato fino a noi nel tempo, lo ha fatto solo perché ci sono state generazioni che se ne sono prese cura permettendogli di continuare a raccontare qualcosa, ma oggi tutto questo sembra essere sparito perché siamo circondati da mediocri che hanno in mente solo il loro interesse. Se qualcosa non aumenta il mio numero di voti o il mio reddito o migliora il mio personale “giardino”, allora non mi interessa, non me ne occupo. Prima di pensare di sistemare l’Asilo, bisognerebbe sistemare le teste.
Lei però si è sempre battuto per tenere alta l’attenzione sull’Asilo Sant’Elia e sull’urgenza di intervenire per salvarlo. Non avrà gettato la spugna?
Sì, posso dire di aver mollato. Ho chiamato tutti, scritto a tutti, il Ministero è perfettamente a conoscenza di quello che sta succedendo ma nessuno fa niente.
Il sindaco Rapinese ha dichiarato che, per restaurare l’Asilo, servirebbero quattro milioni di euro, soldi che l’Amministrazione intende dirottare su altre priorità. È una cifra realistica, a suo parere?
Se un calcolo a spanne me lo fa Mario Botta ci posso credere, ma se me lo fa l’Ufficio Tecnico del Comune mi permetto di dubitarne, senza offesa per nessuno. Dopo 4 anni non c’è un documento, sembra che si vada a tentoni. Personalmente, come già avevo fatto con Landriscina, avevo chiesto un appuntamento anche a Rapinese per parlare dell’Asilo ma non ha portato a niente.
Cioè?
Mi ero offerto di stilare il computo metrico gratis e avevo detto che, se mi avessero dato il via, avrei riportato lì i bambini entro ottobre dell’anno scorso. Al momento sembrava entusiasta ma poi, quando abbiamo chiesto di poter fare un sopralluogo, non ci hanno mai dato il permesso per farlo.
Ritiene davvero che per sistemare l’Asilo servirebbero quattro milioni?
Io so solo che per la Casa del Fascio il calcolo era di un milione e mezzo e che io stesso ho protocollato un preventivo da soli 15 mila euro per rifare le tende strappate dell’Asilo. Quando sento che per sistemare il Politeama si ipotizzano investimenti da 15 milioni di euro mi verrebbe da dire di toglierne 500 mila e con quelli glielo sistemiamo noi l’Asilo.
Ma secondo lei, che i comaschi non si indignino per scelte di questo tipo non dipende anche dal fatto che non sanno di che tesoro si tratti? E non varrebbe la pena immaginare qualche iniziativa per raccontarlo, al di là di convegni o riflessioni tra architetti?
No, l’architettura è un’arte d’élite, è inutile raccontarci che possa coinvolgere le masse. Sono pochi quelli che ne comprendono l’importanza e possono fare qualcosa.
Quindi non c’è soluzione?
L’unica soluzione è che venga tolto tutto dalle mani dell’Amministrazione e che se ne occupi direttamente il Ministero perché qui pare che nessuno voglia passare alla storia. In Comune, accanto ai nomi dei sindaci, bisognerebbe scrivere cosa hanno fatto, sarebbe un modo per poterlo poi ricordare ai posteri. Parcheggi? La distruzione dell’unico quartiere moderno d’Europa tra giardini a lago, stadio, sedi delle società sportive, Hangar, Casa Frigerio e Novocomum in nome di un’operazione commerciale? Sono scelte, ma io me ne tiro fuori.
9 Commenti
No, semplicemente il motivo è che al vostro sindaco, dei bambini interessa poco o nulla.
ovviamente starò sbagliando… ma ho come l’idea che non ci sia di fatto alcuna volontà di riaprire l’asilo – non credo sia una questione di soldi o almeno di soldi per la ristrutturazione, invece credo in questo caso si sia raggiunta la più volte dichiaranta volontà di ottimizzare i fabbricati scolastici accorpando le sedi – raggiunto senza fatica questo obbiettivo, perchè mai tornare indietro? e quando il fabbricato sarà così malconcio che necessiterà veramente di milioni per il restauro, allora si, si potrà ragionare per un recupero…ma ovviamente con altra destinazione.
…magari lo scegnalerei alla Roccella visto che per quest’ultima i figli non si fanno per gli spritz e non perchè mancano strutture
L’Asilo Sant’Elia non è sulle strade frequentate dai turisti. Per questo motivo non è di alcun interesse né per Rapinese Sindaco né prima per l’Amministrazione precedente né per le ingombranti associazioni dei commercianti. Peccato! Quello che distingue Como, rispetto a Lecco, non è solo il lago, quello lo ha anche Lecco che ha scorci naturalistici altrettanto belli, ma la bellezza architettonica della città e la straordinaria convivenza tra le architetture romaniche e il razionalismo novecentesco. È un aspetto che rende la nostra città particolare quasi quanto l’ Amministrazione che la governa. Ha ragione l’Architetto Terragni a non scandalizzarsi troppo per i writers, Almeno loro hanno interesse per il monumento. Ho qualche dubbio invece che il Ministero possa risolvere qualcosa, soprattutto se si pensa all’attuale Ministro e al Governo di cui fa parte.
Se il problema, come sembrerebbe…, è:
“ma chi tira fuori i soldi?”,
e se è vero, come si legge nell’intervista, che:
“l’architettura è un’arte d’élite, è inutile raccontarci che possa coinvolgere le masse. Sono pochi quelli che ne comprendono l’importanza e possono fare qualcosa”,
allora, dato che siamo famosi nel mondo per le nostre capacità associative, il Consiglio Nazionale degli Architetti d’Italia, rivolgendosi agli Ordini provinciali, potrebbe promuovere la campagna “Asylum connection” raccogliendo tra gli iscritti all’Albo (oltre 153.000), tramite un versamento pro capite irrisorio di 5 euro, più di 700.000 euro da destinare alla riapertura di questo gioiello dell’architettura razionalista italiana.
Raccolti dunque i fondi, difficilmente il Comune potrebbe, mi pare, fare ulteriori resistenze.
Qualcuno non ha letto bene l’articolo: non mi sembra che Terragni sia stato tenero con Landriscina, ma certo non le manda a dire a Rapinese.
Circa i writers inutile scomodare la politica nazionale. Parliamo di decoro urbano, di sicurezza urbana, e il Deus Ex Machina è, mi spiace darle questa notizia, ancora il Sindaco.
Anche i predecessori non hanno fatto nulla?
Vero, vorrà dire che l’elenco dei sindaci fallimentari si sta solo aggiornando.
Saluti.
Terragni ha perfettamente ragione: siamo circondati da mediocri che pensano solo e soltanto al proprio interesse, a ignoranti che governano ma che non hanno mai studiato in vita loro e con conoscono l’importanza del patrimonio (di ogni tipo) che i nostri predecessori ci hanno lasciato. I medievali dicevano di essere nani sulle spalle dei giganti: nani, rispetto ai giganti del passato, ma che, essendo arrivati sulle spalle di quei giganti studiando e ammirando le loro opere, possono spingere più lontano il loro sguardo. I nostri amministratori, nazionali e locali, sono solo nani (che dormono placidamente ai piedi dei giganti, perché non importa loro nulla di spingere lo sguardo al di là del loro spelacchiato giardinetto)
Tranchant. Io non sono architetto ma mi piace il razionalismo ed ho approfondito
Non voglio difendere l’attuale Sindaco ma credo non sfugga a Terragni, visto che l’asilo è chiuso da 5 anni, che non era una priorità nemmeno per le amministrazioni precedenti ma questo non significa che non si dovrebbero prendere provvedimenti adeguati. I writers e i comportamenti inappropriati di molta gente è un “fenomeno nazionale” e non una prerogativa di Como e quì è la politica Nazionale che dovrebbe darsi una svegliata per contrastare il fenomeno senza per questo dover scomodare la libertà d’espressione che non ha niente a che vedere con l’imbrattamento di monumenti o immobili pubblici o privati. Spero vivamente in una soluzione positiva per il Sant’Elia.