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Bar e ristoranti: tavoli a due metri, plexiglass, costi. Giuliani: “Rischiamo di lavorare per fare debiti”

Se c’è un posto che a Como città – oltre alle celeberrime battaglie sull’impatto acustico – evoca comunque la cena all’aperto, in riva al lago, in compagnia è piazza De Gasperi.

Il lockdown legato all’emergenza Coronavirus, però, sha inevitabilmente colpito duro anche i numerosi locali all’imbocco di viale Geno. E forse le prospettive vero la possibile riapertura del 18 maggio, tra tavolini distanziati di due metri, mascherine, guanti, eventuali divisori in plexiglass, costi e perdite accumulate finora, inquietano anche più dello stallo attuale.

“Cosa faremo il 18 maggio? Sicuramente ci atterremo alle regole e alle norme che arriveranno dal governo – dice Carmine Giuliani, del Bargiuliani – Anche se, viste le anticipazioni, i rischi per le attività di bar e ristorazioni saranno enormi, potenzialmente devastanti. Sul lungo periodo, assolutamente insostenibili”.

 

Una delle indicazioni più “minacciose” riguarda il probabile distanziamento di due metri tra un tavolino e l’altro, sia all’interno che all’esterno.

“Partiamo da un presupposto – premette Giuliani – Un’attività come la nostra finanzia anche i costi della stagione invernale, dove spesso si lavora per coprire i costi e poco più, con quelli della primavera estate. Distanziare i tavolini di due metri, nella nostra area esterna, significherebbe passare da 60 tavoli a 24 indicativamente. Un terzo del totale e basta. Per le entrate, un danno pesante. E poi mi chiedo: se arrivasse una tavolata di 10 o 5 persone, che faccio, dico che possono cenare solo 8 o 4 perché gli altri non ci stanno?”.

Ma non basta, il titolare del Bargiuliani ha provato a fare qualche altra simulazione dell’impatto delle restrizioni.

“Per la ristorazione l’assenza dei turisti stranieri, ma anche italiani visto che per un po’ non ci si potrà spostare tra le regioni, potrebbe voler dire un 50% secco in meno dei clienti e degli introiti. E poi, facendo due conti su una ventina di coperti, che diventano 40 con un doppio turno e 80 in totale tra pranzo e cena, se ipotizzassimo una spesa di 35 euro a coperto non riesci nemmeno a coprire gli stipendi del personale. Che, per un’attività come la nostra che apre 14-15 ore, vuole dire avere ruoli doppi per tutto: cuoco, aiuto cuoco, camerieri, lavapiatti e via dicendo. A questo poi aggiungiamo i costi per le attrezzature di sicurezza: guanti, mascherine, dispenser, magari i divisori in plexiglass, le sanificazioni”.

Infine, una considerazione di carattere generale.

“E’ chiaro che qualcuno a queste condizioni può pensare di non aprire nemmeno. Noi apriremo, credo, ma comprendo chi invece la vede diversamente e forse servirebbe una legge ad hoc per la tutela di questo settore – dice Giuliani – Per chi invece ora pensa già alla corsa per la riapertura a qualsiasi costo, dico: attenzione, si rischia di lavorare per accumulare soltanto debiti. Fatte conti, calcolate tutto, i rischi sono altissimi. Qualcuno rischia di rovinarsi sul serio e dopo non si riesce a rimettersi in piedi”.

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2 Commenti

  1. Forse il Sig. Giuliani invece di fare sterili polemiche dovrebbe pensare che senza turisti e con i prezzi dei locali in centro sarà già buono se ce li avrà 25 clienti quando potrà riaprire per cui 1/3 dei tavoli sarà più che sufficiente per la sua attività.

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