Bar e ristoranti chiusi fino al 1 giugno. La decisione, comunicata dal Premier Conte nella serata di domenica 26 aprile con l’ultimo Dpcm, ha destato perplessità ai protagonisti di questo settore che si ritrova bloccato da ormai due mesi.
Tra i ristoratori comaschi vittime del lockdown c’è anche Davide Ballerini, titolare del celebre locale Vintage di piazza Mazzini.
“Arrivando da una stagione di boom turistico, ci eravamo posti molti obiettivi, fatto investimenti e aperto contratti perché la stagione era alle porte – racconta Davide – Da 16 anni lavoro su Como e ne ho viste tante, le abbiamo superate tutte ma nessuno poteva essere pronto a una cosa del genere. Ora ci aspettiamo qualche aiuto dallo Stato, perché siamo fermi. Siamo rientrati nella cassa integrazione per il personale, ci sono molti costi fissi che non sono stati tolti e quindi devono essere anticipati, abbiamo grosse spese alle spalle”.
Sulle misure di sicurezza che dovranno essere introdotte all’interno dei locali una volta riaperti, Davide aggiunge: “Mi sono mosso subito, con preventivi per plexiglass e separatori. Se mi va bene, passerò forse a 28 coperti all’interno e 16 all’esterno. Abbiamo circa 14 dipendenti, spese di affitto, fornitori da pagare”.
Altra questione è la possibilità per i locali di realizzare l’asporto dei prodotti, dal 4 maggio. Il titolare del Vintage, però, non sembra orientato verso questa strada.
“In questo momento abbiamo un problema relativo alla reperibilità: abbiamo sempre usato prodotti di alto livello, soprattutto carni che arrivano da Australia o Nuova Zelanda. Non ho voluto fare delivery proprio per non snaturare il Vintage e il suo prodotto: non vorrei proporre un take away con una cucina normale e che non c’entra nulla con noi. Preferiamo, con lo chef, aspettare e studiare meglio il prodotto per essere competitivi più avanti sul mercato”.
In merito alle prospettive per la ripartenza del locale, Davide aggiunge: “Abbiamo messo in preventivo di perdere circa il 70% di fatturato quest’anno, che non è poco. Per fortuna abbiamo fatto bene negli anni prima, quindi riusciamo a sopportare una perdita di fatturato così grossa. Però andranno fatti tagli grossi e scelte per stare a galla, per poter ripartire e poi funzionare come si deve. Dobbiamo mantenere molte famiglie, dare uno stipendio decente”.
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“Lo staff è parte integrante delle mie decisioni, è d’accordo con me perché capisce il momento e stiamo cercando di affrontarlo insieme nel migliore dei modi – aggiunge il titolare del Vintage – Quando ripartiremo dovremo puntare su capacità di vendere, preparazione, qualità, igiene e servizio che sarà al primo posto di tutto. In questo periodo di chiusura abbiamo lavorato per i clienti, ma anche fatto formazione ai dipendenti”.
In merito alla riapertura prevista per il 1 giugno, infine, Davide preferirebbe attendere che ci siano indicazioni ulteriori. “Secondo noi è troppo presto per ripartire, preferiremmo aspettare e avere tutte le direttive. Non riesco a immaginare una persona che viene a fare aperitivo con la mascherina, che non può stare di fronte agli altri se non tra un plexiglass, in gruppi separati. La gente all’inizio avrà voglia di uscire, speriamo che poi sarà disposto a spendere un po’ di più perché noi dovremo applicare un minimo in più magari sul coperto, per recuperare i soldi che andremo a spendere per gel, mascherine, guanti e tutti i materiali di sicurezza che dovremo dare al cliente”.
3 Commenti
Aumentare i prezzi mi sembra il modo peggiore per ripartire e molto poco lungimirante. Contenti loro …
Fare pagare ancora di più? In un locale dove, se chiedi una media, ti portano un bicchiere minuscolo facendotelo pagare come due pinte al pub? Mi sa che la volta che ci sono andato resterà anche l’ultima.
“[…] speriamo che poi sarà disposto a spendere un po’ di più perché noi dovremo applicare un minimo in più […]”
AHAHHAhahhahhHAHAHAHAHHA spiritoso!