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Piazza San Fedele, Marco e il bar chiuso da due mesi: “Avanti così e leggeremo i necrologi delle attività”

“Di questo passo, leggeremo i necrologi delle attività che chiuderanno”. Marco Cenetiempo, titolare del Bar San Fedele proprio davanti alla basilica di Como, ondeggia tra lo sconforto e la rabbia per l’ennesima, lunghissima attesa prima di poter riaprire l’attività.

Il primo giugno è lontano e i mesi di chiusura sono già due. “E qualche panino o qualche pizza venduta come take away non basteranno di certo a coprire i mancati incassi e le spese vive”, sottolinea subito.

“Questa – aggiunge Marco – più che una fase 2 mi pare una fase “de profundis” per il settore bar-ristorazione. Evidentemente il governo non si fida di noi, di questa categoria di professionisti, ci ritiene figure di serie B, incapaci di garantire la sicurezza e dunque messi in fondo alla fila per le riaperture. Penso anche ad altri nella nostra stessa situazione, i parrucchieri ad esempio. Non si poteva organizzare il lavoro con appuntamenti telefonici e dotandosi di tutte le misure necessarie per la sicurezza? Evidentemente per il governo no.  Eppure per tutti, anche per noi, la tutela della salute è il bene primario, come si fa a credere il contrario?”.

Per i bar che offrono anche piatti caldi, come anticipato, si potrà soltanto optare tra consegne al domicilio oppure take away. “Mi domando, però, che differenza ci sia tra il portarsi il pranzo in ufficio e potersi sedere a un tavolino, magari esterno, con le giuste distanze e tutte le altre precauzioni”, sottolinea Marco.

 

“Prima ancora di questa crisi e dell’emergenza Covid – osserva il giovane imprenditore – Chiudevano 170 negozi al giorno, già in gran parte tra bar e ristoranti. Ora questa percentuale aumenterà ancora. Qualcuno si dovrà mettere sulla coscienza la strage di attività che arriverà. D’altronde, pur comprendendo la necessità di restrizioni e accortezze finora, ora la questione si fa pesantissima. I costi restano, le tasse sono soltanto rinviate, le spese ci sono, i turisti a Como non arriveranno. E noi dobbiamo rinunciare agli introiti ancora per più di un mese”.

“La mia paura più grande? – conclude Marco – E’ che questa situazione inneschi una tensione sociale forte, che metta l’uno contro gli altri categorie e persone. Spero di no, perché quella sarebbe davvero la cosa peggiore di tutte”.

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6 Commenti

  1. Anche io ritengo l’intervento corretto e condivisibile, mentre oggi tutti chiedono sussidi allo stato, qui abbiamo un imprenditore che dice dateci regole certe e noi le rispettiamo. Mi sembra un grande senso civico, e’ giusto che gli imprenditori del settore possano almeno cercare di fare la loro parte in un paese che sta cercando di ripartire da una emergenza.

  2. Ritengo l’intervento del sig. Cenetiempo molto realistico e pacato a differenza di altre categorie non chiede sussidi e finanziamenti, ma solo di poter lavorare al più presto possibile,tutto ampiamente condivisibile.

  3. Comprensibile la preoccupazione economica. E su quel fronte che bisogna eventualmente agire. Ad ascoltare le categorie tutti sarebbero pronti e attrezzati per aprire da qui la pretesa di aprire tutto. Ma come dicono gli scienziati non si può per la tutela di tutti e per limitare i necrologi veri che inevitabilmente ci saranno.

  4. Fase 1 = Fase 2

    È ovvio ?, la pandemia nel nord ovest non è sotto controllo;

    ( alle urne, alle urne !
    alle urne cinerarie della necropoli della Ca’ Morta in link con i misteriosi cerchi litici davanti al nuovo ospedale )

    dobbiamo decidere:

    o il virus
    o la fame
    o l’inquinamento

    ( se i bar e i ristoranti e i negozi fossero stati progettati secondo i criteri razionalisti non ci sarebbe stato nessun problema
    e.g. : Vitrum )

  5. I necrologi, quelli veri stanno al cimitero il 4 magari i lagnosi negozianti di como vadano a farsi un giro nella bergamasca così forse invece di lagnarsi capiscono che qui siamo ancora stati fortunati! E posso capire la frustrazione ma prima pensassero a portare a casa la pelle e alla salute dei loro cari perché chi finisce all’ospedale facilmente muore per davvero però!

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